La Stanley Cup 2009 dei Penguins: un vero e proprio miracolo
Saranno i fiumi di champagne che in questi giorni rendono tutto il mondo allegro e alticcio ma è in Pennsylvania che da giugno non si smette di festeggiare.
Non è un semplice trionfo quello del campionato 2009 dei Pittsburgh Penguins, è l'esaltazione di una squadra, di una proprietà e di tifosi che nell'arco di dieci anni hanno toccato il fondo e son risaliti sino alla magia del giugno scorso, in una catena di alti e bassi che nessun'altra equipe ha raggiunto in questa decade.
È nella mentalità degli sport americani aiutare le squadre in difficoltà , nasce per questo il draft, meccanismo benevolo con i Penguins, che dopo le cessioni di Jagr e Kovalev agli inizi del 2000 imboccavano una discesa nel baratro di stagioni fallimentari.
È servita tanta pazienza e un amore per una squadra che non è mai riuscita a godere fino in fondo i precedenti successi, con malattie improvvise di stelle (Lemieux)e dolorose perdite di allenatori vincenti (Bob Johnson). I tifosi di Pittsburgh hanno quindi preso di petto i momenti difficili, sperando in miracoli di stagione in stagione.
Chi ha continuato ad amare i Penguins ora può gioire ma giustamente i dieci miracoli di questi ultimi dieci anni vanno elencati con piacere.
10) Il miracolo di Darius Kasparaitis
Darius Kasparaitis è il roccioso difensore che a Pittsburgh è stato famoso per le cariche contro la balaustra e i colpi duri da arcigno muro difensivo pronto a bloccare le linee offensive avversarie. Nei Penguins però Kasparaitis lega il suo magic moment ad una rete nei playoff 2000/01, gara 7 contro i Buffalo Sabres nella semifinale di conference, Lemieux e Jagr che saltano festanti come bambini quando il russo segna, nel supplementare, trafiggendo Hasek (all'ultimo match con Buffalo) trovando l'angolo impossibile e serie chiusa 4a3 dopo tre gare finite all'overtime.
9) Il miracolo del proprietario
Il 13 marzo 2007 si gioca una normale gara di regular season, ancora di fronte Buffalo e Pittsburgh. Non è il risultato (5 a 4 per i Pens) a far esultare i tifosi ma l'annuncio che arriva prima del match quando il presidente-proprietario Lemieux decreta la fine delle speranze di Kansas City di subentrare a Pittsburgh rilevando i Penguins, con l'accordo che lega la franchigia per 30 anni alla Nhl in Pennsylvania, col regalo di una nuova arena a partire dal 2011. Non è stato un gol dunque a far esultare, ma addirittura un super annuncio della leggenda, con buona pace di chi sperava nel trasferimento.
8) Il miracolo della prima finalissima 2008
Siamo alle finali 2008, i giovani terribili di Pittsburgh rientrano alla Mellon Arena dopo aver perso le prime due partite contro i Red Wings, subendo 7 gol senza segnarne nessuno. Crosby e Malkin sono impauriti dinanzi alla maestosità della Stanley Cup, tanto vicina a Detroit. Il primo eroe è Adam Hall, quando sul 2 a 1 per i Penguins fa trattenere il fiato ai tifosi con un primo tentativo da rete che s'infrange sull'esterno della gabbia, replicato una frazione di secondo dopo con un altro tiro che sbatte su Osgood, col puck che sparisce e si rivede alle spalle del portiere. Quel 3 a 1 è stato tanto decisivo quanto esaltante al tempo stesso, con la prima vittoria casalinga nella finalissima.
7) Il miracolo di Petr Sykora
Sempre finali 2008, Detroit gela le speranze di Stanley Cup vincendo 2 a 1 gara 4 e potendo contare sul primo match point in casa. Una prova di carattere di Pittsburgh fa impattare il risultato sul 3 a 3, decretando che solo i supplementari possono decidere le sorti delle franchigie. Di overtime se ne giocano tre, Fleury e Osgood insuperabili, con i Red Wings che compiono l'ingenuità , regalando 4 minuti di superiorità numerica ai rivali. Dal cilindro dei giovani pinguini ecco sbucare il jolly Petr Sykora, servito da Malkin realizza, dopo quasi 50 minuti di supplementare, quel gol che rimanda la festa e regala l'ultima gioia di quelle finali a Pittsburgh
6) Il miracolo del Wachovia Center
Gara 6 dell'ennesima battaglia della Pennsylvania, un terribile 3 a 0 a cavallo tra i primi due periodi manda in estasi il tifo Flyers. Gasati da un'atmosfera tutta arancione in stile olandese i fan locali esplodono quando Daniel Carcillo provoca Max Talbot sino alla rissa. Carcillo è irriverente, chiede ancora più voce ai sostenitori e quando questi insultano Talbot la risposta del giocatore Penguins è istintiva, dito indice sulla bocca e invito al silenzio alla marea arancio-Flyers. È il segnale che i giovani killer si rivoltano contro i bulli, Fedotenko segna dieci secondi dopo il gesto eroico di Talbot, dando il via al primo di cinque gol consecutivi di Pittsburgh che vincono 5 a 3 e mandano a casa gli odiati cugini, nel silenzio di un'arena che ha visto la più bella partita dei playoff dei Penguins.
5) Il miracolo di Marc Andre Fleury
Ogni tappa della post season dei pinguini è una montagna. Nelle semifinali di conference si assiste finalmente allo scontro tra le due stelle della Nhl, Sidney Crosby e Alex Ovechkin. Gara 7 è sul ghiaccio della capitale e come i Flyers in precedenza, una bolgia prepara l'ingresso nell'olimpo dei campioni di Alex The Great. Passano tre minuti dall'inizio della partita e Scuderi si dimentica di controllare la stella russa che s'invola solo contro Fleury. I tifosi dei Capitals si alzano, quelli dei Penguins non guardano, Ovechkin alza lo sguardo e tira, è gol sicuro, ma Fleury para allungandosi come il mitico Superman. Nessuno saprà mai se in quella circostanza il vantaggio Washington avrebbe cambiato le sorti della disputa, visto che sempre in quel periodo è un facile tap-in di Crosby a segnare il primo gol di una gara che si chiudera 6 a 2 in favore di Pittsburgh.
4) Il miracolo di Evgeni Malkin
Se nei playoff del 2008 Evgeni Malkin era quasi invisibile, il 2009 regala un Malkin all'opposto, diventa "il dominatore" segnando e facendo segnare. Le finali di conference contro Carolina sono il palcoscenico preferito da Geno. Ridicolizzando Cam Ward timbra gara 2 con una tripletta memorabile, segnando da qualsiasi tipo di azione offensiva che il suo talento ispira, con tanto di estremo difensore senza chance sul russo che gli gira intorno alla porta per superarlo facilmente. Il bello doveva comunque arrivare.
3) Il miracolo del draft
Fleury, Malkin, Crosby, Staal, ecco le perle che il draft Nhl ha regalato ai Penguins. Gli anni disastrosi e fallimentari tra il 2002 e 2006 dove Pittsburgh arriva a vincere a malapena 25 partite su 82 hanno regalato i preziosi tasselli per una dinastia che iniziando dall'estremo difensore hanno completato un puzzle che si è regalato due finalissime, premio a quei tifosi da tutto esaurito che non hanno mai smesso di sognare.
2) Il miracolo di Mario Lemieux
Nella top ten della decade dei Penguins la più bella nota positiva (escludendo le ultime due stagioni) è datata 27 dicembre 2000. 17.148 tifosi quel giorno lo ricorderanno a vita, assistendo dal vivo al ritorno di capitan Mario Lemieux sul ghiaccio, sconfiggendo non le difese avversarie ma un maledetto morbo di Hodgkin, cancro in molti casi fatale ma che SuperMario ha dimostrato di poter superare, un regalo per tutta la Nhl e per tutte le persone che lottano come ha combattuto lui. Il rientro è da favola contro i Maple Leafs, rivale che per una sera non è triste per aver perso 5 a 0. Lemieux segna 1 gol e regala un assist, chiede quasi scusa con lo sguardo imbarazzato da tanto clamore, superiore alla capienza della Mellon Arena, tanta è la gioia per chi 3 anni prima aveva annunciato il ritiro.
1) Il miracolo della Joe Louis Arena
Il 12 giugno 2009 è la data che i tifosi di Red Wings e Penguins non dimenticheranno. I Red Wings hanno dominato tutte le gare casalinghe, incluso il 5 a 0 di gara 5 che faceva capire quanto quella Stanley Cup fosse indirizzata a Hockey Town. I giovani terribili pinguini sono cresciuti, hanno conosciuto le difficoltà , sono arrivati a gare decisive senza sbagliarle. La migliore ipotesi era uscire sconfitti ma a testa alta, una vittoria non era in preventivo. Quando Max Talbot, il giocatore del silenzio ai Flyers, superava 2 volte Osgood il tifoso dei Penguins pensava "Ottimo, anche perdendo siamo riusciti ad andare avanti col doppio vantaggio". Sulla rete del 2 a 1 di Detroit il pensiero era rivolto all'imminente massacro, i secondi passavano e se tutti già immaginavano che Lidstrom a 6 secondi dalla fine avrebbe pareggiato nessuno gridava allo scandalo.
Dai bassifondi delle stagioni precedenti il destino si è invece rivoltato, ha riempito il cuore di chi, con occhi lucidi, ha visto passare quegli attimi finali come tempo infinito, quel tiro decisivo che non entra, sbatte sul portiere e dopo la parata ecco lo sguardo al cronometro. È finita, si può esultare, si deve esultare per il "Nulla è impossibile", pazienza per le mille sconfitte del passato, vale la pena solo una vittoria, grandissima, inaspettata e per questo più dolce.
È sarà anche la temperatura fredda che piace ai pinguini, del dolce champagne o dei sondaggi che indicano Malkin-Lemieux-Jagr come la linea offensiva di questa decade, il finale sarà sempre lo stesso, con lo sguardo raggiante di chi bacia e stringe la Stanley Cup, pur conquistata a giugno dà gioia anche a Natale, per un Natale da Campioni, un Natale da Penguins!.