Dany Heatley e Dan Snyder
L'ancor breve storia degli Atlanta Thrashers, fondati nel 1997 e battezzati in onore del mimo rosso (thrasher appunto in inglese), un uccello molto diffuso in Georgia, è ancora piuttosto scevra di successi. La franchigia georgiana si è infatti qualificata una sola volta ai Play Off, nella stagione 2006-07, quando venne eliminata in quattro partite secche dai New York Rangers.
Se a livello sportivo non è ancora riuscita a uscire dall'anonimato, la squadra del General Manager Don Waddell, e con lei tutta la città , è stata ed è tutt'ora profondamente segnata dalla terribile tragedia che poco più di sei anni or sono ha coinvolto il suo giocatore allora più rappresentativo.
Il 29 settembre 2003, il 22enne Dany Heatley, rookie dell'anno al termine del campionato 2001-02, e il suo amico per la pelle Dan Snyder, centro della quarta linea d'attacco, escono da un incontro con gli abbonati più fedeli dei Thrashers e salgono sulla Ferrari 360 Modena nera del primo. Il piede di Dany Heatley è piuttosto pesante sull'acceleratore. Imboccata Lenox Road, una strada residenziale, a circa 130 chilometri orari, la Ferrari perde aderenza con l'asfalto, sbanda e si schianta contro la colonna in mattoni e il cancello d'entrata di una palazzina.
Dany Heatley riporta la frattura della mascella, di un braccio, la lussazione di un polso e lo strappo dei legamenti di un ginocchio. A Dan Snyder va molto, ma molto peggio. Nell'impatto, il 25enne di Elmira (Ontario) sfonda il parabrezza e viene proiettato a una decina di metri di distanza, subendo gravissime lesioni alla testa. Ricoverato in fin di vita, Snyder muore sei giorni dopo, il 5 ottobre 2003.
Quattro giorni prima dell'incidente, Dany Heatley, con a bordo il papà , si era recato a una partita di golf di beneficenza facendo a gara con la Porsche del compagno di squadra Ilya Kovalchuk. Una mania che da lì a poco gli sarebbe costata carissima.
Gli esami del sangue non rivelano tracce di alcol, ma Heatley deve ovviamente rispondere in tribunale delle accuse di omicidio colposo. Grazie anche all'intervento di Graham e Lu Ann Snyder, i genitori dell'amico morto, se la cava con tre anni con la condizionale. Dany deve inoltre tenere 150 discorsi in scuole e istituti sull'importanza di condurre con prudenza ed è obbligato a guidare veicoli che non abbiano più di sei cilindri e la cui velocità sia bloccata a 70 miglia all'ora, poco più di 110 chilometri orari.
Rimessosi dalle sue ferite (fisiche), Heatley gioca le ultime 31 partite della stagione 2003-04, ma ovviamente con la testa è altrove. Il campionato successivo è cancellato a causa dello sciopero e l'ala sinistra nata a Friburgo, in Germania, il 21 gennaio 1981, si trasferisce prima in Svizzera, nel Berna, e successivamente in Russia, nell'AK Bars Kazan.
È in questo periodo che dall'Europa contatta la dirigenza dei Thrashers dicendo di non sentirsela più di giocare ad Atlanta e chiede di essere ceduto. I tifosi si sentono traditi. Ma come, si chiedono, la società e la comunità gli sono state vicinissime nei momenti più difficili e questo è il ringraziamento? Don Waddell non ha alternative e il 23 agosto 2005 ottiene in cambio dagli Ottawa Senators Marian Hossa e il terzino Greg de Vries.
La memoria di Dan Snyder è ancora ben viva ad Atlanta e in tutto il Nordamerica. I suoi genitori sono spesso sugli spalti dei vari stadi della National Hockey League per promuovere la Dan Snyder Memorial Foundation, il cui scopo è quello di aprire le porte dell'istruzione scolastica ai giovani sportivi delle famiglie meno abbienti. Con i fondi raccolti, l'anno scorso a Elmira, città natale di Dan, è stato costruito un piccolo stadio dedicato alla sua memoria, nel quale da questa stagione giocano gli Elmira Sugar Kings, iscritti a un campionato giovanile di una lega regionale dell'Ontario.
Il numero 37 di Dan Snyder è stato ritirato dagli Atlanta Thrashers. Un onore che di solito è riservato a chi si è reso protagonista di grandi imprese sul ghiaccio. In questo caso, la sua importanza è infinitamente superiore. Il numero 37 è lì come un monito. Per una tragedia che non dovrà più verificarsi.