Gators contro Crimson Tide, da due anni la sfida per il titolo della SEC decide anche chi partecipa al National Championship.
In molti, oltreoceano, l'hanno dipinta come "la partita dell'anno". "il vero Championship", e forse vista la portata delle forze in campo, non c'è proprio nulla di sbagliato nel preannunciare la sfida che metterà di fronte Florida ed Alabama come la madre di tutte le partite, almeno per quanto riguarda questa stagione di college football.
Le due superpotenze della SEC non hanno fatto altro che inseguirsi per tutta la stagione, chiusa in modo perfetto nelle rispettive division, con 12 vittorie e nessuna sconfitta, nonostante qualche acciacco di troppo patito dai loro uomini di punta, che per un motivo o per l'altro, hanno messo a dura prova i compagni di squadra durante la loro assenza.
Prima Tim Tebow, dopo la brutta concussion rimediata nel match con Kentucky, e poi Mark Ingram, hanno fatto restare con il fiato sospeso molti dei fans che abitualmente seguono Gators e Crimson Tide, mettendo in crisi le loro coronarie in momenti cruciali di un 2009 che è stato ampiamente dominato.
Un dominio netto, con poche recriminazioni nonostante in alcune occasioni entrambe le compagini abbiano faticato più del dovuto, rischiando anche di vedere smuovere quella maledetta casellina delle sconfitte, che alla fine della fiera fa la differenza, tanta, forse addirittura troppa, nella redazione del ranking BCS. Un ranking che le ha viste sul podio fin dalle prime battute.
Florida subito avanti, come da previsioni estive, e Alabama un passo indietro, ad inseguire con un pressante fiato sul collo che per i Gators è diventata una costante, una sensazione fissa e stabile con cui hanno imparato presto a convivere; una convivenza difficile che se sopportata da conferma di solidità , di compattezza, perché chi staziona in cima alla classifica, alla fine, ha sempre qualcosa in più da perdere rispetto a chi sta dietro.
Certo, anche quelli che vengono dopo devono affilare gli artigli per non mollare nemmeno un centimetro all'avversario, ed in questo a Tuscaloosa sono stati maestri, ben guidati da un Nick Saban completamente rigenerato da quando ha nuovamente riassaporato l'aria della tanto amata SEC, che lo aveva salutato da trionfatore con i Louisiana State Tigers, una delle parziali delusioni di questo 2009.
Da un lato l'ex head coach dei Dolphins, dall'altra un Urban Meyer con un gioco sempre più convincente, capace di ammaliare nonostante la perdita di due perni fondamentali come Percy Harvin e Louis Murphy, andati a coprirsi di gloria tra i professionisti dopo una carriera collegiale di tutto rispetto.
La stessa gloria che vorrebbe conquistarsi Tebow, reduce da una stagione statisticamente inferiore alla precedente ma comunque densa di soddisfazioni e conferme; in primis un record All-Time di realizzazioni su corsa che probabilmente rimarrà indelebile a lungo, a ricordarci le gesta di un ragazzo che comunque al college football ha dato moltissimo, e poi tanto altro, come il suo carisma e quel carattere mai domo che gli ha permesso di tenere in pugno la squadra anche nei momenti più difficili.
Momenti che sono stati piuttosto occasionali, ma che comunque durante una stagione possono capitare, e sono proprio quegli attimi che ti portano a valutare la reale consistenza di un giocatore, di una squadra. Gli esperti dicono che Florida è Florida perché c'è Tebow, che i Gators stessi sono il numero 15, come se senza lui non esistessero; forse è vero, forse no, quel che è certo è che senza Tim, Gainesville non sarà mai più la stessa.
Sabato sera i suoi fans l'hanno ammirato tra le mura amiche per l'ultima volta, da domani solo partite fuori casa, prima al Georgia Dome e poi, se gli dei del football vorranno, la finale nazionale, o se proprio andrà male, uno dei BCS bowl rimasti, a corredo di una carriera straordinaria, che lo ha portato in cima alla storia di una delle più gloriose università d'America.
Senza il suo fedele Harvin e le sicure mani di Murphy, Tim ha saputo cercare nuove opzioni per il suo passing game, rivolgendosi al valido Riley Cooper, leading receiver con 703 yards e 8 TD, e all'ottimo Aaron Hernandez, che nelle ultime partite è diventato il vero e proprio faro dell'attacco raggiungendo le 51 ricezioni stagionali, per 654 yds e 4 touchdowns totali.
I due ricevitori dovrebbero essere le armi principali di una offense che guida la nazione in fatto di terzi down trasformati, tutti ad opera di Tim Tebow, che tra screen pass ed accelerazioni palla a terra ha mosso la catena al penultimo tentativo, consentendo ai Gators di avanzare anche nelle situazioni in cui ormai pareva essere diventato impossibile farlo.
Le corse del quarterback sono state tra le opzioni più utilizzate da Meyer, che gli ha messo la palla in mano in ben 193 occasioni, che hanno fruttato 796 yards e 13 TD, 6 realizzazioni e quasi 70 yds in più di chi il runningback lo fa per professione, ovvero Emmanuel Moody, 729 yds e 6 TD, colui che ha preso il posto di Harvin nel backfield.
A Florida forse è mancata un po' di quell'imprevidibilità che garantiva l'odierno ricevitore dei Vikings, un all-around player a tutti gli effetti, capace di spezzarti in due la partita in qualsiasi momento; una cosa che sembra in grado di fare però Mark Ingram, che si troveranno di fronte nella finalissima di sabato prossimo.
Runningback eccelso, che con Tebow si contenderà molto probabilmente l'Heisman, oltre che il Maxwell Award, il giocatore dei Tide ha corso per 1,429 yards e 12 touchdowns in stagione, diventando il leader indiscusso di una squadra che forse, senza di lui, ha trovato una propria identità solo nell'ultima partita, vinta di misura contro Auburn.
Un match che ancora una volta ha evidenziato come Alabama sia una squadra davvero solida ma allo stesso tempo forse un po' troppo compassata, d'altronde durante la stagione più volte l'hanno spuntata per il rotto della cuffia, ottenendo affermazioni di misura anche in sfide che, almeno sulla carta, li vedevano partire nel ruolo di netti favoriti.
Un ruolo scomodo ma comunque gratificante per il lavoro di Saban, che come fanno notare alcuni, sta facendo giocare i Crimson Tide come un vero e proprio team professionistico; preparazione ai massimi livelli, pochi errori, penalità e conseguenti perdite di terreno ridotte al minimo, movimenti, schemi, e assignements, rispettati con estrema cura da tutti gli interpreti, tanto in fase di zone blocking, quanto in difesa, uno dei punti di forza della squadra.
'Bama possiede infatti una delle migliori difese della nazione, la terza, che concede pochissimo, 234.1 yards a partita, al pari di quella di Florida, che guarda anche qui tutti dall'alto con appena 233.1 yds a game, una misera yards che potrebbe indiscutibilmente fare la differenza anche sabato prossimo.
Se da una parte troviamo infatti un Rolando McClain sugli scudi, nonostante una prestazione non troppo positiva contro Auburn, dove è parso a lunghi tratti deconcentrato, dall'altra ci presentano un Brandon Spikes che non è da meno, pronto come al solito a sfruttare il preziosissimo aiuto che gli forniscono i lineman Carlos Dunlap e Jermaine Cunningham, due in grado di tenere piuttosto occupati i bloccatori avversari.
La loro attitudine a dominare sulla linea ha aperto tanti spazi per il velocissimo ILB dei Gators, che spesso e volentieri ha messo pressione al backfield avversario costringendo il quarterback a sparacchiare via l'ovale o il runner a cambiare strategia di corsa; un talento, insomma, in grado di fare la differenza in quasi tutte le situazione, una sorta di Tebow formato difensivo.
Un talento che manca, o viene invece perfettamente mascherato dagli ottimi schemi di Saban, nei Tide, che per continuare sulla striscia dei risultati difensivi ottenuti finora sembra che non debbano assolutamente perdere la disciplina che gli ha imposto il loro head coach; come si è visto nel match dello scorso weekend, infatti, quando alcuni hanno sbagliato movimento, a risentirne è stato tutto il reparto.
Clamoroso quanto evidente l'abbaglio preso da McClain contro Auburn, quando sbirciando nel backfield avversario non si è accorto che la palla invece di essere andata al runningback, è andata al receiver Terrell Zachery, che ha corso per 67 yards prima di essere fermato da un difensore dei Tide; un errore del genere contro Florida, sarebbe probabilmente deleterio.
La differenza tra le due compagini della SEC, quella più visibile, è certamente questa, i Gators hanno costruito le loro fortune principalmente su due grandi talenti, uno offensivo, Tebow, ed uno difensivo, Spikes, 'Bama, invece, attorno ad un talento in procinto di diventare grande, Ingram, ha costruito una squadra solida e decisamente compatta.
Senza il runningback venerdì notte hanno messo in mostra un buon passing game, orchestrato da un Greg McElroy cresciuto tantissimo in stagione, 2,211 yards e 16 TD finora, e un Julio Jones che finalmente riesce a dimostrarsi incisivo come si pensava al momento del recruiting; il 18 ha collezionato 545 yds e 4 touchdowns, confermando di poter diventare uno dei numeri 1 della NCAA.
Oltre a un duo che ha mostrato un intesa a tratti spettacolare, i Tide hanno presentato anche un Trent Richardson in grandissima forma, che sabato può tornare utile sia in assenza di Ingram, sia se si dovesse trovare a dividere il backfield con lui; i due, insieme, potrebbero rivelarsi devastanti per Florida. Di rimando Alabama dovrà far di tutto per togliere l'opzione corsa dal playbook di Tebow, costringerlo a lanciare potrebbe anche essere la chiave della partita.
Certo, i Gators rimangono probabilmente favoriti, ma se Meyer vuole cercare di vincere il suo terzo BCS Championship, deve sperare che Tebow voglia finalmente dimostrare di meritare maggiore considerazione dalla NFL; già l'anno scorso nei match per il Conference Title e il National Title confezionò lanci pregevoli dimostrando di saper mettere la palla in aria oltre che correre, da sabato potrebbe tornare a deliziarci.
Saban vs. Meyer; McClain vs. Spikes; Ingram vs. Tebow; Alabama vs. Florida, per una sfida che vale una stagione, e forse molto, molto di più.