Brett Hull e Lou Lamoriello in posa per la foto ufficiale dell'introduzione nella Hall of Fame…
Leggendaria e meritata, ecco la Hall of Fame 2010 con l'immortalità di cinque personaggi che hanno contribuito a rendere stellare la Nhl. Storie di capitani coraggiosi e perfezionisti di un hockey che introduce una delle classi più forti della stanza della gloria, pari a quella del 2007 con Francis, Messier, MacInnis e Stevens.
Nel dettaglio ecco il perché di tanti onori.
Lou Lamoriello
Classe 1942 Lou Lamoriello è il General Manager dei New Jersey Devils, carica che ricopre dal 1987, consacrando un record di longevità per un manager.
La sua vocazione all'organizzare tutto ciò che avesse a che fare con lo sport Lamoriello lo scopre al college di Providence, quando passa da insegnante di matematica a coach della squadra di hockey e baseball. Si occupa anche di pallacanestro, Rick Pitino è una sua scoperta quando gli affida la panchina della squadra di basket che, nel 1987, partecipa alle final four. È tra i fondatori della Hockey East Association, di cui è commissario dal 83 al 87. Come premio la lega creata dal 1989 regala al vincitore la "Coppa Lamoriello".
Quando è scelto dal proprietario dei Devils nella Nhl molti si stupiscono, non avendolo mai visto calcare il ghiaccio da professionista né come giocatore né come allenatore. Gli scettici però chinarono il capo dopo i risultati della franchigia sotto la gestione Lamoriello.
Prima come presidente poi come General Manager ecco arrivare 11 stagioni con almeno 100 punti, 8 titoli della Atlantic Division, 4 di conference e soprattutto la prima Stanley Cup della storia dei Devils con Claude Lemieux, Scott Stevens e Ken Daneyko sul ghiaccio. A quel trionfo ha replicato per altre due stagioni, 99-2000 e 2002-03 ringraziando Martin Brodeur e una squadra di diavoli di nome e di fatto. Storico muso duro nei contratti, scontrarsi con Lamoriello per un aumento è una condanna a morte, chiedere conferma a Bill Guerin, spedito agli Oilers in cambio di Jason Arnott dopo aver richiesto aumento di pecunia.
Questione di carisma e forte personalità , se c'è un problema, niente paura ci pensa Lamoriello. Larry Robinson dà le dimissioni a sorpresa? E chi allena i Devils?Lou Lamoriello! (34 partite vinte su 50).
La lega fa lock-out? E chi aiuta a risolvere? Lou Lamoriello! Gli Usa cercano un Gm per Coppa del Mondo 96 e Olimpiadi 98? Arriva Lamoriello.
In poche parole Lamoriello è l'architetto da dieci e lode di tutte le imprese di nazionali (la Nhl gli conferisce il Lester Patrick Trophy per i servizio reso per l'hockey Usa) e dei New Jersey Devils, per lui 20 anni come dirigente sono ancora pochi, pronto ad una nuova organizzazione trionfale.
Brett Hull (1.391 punti)
Classe 1964 Brett Hull raggiunge nella Hall of Fame suo padre Bobby, conosciuto come Golden Jet autore di 1.170 punti dal 1957 al 1980. Buon sangue non mente e Brett non sfigura dinanzi al papà (1.351 gol i due Hull) e ne dimostra il dna da perfetta macchina da gol.
Ne realizza 741, terzo di tutti i tempi dopo Gretzky e Howe e tra il 1989 e il 1992 è il Re dei gol, mettendone a segno in questi anni 76, 86 e 92 (record di gol per un ala destra in una stagione).
Anche lui, come i personaggi che lo accompagnano in questa classe di immortali, subisce l'esser grande nelle annate dei più grandi, Gretzky e Lemieux, non sfigurando al paragone con i due extraterrestri degli anni 90. Si rivela nel draft 1984 come scelta numero 117, nonostante un curriculum che mette a referto nella stagione 83/84 tra i Penticton Knights 56 partite e 105 gol realizzati!
Nella Nhl fa il debutto con i Calgary Flames, gioca poco e fa la sua fortuna trovando alloggio tra i St.Louis Blues. In totale arriveranno 527 reti, tuttora record di franchigia, con la stagione 90/91 che vede realizzare 131 punti, suo massimo in carriera. St. Louis però non è squadra che può conquistare la coppa più ambita, al massimo arrivano i trofei individuali (Lady Bing 1990, Hart Memorial 1991) non vincono neanche quando a Hull viene affiancato sua maestà Gretzky, tra i due non scoppia la scintilla e i Blues sono un fallimento.
Il desiderio di Brett è indossare la maglia dei Chicago Blackhawks come suo padre, quando da free agent è pronto l'accordo sono i Dallas Stars a creargli ponti d'oro a caccia della Stanley Cup. Missione compiuta proprio nel 98/99 quando la finalissima contro i Buffalo Sabres viene decisa in gara 6 proprio da Brett Hull, in uno dei gol più contestati della Nhl, dopo tre supplementari, una maratona col cuore in gola che premia Modano & c. e getta nello sconforto l'equipe di Dominik Hasek.
Con la maglia degli Stars Hull gioca per tre anni, prima di ritrovare Hasek come compagno di squadra nei Detroit Red Wings 2001/02 che vincono la Stanley Cup. Gli ultimi spiccioli di carriera sono con i Phoenix Coyotes dopo il lock-out, si ritira dopo poche partite quando vede che il gioco è diventato troppo veloce e con giovani avversari di cui Hull potrebbe essere il padre. Brett Hull è riuscito a trasformare tante gare normali in serate da incubo per i portieri, chiudendo con 844 gol, playoff inclusi, con il picco massimo delle 97 reti nel 90/91, stagione magica con 52 marcature nelle prime 50 partite, record condiviso con"Gretzky e Lemieux!
Mago del power play scrive sulle sue statistiche 265 gol in superiorità numerica, 12 in overtime e altre 38 gioie in PP nei playoff. Avere Brett Hull in squadra era anche garanzia di postseason, centrata per 19 anni consecutivi, traguardi facili da raggiungere se nel ghiaccio hai come compagno di squadra uno che segna 30 triplette e per 3 gare rifila 4 gol. I Blues come tributo hanno ritirato la sua maglia numero 16, eleggendolo già tra i suoi giocatori immortali.
Brian Leetch (1.028 punti)
Ottava scelta del draft 1986 vinto da Joe Murphy il suo ingresso nella Nhl arriva solo due anni più tardi, dopo esser convocato nella squadra olimpica del 1988. È uno dei migliori giocatori americani e nel suo ruolo non ha rivali tra i connazionali, New York lo attende a braccia aperte e tale attesa è ripagata con la vittoria del Calder Trophy come miglior esordiente.
Neanche una serie di problemi ad una caviglia bloccano l'ascesa del promettente difensore, solida base su cui i Rangers iniziano a costruire la squadra per la conquista del campionato. Realizza 23 gol nel 88/89, un record per un rookie che difende, in carriera 2° solo dietro Larry Murphy per punti un una stagione.
Arriva anche il Norris Trophy nel 1992, con i Rangers che due anni più tardi arrivano alla finalissima contro i Vancouver Canucks. È l'apoteosi di Brian Leetch che guida la sua squadra alla Stanley Cup (mancava nella Grande Mela da 54 anni) a suon di punti, prima in regular season dov'è capocannoniere di squadra con 79 sigilli e poi nei playoff con 11 gol e 23 assist ispirando Mark Messier nella festa del 14 giugno con la coppa conquistata grazie al 3 a 2 del Madison Square Garden.
Leetch apre le marcature in gara 7, è il migliore dei playoff e per la prima volta un americano vince nello stesso anno il Conn Smythe Trophy e la Stanley Cup. Difensore dalla straordinaria longevità a punti (5°record come striscia consecutiva di gare,17, con reti o assist). Il suo primato è datato 91/92 con 22 gol e 80 passaggi vincenti, numeri tali da renderlo degno capitano dopo il passaggio di Messier ai Canucks. Conquista un altro Norris Trophy nel 1997 ma la sua squadra non replicherà il trionfo del 94.
Dopo 17 stagioni e 741 assist decide di cambiare aria e nel 2004 sceglie i Maple Leafs per una nuova impresa, ma senza soddisfazioni, cosi decide di chiudere la carriera nei Boston Bruins nel 2006. Degno protagonista anche con la sua nazionale conquista la World Cup 1996 da capitano e la medaglia d'argento a Salt Lake City nel 2002. Ha giocato in 10 All Star Game e i suoi 1.028 punti lo collocano al settimo posto tra i migliori difensori, nella classifica guidata da Ray Bourque a quota 1.579.
Luc Robitaille (1.394 punti)
Nato a Montreal il 17 febbraio 1966 arriva nella National Hockey League dopo aver impressionato tutti nelle leghe giovanili. Scelto dai Kings come numero 171 del draft 1984, vinto dal suo concittadino Mario Lemieux che gli ruba la scena come storia più bella dell'hockey del Quebec.
Non esordisce subito, viene spedito negli Hull Olympiques e per convincere tutti dell'imminente salto di qualità realizza l'incredibile quota di 191 punti nel 85/86, grazie a 68 gol, 123 assist e la facilità nell'andare a segno. Chi pensa che l'ottima media gol si affievolisca all'impatto con i professionisti resta deluso, Robitaille realizza 45 reti all'esordio diventando rookie d'oro nel 1987.
Nelle sue prime otto stagioni a Los Angeles mantiene una media di almeno 40 gol ma ciò non serve per far arrivare i Kings alla vetta della Nhl. Non ci riesce neanche quando di fianco a lui si presenta il più grande, Wayne Gretzky, e come massimo risultato i due si devono accontentare della finalissima contro i Canadiens del 1992/93, annata in cui un infortunio di sua Maestà Gretzky fa addebitare tutto il gap offensivo su Robitaille. Lucky Luc non ne fa sentire la mancanza realizzando 125 punti, suo massimo in carriera e record per un'ala sinistra.
Dopo l'ennesimo fallimento con i Kings decide, nel 94/95, di colmare un'altra grande assenza, quella di Lemieux nei Penguins, ma in Pennsylvania sarà ricordato solo per pochi punti e l'apparizione nel film Sudden Death (in Italia col titolo A Rischio Della Vita) di Jean Claude Van Damme dove realizza il gol del pareggio contro i Blackhawks nella finalissima di Stanley Cup. Film a parte, Robitaille cerca inutilmente di ripetere la gloriosa scena con i Rangers prima del suo ritorno a Los Angeles nel 1997, dove, il 7 gennaio 1999, realizza il suo gol numero 500 dopo 928 partite.
Traguardo notevole ma individuale, per un trionfo di squadra ecco l'ultima spiaggia, i Detroit Red Wings, che gli regalano la tanto sognata Stanley Cup del 2002. Superato il fatto di non aver ancora vinto la coppa, ecco l'ennesimo ritorno nei Kings, dove mette la firma al record di gol della franchigia, 557, superando il 19 gennaio 2006 Marcel Dionne e indossando per 1.000 volte la maglia di Los Angeles.
Un anno più tardi, a seguito del suo ritiro, Los Angeles decide che nessuno potrà più indossare la maglia numero 20 di Luc Robitaille. Anche in Italia Lucky lascia il segno, lo ammirano a Bolzano nei campionati mondiali del 1994, vinti col Canada dopo 33 anni di digiuno, superando la Finlandia ai rigori.
Steve Yzerman (1.755 punti)
Una scelta che cambia la storia, quella di Jim Devellano e di Steve Yzerman. Il primo, general manager dei Red Wings 1983 prenota e sogna le future stagioni della franchigia con un solo nome in testa, Pat LaFontaine, ma nel draft di quell'anno finisce agli Islanders. Il secondo diventa il primo obiettivo di Detroit sfumato La Fontaine e dai Red Wings non se ne andrà più.
A colpire da subito fu un'etica del lavoro rigorosa da parte di Yzerman, decisivo a farsi valere nonostante un fisico non imponente ma un orgoglio smisurato. Jacques Demers lo nomina capitano a soli 22 anni, carica che ricoprirà sino al ritiro.
Non è rookie d'oro perché meglio di lui fa Tom Barrasso nella stagione d'esordio, ma non da peso ai titoli individuali nonostante intorno a se la squadra non riesce a far troppa strada nei playoff, non sfruttando i tanti punti del capitano.
Le cifre di Yzerman sono impressionanti, 102 punti nel 1988, 155 nel 1989, 127 nel 1990, 108 nel 1991, 103 nel 1992 e 137 nel 1993. 732 punti in 6 anni e nessun titolo di cannoniere, quattro volte tra i migliori 5 della lega. L'unica sfortuna di Stevie Y è, infatti, giocare contro "quei due"che fanno piazza pulita di tutti i trofei. Se Gretzky e Lemieux sono i proprietari unici di Art Ross e Hart Memorial, Yzerman non è da meno, giocando un hockey stellare ma concretamente meno pubblicizzato delle due stelle di Edmonton e Pittsburgh.
La svolta arriva quando sulla panchina di Detroit siede Scotty Bowman, sono scintille da subito tra i due, con l'allenatore che rimprovera al giocatore la mancanza di abilità nel difendere e l'attaccante che stanco del coach chiede di essere venduto ai Senators.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, Yzerman diventa uno dei migliori giocatori sia nel difendere sia nell'attaccare e Detroit centra la Stanley Cup 1997 dopo ben 42 anni di attesa. La festa viene macchiata dalla tragedia che colpisce il compagno di squadra di Yzerman, Vladimir Konstantinov, paralizzato in un incidente stradale festeggiando con i compagni la vittoria arrivata pochi giorni prima.
La perla più dolce di tutta la carriera del capitano è datata 1998, quando regala il bis nella Stanley Cup e vince il titolo del miglior giocatore dei playoff. Contento? No, il suo obiettivo è prendere la coppa e consegnarla immediatamente allo sfortunato Konstantinov, tra applausi, lacrime e un capitano da leggenda.
La grandezza di Yzerman si rispecchia anche negli infortuni, va ripetendo "it's ok" a chi gli chiede su vecchi e nuovi stop pur di non attirare attenzione, e dopo aver vinto le Olimpiadi del 2002 non in perfette condizioni fisiche si ripete con un altro trionfo alzando al cielo la coppa di Lord Stanley nel 2002.
Il tutto con 692 gol realizzati, 8° di tutti i tempi, 1.063 assist (7°) e un totale di 1.755 punti che lo posizionano al sesto posto dietro Gretzky, Messier, Howe, Francis e Dionne.
Atleta più popolare della storia di Detroit è il capitano più longevo (20 anni) per una squadra Nhl. il 2 gennaio 2007 i Red Wings ritirano la maglia numero 19, la prestigiosa casacca del grande Capitano.
Remake: la Stanley Cup 2001/02
La stagione è irrimediabilmente segnata dal clima di lutto dopo l'attacco terroristico al World Trade Center dell'11 settembre.
Robitaille firma un contratto biennale con i Red Wings a 9 milioni di dollari l'anno, realizza 50 punti con 30 gol e certifica l'ottima scelta con il miglior record di lega per la squadra di HockeyTown con 116 punti, meglio dei 99 di Colorado e San Jose. Anche Brett Hull copia la scelta di Robitaille e trasloca da Dallas per Detroit. A est risponde Boston con 101 punti che prevale su Philadelphia a quota 97 e Carolina a 91.
Nessun giocatore tocca quota 100 nelle statistiche individuali che premiano Jarome Iginla che chiude la stagione con 96 punti facendo meglio di Markus Naslund (90 pt) e Todd Bertuzzi (85pt). Debuttano nella Nhl Dany Heatley (rookie d'oro), Ilya Kovalchuk, Pavel Datsyuk e Ilya Bryzgalow. Si ritirano Mike Vernon, Pat Verbeek, John Vanbiesbrouck, Valeri Kamensky, Kevin Stevens e Rick Tocchet.
I Red Wings costruiscono un dream team, agli ordini del coach Scotty Bowman (9 Stanley Cup vinte), sul ghiaccio a difendere la porta c'è Dominik Hasek, the Dominator (alternativa Osgood), con Lidstrom (mvp dei playoff) e Chris Chelios in difesa, una banda di vecchi lupi stellari come Fedorov, Larionov, Shanahan e Olausson a far punti, oltre agli europei Datsyuk, Holmstrom, Slegr e Fisher.
Nei playoff cadono contro i futuri campioni, Vancouver nel primo turno (4-2), St.Louis (4-1) e i detentori della coppa in 7 gare, con il decisivo 7 a 0 della gara finale alla Joe Louis Arena che mortifica i Colorado Avalanche.
Nella finalissima contro gli Hurricanes Detroit parte male. In casa si fa rimontare dal 2 a 1 al 2 a 3 finale. Maltby, Lidstrom e Draper sono i protagonisti della rimonta, 3 a 1 in gara 2. Hasek stoppa 41 tiri nella terza partita, a Vasicek e O'Neill replicano Brett Hull a Igor Larionov (doppietta) fissando il 3 a 2.
In gara 4 ancora The Dominator decisivo, 3 a 0 con gol di Hull, Larionov e Shanahan che fanno da antipasto alla festa del quinto match. Il 13 giugno alla Joe Louis Arena i padroni di casa vincono 3 a 1 con la doppietta di Shanahan e la marcatura di Holmstrom. Steve Yzerman non segna nelle finali ma chiude i playoff con 23 punti e alza la terza coppa.
Brett Hull è letale, 10 gol e 18 punti nella postseason.
Luc Robitaille vince la sua prima Stanley Cup lasciando a referto 4 gol e 9 punti totali nei playoff.
Brian Leetch è invece escluso dalla postseason 2002 con i suoi Ny Rangers.
I Devils di Lamoriello sono eliminati al primo turno dei playoff da Carolina poi finalista.