Emilio Estevez è il protagonista del film che ha dato vita alla squadra degli Anaheim Ducks
Emilio Estevez, figlio di Martin Sheen, indimenticabile protagonista di "Apocalypse Now", è un attore newyorchese di 47 anni. Nel suo curriculum cinematografico figurano lavori piuttosto conosciuti, come "I ragazzi della 56a strada" di Francis Ford Coppola e "Young Guns", western sulla storia di Billy The Kid con piacevole colonna sonora di Jon Bon Jovi.
Gli amanti delle serie televisive conosceranno sicuramente il canadese Joshua Jackson, che ha tentato la fortuna sul grande schermo con film come il thriller universitario "The Skulls - I teschi", ma che continuerà a essere ricordato come Pacey Witter, dal nome del suo personaggio in "Dawson's Creek".
Il nome del regista texano Stephen Herek dirà poco ai non cinefili, ma dalla sua ha pur sempre discreti successi come "I tre moschettieri" del 1993, "Il genio" con Eddie Murphy del 1998 e "Rock Star" con Mark Wahlberg e Jennifer Aniston del 2001.
Niente paura, il sole californiano non ha fatto brutti scherzi e non è il responsabile dei nostri vagheggiamenti cinematografici. Veniamo subito al punto: nel 1993, Emilio Estevez, Joshua Jackson e Stephen Herek hanno collaborato in "Stoffa da campioni". La trama è presto raccontata: Gordon Bombay, un avvocato impersonato da Emilio Estevez, è condannato a sei mesi di attività socialmente utili per una serie di infrazioni al codice della strada. Il suo compito è quello di allenare una squadra di hockey su ghiaccio composta da ragazzini che a malapena sanno reggersi sui pattini. E allora?, mi chiederete. Ebbene, il titolo originale di quel film era "The Mighty Ducks".
Dopo aver percorso da nord a sud la Highway 1, che attraversa la splendida regione del Big Sur tra scogliere a picco sull'oceano, leoni di mare padroni assoluti delle spiagge e scoiattoli che non conoscono la parola timidezza, abbiamo gettato l'à ncora proprio ad Anaheim, città di circa 350'000 abitanti considerata ancora area urbana della vicina Los Angeles. Qui tutto sembra ruotare attorno a Disneyland, parco divertimenti inaugurato nel 1955.
E fu proprio la Disney che, 16 anni or sono, sull'onda del successo del film "Stoffa da campioni" decise di fondare una nuova franchigia, gli Anaheim Mighty Ducks, e di iscriverla al campionato della National Hockey League. I primi anni non sono dei più facili, anzi. Sul ghiaccio le cose vanno maluccio, il talento di Paul Kariya non basta ad avvicinare la squadra al traguardo dei Play Off. Fuori dal ghiaccio, ai tifosi della prima ora va anche peggio: una squadra nata da un film della Disney, e per giunta con un papero come simbolo, è facile preda di sberleffi. Il lodevole tentativo di rendere per lo meno minaccioso il logo modellando una maschera da portiere a mo' di pennuto incazzoso serve a poco.
I tifosi delle altre squadre cominciano a divertirsi un po' meno quando, dopo l'arrivo di Teemu Selà¤nne, i Mighty Ducks infilano qualche apparizione ai Play Off a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l'inizio dei Duemila, e smettono completamente di ridere nel 2003, l'anno in cui Jean-Sébastien Giguère trascina la squadra fino alla finalissima, persa solo alla settima partita contro i New Jersey Devils.
Nel 2005, i coniugi Samueli acquistano la franchigia dalla Disney per 75 milioni di dollari e decidono di tagliare i ponti con il passato cinematografico. Cambia il nome (Anaheim Ducks), cambia il logo (la scritta Ducks con la D a forma di zampa palmata), cambiano i colori sociali. Ma soprattutto, con l'arrivo del General Manager Brian Burke (ora a Toronto), cambia la mentalità in pista. Le papere non saranno più vigorose e potenti (mighty) nel nome, ma lo sono sul ghiaccio. Brian Burke costruisce una squadra da hockey anni Settanta-Ottanta che a suon di cariche alla balaustra si fa spazio fino alla finale della Stanley Cup del 2007, dove questa volta non dà scampo agli Ottawa Senators.
Dopo essere stati lo zimbello di tutti, nel film "Stoffa da campioni" le papere vincono il campionato sconfiggendo i bulletti dei falchi. Gli Anaheim Mighty Ducks hanno trasformato in realtà un film della Disney. Se questa non è la concretizzazione del sogno americano"