Roberto Luongo sarà sicuramente protagonista anche ai Giochi Olimpici
Splendida. È il primo pensiero che ci pervade quando, dopo aver attraversato orizzontalmente il sud della Columbia Britannica, raggiungiamo la costa pacifica. Vancouver è una città splendida.
Incastrata tra l'Oceano Pacifico e le Montagne Costiere, in parte già innevate, la città battezzata in onore del Capitano della Marina Reale George Vancouver è una miniera inesauribile di attività per tutte le stagioni.
Le palme che punteggiano Sunset Beach, un angolo molto californiano, sono l'espressione di un clima molto mite, con temperature che spesso anche a dicembre e gennaio si rifiutano di scendere fino allo zero. Le vastissime foreste di conifere che abbracciano i dintorni sono un irresistibile invito ad avventurarsi in escursioni nella natura. E per chi ne ha abbastanza di spiagge (belle soprattutto quelle della English Bay) e onde, basta mettersi al volante. In una mezz'oretta scarsa si raggiungono le Montagne Costiere e le loro piste da sci.
Qui, come ci ricorda l'orologio con il conto alla rovescia (che a dire il vero ricorda lugubremente una lapide) posto all'incrocio tra Georgia Street e Howe Street, fra poco più di quattro mesi si terranno i Giochi Olimpici invernali. E con le mani il tabellino con la formazione dei Vancouver Canucks che qualche ora fa ha aperto la stagione perdendo a Calgary, il giochino nasce spontaneo. Chi ritroveremo da queste parti a difendere l'onore olimpico delle varie nazionali?
Il primo, e ci mancherebbe altro, è Roberto Luongo. Salvo infortuni, l'estremo difensore di Montréal lotterà per una maglia da titolare tra i pali della nazionale canadese. Le sette reti incassate dai Chicago Blackhawks nella disastrosa Gara 6 del secondo turno dei Play Off della scorsa stagione pesano ancora come un macigno e hanno rovinato una Regular Season tutto sommato molto positiva. Luongo ha tutte le intenzioni di rifarsi con gli interessi e i Giochi Olimpici sono una ghiottissima occasione. I suoi principali rivali nella corsa al numero uno delle foglie d'acero saranno verosimilmente l'intramontabile Martin Brodeur, Marc-André Fleury e forse Cam Ward.
Altrettanto certi di partecipare all'importante rassegna olimpica sono Henrik e Daniel Sedin. I gemelli svedesi, freschi di rinnovo del contratto, si trovano a occhi chiusi sul ghiaccio e verranno senza ombra di dubbio schierati insieme anche con la maglia delle tre corone. In questo senso, è incredibile constatare come le cifre delle otto stagioni complete finora disputate nella National Hockey League siano pressoché identiche. L'ala sinistra Daniel ha giocato 642 partite e collezionato 462 punti. Il centro Henrik ha vestito 646 volte la maglia dei Canucks e raccolto 460 punti. Come dire che in tutte le azioni di uno dei Sedin c'è lo zampino dell'altro.
I gemelli Sedin potrebbero essere accompagnati in nazionale dal sempre prezioso e disciplinato Mikael Samuelsson. Dopo alcune stagioni trascorse tra le fila dei Detroit Red Wings all'ombra di attaccanti del calibro di Henrik Zetterberg e Pavel Datsyuk, il 32enne di Mariefred pare pronto ad assumere un ruolo di spicco anche sul fronte offensivo in una squadra che dispone di meno frecce al proprio arco rispetto alla franchigia del Michigan.
Nella caccia all'oro olimpico, le loro spalle potrebbero essere coperte da Sami Salo e Alexander Edler. Quest'ultimo, in particolare, durante la stagione potrebbe veder aumentare sensibilmente i suoi minuti di ghiaccio considerato che il solido Matthias Ohlund è passato ai Tampa Bay Lightning. La Germania e la Slovacchia, infine, convocheranno quasi sicuramente Christian Ehrhoff e Pavol Demitra (al momento infortunato), e gli Stati Uniti faranno un pensierino al centro Ryan Kesler se ripeterà la scorsa, strepitosa stagione.
Per il resto, difficile che altri giocatori dei Vancouver Canucks riescano a strappare un biglietto per" Vancouver 2010. Un inizio di campionato straordinario potrebbe consegnare un posto quale settimo terzino canadese a Kevin Bieksa o quale ala della quarta linea ad Alexandre Burrows, ma si tratta obiettivamente di ipotesi alquanto remote.
Ma mentre ci dilettiamo con il fantahockey, è quasi giunta l'ora di lasciare il Canada, che ritroveremo fra molte settimane sulla costa orientale. La California ci aspetta.