Da Detroit a Chicago, per Hossa forse l'ultima tappa della carriera
Ci risiamo, Marian Hossa è anche questa estate sotto i riflettori dei free agents. Chi si aspettava dalla stella slovacca l'ennesimo cambio di casacca non si è meravigliato, ma quando il sito della sua nuova squadra, i Chicago Blackhawks, ha pubblicato i termini del contratto ci si è trovati davanti ad una sorpresa.
Non è certo la pecunia che Hossa percepirà dagli Hawks a stupire, l'ala di Starà Lubovna non è nuovo a scegliere strade meno onerose, ma più competitive, quando però si legge che l'attaccante, trentenne, firma un contratto di dodici anni con Chicago tutti pensano ad un errore grafico.
I più maliziosi, dopo la sconfitta in finale con i suoi ex Penguins, avevano ironicamente ipotizzato un ritorno in Pennsylvania o a turno, annualmente, trenta cambi di casacca fino alla conquista della sognata Stanley Cup, da vincere ad ogni costo.
Una storia che, senza tutti questi cambi di maglia, assomiglia a quella del leggendario Ray Bourque, una vita a Boston prima del disperato tentativo di mettere una Stanley Cup nella bacheca personale, impresa riuscita con l'approdo agli Avalanche nel 2001, o addirittura, facendo un paragone col calcio, Gabriel Batistuta autore di un viaggio destinazione Roma dall'amata Firenze per scrivere il suo nome tra i vincitori dello scudetto 2000-01.
Hossa e gli scambi, tutto inizia quel 23 agosto 2005, quando di mattina viene registrato il rinnovo del contratto con i Senators sino al 2008 e nel pomeriggio prende il volo, destinazione Atlanta, nella trade con Dany Heatley, futura stella dei Senators vice campioni 2007. Marian conferma lo standard prolifico cui aveva abituato Ottawa, entra addirittura nella storia dei Thrashers realizzando 43 gol e 57 assist nella stagione 2006-07, primo giocatore della città della Coca Cola a tagliare il traguardo dei 100 punti in una sola stagione, tutt'ora record di franchigia.
Tanta ambizione lo porta alla ricerca di palcoscenici più vincenti, cosi il 28 febbraio 2008 Pittsburgh compie un'azione folle e ambita scambiando in un colpo solo Dupuis, Esposito, Armstrong, Christensen e una scelta del draft 2009 (Leveille) per far ammirare ai propri tifosi il trio Hossa- Crosby- Malkin. Il neo acquisto fa arrivare la sua squadra alle finali, perse con Detroit, ma riassaporate dopo sedici anni.
Quando tutti pensano a lui come base per la stagione successiva ecco il nuovo colpo di scena, rifiutata la mega offerta degli Oilers e il rinnovo con i Penguins, il 2 luglio 2008 Hossa firma un contratto annuale a cifre inferiori con i Detroit Red Wings, sicuro che la follia avrebbe significato Stanley Cup.
Il destino invece si è rivelato beffardo, ancora una volta Hossa si deve "accontentare" di un secondo posto, amarissimo, perché arrivato contro la sua ex squadra.
Un anno dopo la firma con i campioni ecco la svolta, Marian Hossa decide di gettare le basi sulla seconda squadra più giovane della Nhl, dopo Crosby e Lidstrom è un altro campione a fargli da capitano, Jonathan Toews, e un'altra giovane stella come partner d'attacco, dopo Malkin e Zetterberg sarà Patrick Kane a sfruttare tutta la classe del neo acquisto, offuscando l'approdo contemporaneo di Tomas Kopecky.
I numeri, sono ancora dalla parte del nuovo Blackhawks, 339 gol in carriera, 71 punti nell'ultima stagione e cannoniere dei Red Wings con 40 marcature. Reti che son venute a mancare proprio nei playoff, dove un po' ammaccato chiude l'annata con 6 segnature e 9 assist, 1 solo punto nelle finali, dove più di ogni altro giocatore sul ghiaccio doveva spezzare gli equilibri.
Dalla notte di gara 7 Marian Hossa sembra essere diventato filosofo, dopo l'annuncio dell'approdo allo United Center con un sorriso ha dichiarato "Ora non avrò l'assillo di cercare subito la Stanley Cup, ho dodici anni per conquistarla". Aggiungiamo i 62 milioni di dollari che hanno convinto l'uomo con la valigia a mettere radici a Chicago, motivo in più per sorridere e lasciare alle spalle le ultime due stagioni Nhl chiuse con l'etichetta di porta sfortuna.