Jim Balsillie vuole portare l'hockey NHL a Hamilton
Terminata la stagione 2009/2010 con il trionfo dei Pittsburgh Penguins, uno dei motivi d'interesse dell'attuale off season è la vicenda dei Phoenix Coyotes, al centro di una situazione complicata e piena di interrogativi.
Se la regular season si era conclusa con i Coyotes anonimamente fuori dai playoff, non altrettanto si può dire degli ultimi due mesi in cui il proprietario Jerry Moyes ha chiesto una specie di procedura di insolvenza, la c.d. "Chapter 11", a fronte di una condizione di dissesto finanziario del club.
Con la Chapter 11, equivalente alla amministrazione controllata nella nostra legislazione, l'imprenditore rimane solitamente in possesso di tutti i suoi beni ed è però sottoposto al controllo e alla giurisdizione della corte federale statunitense.
In pratica la vicenda inizia il giorno 5 maggio quando la Dewey Ranch Hockey LLC, la holding che detiene il club, ha presentato istanza per la Chapter 11 e Jerry Moyes ha annunciato di aver concluso in via preliminare la vendita dei Coyotes alla PSE Sports and Entertainment, facente capo al miliardario Jim Balsillie, per la cifra di 212,5 milioni di dollari.
Parte integrante dell'accordo tra le due parti è la possibilità dell'acquirente di trasferire il team a Hamilton in Ontario stabilendo il termine del 29 giugno 2009 per la conclusione dell'affare.
La notizia ha colto alla sprovvista molti addetti ai lavori e non è stata ben accolta dallo staff della lega, il commissioner Gary Bettman nei giorni seguenti ha avviato trattative con il proprietario dei Chicago Bulls e White Sox Jerry Reinsdorf per la cessione della franchigia dell'Arizona.
Di questi contatti, è giusto sottolineare, ben poco è trapelato, il contenuto e i dettagli dell'ipotetico accordo sono rimasti indefiniti e il commentatore di TSN Bob McKenzie ha fatto intendere che l'offerta di Reinsdorf sarebbe comunque inferiore a quella di Balsillie.
Ma i problemi legati ai Coyotes non sono finiti qui, la NHL infatti ha reso noto di ritenere Moyes privo di ogni autorità nella gestione della franchigia, come precisato dallo stesso Bettman, per il quale l'owner non aveva diritto di chiedere la Chapter 11 in virtù degli aiuti economici ricevuti nei mesi precedenti dalla lega stessa e di un accordo di delega all'epoca stipulato.
Da qui in poi si sono succedute alcune udienze avanti il giudice Baum, responsabile del procedimento di insolvenza, dai documenti depositati in tribunale è emerso che i debiti del club ammontano a circa 103 milioni di dollari e che lo stesso Moyes figura tra i creditori non privilegiati, questo lo avrebbe indotto a firmare con rapidità l'accordo con il canadese Balsillie.
Il 19 maggio il giudice Baum ha disposto che la NHL e Moyes debbano trovare una mediazione per risolvere la questione della titolarità dei poteri decisionali della franchigia, mentre il 15 giugno scorso lo stesso giudice ha al momento respinto l'offerta di Balsillie ritenendola non realistica, inoltre il termine previsto nell'accordo Moyes/Balsillie del 29 giugno non è stato ritenuto sufficiente in quanto ancora molte questioni relative ai creditori del club non sono state risolte.
L'offerta di Balsillie, oltretutto, non prevede nessun indennizzo per il trasferimento del club da Phoenix a Hamilton, il giudice nella sua decisione invece ha riconosciuto tale diritto alla NHL.
Oltre alla cronaca strettamente giudiziaria, si devono registare i primi scontati movimenti per trovare un nuovo acquirente dei Coyotes.
In fatti in settembre si terrà una prima asta per i soggetti interessati ad acquisire i diritti e a mantenere il club in Arizona: questa sembra proprio la priorità che è emersa sin dall'inizio della vicenda.
Solo in un secondo momento si potrà tenere una seconda asta rivolta ai soggetti interessati a rilevare il club e a trasferire la franchigia in altra location.
Il quarantottenne miliardario Balsillie è il codirettore generale della Research in Motion, società nota nel mondo per lo sviluppo di Blackberry, in passato aveva già tentato invano di acquistare i Pittsburgh Penguins e i Nashville Predators; nonostante la prima parziale battuta d'arresto al suo progetto non si è scoraggiato e prosegue nel suo progetto di portare in Canada la settima franchigia.
A Hamilton il nuovo team sarebbe accolto a braccia aperte dagli sportivi e dai tifosi locali, alcuni emissari di Balsillie già hanno avuto incontri con le istituzioni cittadine per accordarsi sull'utilizzo dell'impianto designato a disputare le partite.
La città dell'Ontario vanta già la squadra AHL dei Bulldogs, che giocano dal 1996 al Copps Coliseum, un impianto iniziato nel 1983 e inaugurato due anni dopo, la cui capienza ammonta a circa 17.000 posti adatti per le partite della maggiore lega professionistica.
Questa nuova franchigia sarebbe una novità positiva per l'Ontario e per tutti gli appassionati canadesi, inoltre aprirebbe la strada a nuove rivalità con i gloriosi Toronto Maple Leafs e con i vicini Buffalo Sabres.
Anche il sito canadese www.makeitseven.ca si è speso per sostenere Balsillie, tanto che lo stesso miliardario compare in un breve video in cui invita gli appassionati a sostenere la sua iniziativa e a creare un'opinione pubblica forte e compatta.
Sull'altro fronte, in attesa degli sviluppi giudiziari, Bettman ha chiarito che ci sarebbero quattro gruppi finanziari interessati a subentrare nella franchigia e tra questi i più accreditati a fare l'offerta migliore sono John Kaites (Valley) assieme al citato Reinsdorf, che avrebbero costituito la società Glendale Hockey LLC, ma per ora non si sa neppure quando sarà presentata l'offerta.
Insomma, siamo alle solite con la politica del commissioner Gary Bettmann e del suo staff che cercano di privilegiare fino alla fine la grande città dell'Arizona con, sulla carta, un ampio bacino d'utenza di tifosi e spazi sui media, ma che non vanta una tradizione e un attaccamento pari ad altre piazze come Hamilton, definita da alcuni un "hotbed" dell'hockey.
Senza dimenticare che proprio la NHL alla fine della stagione 1995/96 decise lo spostamento degli attuali Coyotes da Winnipeg a Glendale in Arizona con la speranza di aprire nuovi orizzonti di possibile business, pertanto è facile immaginare che un nuovo trasferimento da Phoenix a tredici anni di distanza non verrebbe digerito da Bettman e suonerebbe come uno smacco alla sua nota politica.
Siamo di fronte ad un braccio di ferro tra la genuina passione, che proviene da città non enormi per la realtà nordamericana, e una visione dello sport legata alla logica delle grandi piazze, che spesso hanno il cuore tiepido per quel disco che scivola sul ghiaccio.