Dustin Byfuglien dovrà essere protagonista se i Blackhawks vorranno battere i Red Wings.
Detroit Red Wings - Chicago Blackhawks nella finale della Western Conference. Sembra un tuffo nel passato, ai tempi in cui erano solo sei, le mitiche Original Six, le squadre che si davano battaglia per la conquista della Stanley Cup. Tempi in cui le partite tra Detroit e Chicago inchiodavano ai teleschermi centinaia di migliaia di spettatori.
Da allora, entrambe le franchigie hanno dovuto superare lunghi anni di crisi, con prolungate assenze dai Play Off o eliminazioni premature. I Red Wings hanno ricominciato a vedere la luce all'inizio degli anni Novanta, trascinati da un giovane capitano di nome Steve Yzerman. E quando hanno ripreso a vincere nel 1997, non hanno praticamente più smesso.
I Blackhawks, dopo la finale persa nel 1992, sono a lungo stati poco più di una comparsa sulla scena della NHL. Hanno ricominciato a vedere la luce l'anno scorso, trascinati da un giovane capitano di nome Jonathan Toews, che per fisico, movenze e capacità di aumentare o abbassare il ritmo del gioco a piacimento con il disco sul bastone ricorda moltissimo un certo Steve Yzerman. Le analogie, per il momento, finiscono qui. Sarà proprio la serie che debutterà domenica sera alle 21 ora europea a svelarci se la compagine di Joà«l Quenneville potrà ambire in futuro a seguire le orme dei rivali del Michigan.
Senza voler rovinare l'attesa a tutti gli appassionati e nonostante lo straordinario cammino compiuto finora dai giovinastri dell'Illinois, c'è il rischio che la serie finisca presto. Le sorprese, ovviamente, sono sempre dietro l'angolo, basti pensare ai Carolina Hurricanes nella Eastern Conference, ma alcuni fattori lasciano presagire che per Chicago la strada sarà piuttosto impervia.
L'analisi della semifinale di Conference tra i Blackhawks e i Vancouver Canucks potrebbe essere una prima indicazione. I canadesi hanno tenuto letteralmente in scacco Patrick Kane e compagni ogniqualvolta sono riusciti a impostare il trappolone tattico sulla linea blu che ha reso celebri squadre come i New Jersey Devils e, in misura minore, i Minnesota Wild.
Nei primi 40 minuti di Gara 1, nel primo tempo di Gara 2, in tutta Gara 3 e in una cinquantina di minuti di Gara 4 i Blackhawks non hanno fatto altro che rimbalzare contro la muraglia eretta a protezione di Roberto Luongo, realizzando la miseria di una rete. Hanno spazzato via i Canucks solo quando Vancouver, che già durante la Regular Season aveva denotato una certa discontinuità , ha abbassato la guardia o quando, come in Gara 6, ha inspiegabilmente impostato una partita da avanti tutta.
I Detroit Red Wings, pur molto diversi rispetto ai Canucks dal punto di vista tattico (la loro fase difensiva è basata sul possesso del disco e non sull'attesa in entrata di terzo), sono altrettanto ermetici. Il problema è che sono anche molto più continui, e per Chicago si prospetta quindi un'intera serie come i famigerati primi 40 minuti contro Vancouver. Urgono dunque contromisure.
Gli avversari incrociati nei primi due turni dai Blackhawks, inoltre, sono squadre costruite con una prima linea d'attacco chiaramente identificabile, quella di Olli Jokinen, Jarome Iginla e Mike Cammalleri a Calgary e quella dei gemelli Sedin e di Alex Burrows a Vancouver. Joà«l Quenneville ha quindi sempre schierato Duncan Keith e Brent Seabrook, semplicemente straordinari, contro i terzetti più temibili, ed è riuscito a limitare la produzione offensiva rivale.
Contro le ali rosse, la scelta non è così evidente. È meglio abbinare Keith e Seabrook a Henrik Zetterberg, Johan Franzen e Dan Cleary o a Pavel Datsyuk, Tomas Holmstrà¶m e Marian Hossa (senza contare che contro gli Anaheim Ducks anche Jiri Hudler e Mikael Samuelsson hanno fatto parecchi danni)? È dunque verosimile che una delle altre coppie di terzini (Brian Campbell-Niklas Hjalmarsson e Cameron Barker-Matt Walker), che mai hanno superato i venti minuti di ghiaccio a partita, sia chiamata a impegni più prolungati. Come risponderà sarà una delle chiavi del successo o dell'insuccesso dei Chicago Blackhawks.
Un'altra chiave, prima ancora della prestazione di Patrick Kane, Jonathan Toews e Patrick Sharp, sarà quella di Dustin Byfuglien. Il 24enne di Minneapolis, difensore trasformato brillantemente in ala l'anno scorso dall'allora allenatore Denis Savard, è riuscito nella non facile impresa di innervosire il sempre pacato Roberto Luongo. Se riuscirà a fare lo stesso parcheggiando il suo fisico imponente dalle parti di Chris Osgood, che nonostante le statistiche da urlo di questi Play Off deve essere individuato come il punto debole dei Red Wings, potrà contribuire efficacemente a girare la serie.
Più in generale, la linea dello stesso Byfuglien completata da Kris Versteeg e Samuel Pahlsson dovrà risultare impeccabile anche in fase di non possesso del disco, visto che molto probabilmente se la vedrà con uno dei primi due blocchi avversari.
Riusciranno i Chicago Blackhawks ad adeguare il loro gioco a un avversario completamente diverso (oltre che molto più forte) rispetto a quelli che hanno affrontato finora? O i Detroit Red Wings proseguiranno la loro strada verso la seconda finalissima consecutiva? Buon divertimento!