Sidney Crosby e i suoi Penguins vanno avanti…
"Narra la leggenda che, avvicinatisi dopo la sirena finale, uno disse all'altro di andare fino in fondo e vincere la Stanley Cup."
Ecco come inizierebbe l'ipotetico libro che tra trent'anni descriverebbe la rivalità che più volte abbiamo sottolineato nella serie tra Pittsburgh e Washington. Un libro che probabilmente passerebbe sopra a quanto successo in gara 7, che tutti si aspettavano combattutissima e che invece ha visto una delle due compagini dominare.
Sono i Penguins, che volano alla finale della Eastern Conference con merito, dopo essere stati sconfitti in casa in gara 6 da un goal all'Overtime di David Steckel, uno dei pochi "altri" della serie.
Infatti, anche e soprattutto prima della partita decisiva, l'esasperazione mediatica e pubblicitario dell'atteso match-up, con poco spazio per gli altri giocatori. Torna Sergei Gonchar dopo la botta di gara 4, e sembra in grado di dare un buon contributo alla causa dei suoi, mentre tra le fila dei Capitals il gran completo e le pareti amiche del Verizon Center sembrano essere garanzia necessaria per l'approdo al turno successivo. Ben poco però avrebbe voluto dire il tifo del palazzetto.
Ad iniziare meglio la gara è Alex Ovechkin. Ruba un puck sulla linea di fondo, impegna il goalie avversario un paio di volte, quando Brooks Orpik cerca di fermarlo ci rimbalza addosso e cade sul ghiaccio. Il russo si prende anche una gomitata con accenno di rissa, e sembra che la sua serata inizi bene.
Al primo PowerPlay però è Sidney Crosby a colpire deviando un tiro dalla blu. 8 secondi dopo Craig Adams approfitta di un grosso errore di Simeon Varlamov, ed i Caps si trovano sotto due a zero in un attimo.
Quando il secondo periodo si apre con due goal ancora per gli attenti Pens, con gli avversari già molto sbilanciati in avanti, il rookie goalie cammina fuori dal ghiaccio portandosi tutte le speranze della capitale degli Stati Uniti.
Ovechkin china il capo sulla balaustra. E' semplicemente finita, e così sono le stagioni incredibili sue, di Mike Green e di Alexander Semin.Non c'è altrettanto semplicemente discussione su chi sia il protagonista di questa serie.
Quando Ovi perde il puck sulla blu e Sid fa tutto il rink per depositare il puck alle spalle di Joseph Theodore con una scioltezza addirittura fenomenale firmando il sesto goal dei suoi, tutto il Nord America e con esso il Mondo si rendono conto di come non ci siano dubbi su chi sia il migliore giocatore sulla faccia della Terra.
Ed emerge anche la differente foggia delle due franchigie. Quella del proprietario Mario Lemieux sembra non affannarsi, focalizzare bene il risultato ed il momento della partita, riuscendo a dominare la gara più delicata dell'anno archivandola già dopo 23 minuti di gioco, mentre quella del manager Bruce Boudreau ha spesso dato il puck al numero 8, coinvolgendo poco Semin e dando l'idea anche troppo evidente di voler vincere fisicamente contro una squadra a cui non puoi concedere mai il possesso del puck. I 16 tiri a 5 del primo periodo dicono tutto circa quanto questa scelta sia stata sbagliata.
Ora Pittsburgh vola al turno seguente con un PowerPlay in rapida ascesa, un Eugeny Malkin riposato dopo essere a larghi tratti mancato in questa serie ed una esperienza e consapevolezza sempre maggiori. Se avevamo additato come "molle" l'atteggiamento avuto contro Philadelphia, nonostante la bella affermazione, ora non possiamo che ammettere che questa caratteristica sia più un segno distintivo che un difetto, anche considerando che il forechecking dà bella mostra di sé.
A Washington invece è il momento dei saluti prima delle vacanze. Ma prima di partire è meglio che i dirigenti si chiudano nel front office a pensare come dare un titolo ad Ovechkin. Ci si potrebbe infatti ritrovare nella scomodissima situazione di un Top Player incastrato in un posto in cui non ha prospettive di eccellere. Però poi vorrebbe comunque il 70% dei puck del suo shift, o almeno questo è ciò che emerge dalla serie appena conclusa.
Chiarire la situazione dei goalie ed aggiungere un difensore di spessore sono due dei gesti che cambierebbero le chance di titolo dei Caps. E' chiaro che non si può avere certezza della vittoria finale, ma affermare che così ci sono grosse possibilità sarebbe mentire. Per questo la sfida con i Penguins sarà cruciale per il futuro. Lì c'è l'esempio di una squadra vincente, bisogna raggiungerli. Tutto questo ammettendo che la vittoria si è dimostrata lontana soli 60 minuti.
Ma siamo sicuri i Capitals si ripresenteranno tra le prime otto dell'Est anche l'anno prossimo. Siamo sicuri quanto siamo smaniosi di ritrovarli contro i Penguins, per continuare il tomo il cui incipit trovate all'inizio di questo articolo e che riporterà i futuri sviluppi della rivalità Crosby-Ovechkin, per ora ferma su un 1 a 0 senza storia.
Chi vi scrive è riuscito a sbagliare il pronostico pur facendone ben due in sede di preview. Succede. L'importante è che sia chiaro che il vantaggio del campo conta ben poco quest'anno, e che le emozioni, ad Est come ad Ovest, sono ben lungi dall'esaurirsi.