L’ultimo passo di Pittsburgh

Tre protagonisti, per motivi diversi: Marc-Andre Fleury, Sergei Gonchar ed Alex Ovechkin.

Il doppio hat-trick di gara due ha dissipato i restanti dubbi sulla rivalità  più importante dell'hockey contemporaneo, ma nella serie tra Washington e Pittsburgh è innegabile il coinvolgimento anche di altre figure.
Innanzitutto Simeon Varlamov, che alla parata incredibile di gara 1 e che vi invitiamo a reperire da qualche parte, ha aggiunto la prova superba di gara 2, magari non testimoniata appieno dai numeri, ma che ha fatto gridare al miracolo ben più di una volta.
I tre goal subiti non sminuiscono una prestazione maiuscola, fatta di deviazioni decisive, doppi o tripli interventi. Il rush iniziale di Pittsburgh è arginato dal rookie, mentre gli altri Capitals esitano e si limitano a cercare il loro numero 8.
Intanto, Sidney Crosby ha deciso di pattinare vicino alla gabbia avversaria in cerca delle deviazioni vincenti e ci riesce per ben due volte, tra primo e secondo periodo, sfruttando i rimbalzi concessi da Varlamov.

Però Washington è ancora ampiamente in partita. In precedenza infatti la difesa avversaria aveva collassato su Sergei Fedorov sulla destra del rink, lasciando, complici anche due scivolate, la conclusione a Alex Ovechkin che, con potenza e precisione aveva infilato Fleury.
La scena si rivedrà  altre due volte, ma sarà  la seconda a spaccare in due il match. Sul 2 a 2, nel terzo periodo, Ovechkin raccoglie un puck vinto in un ingaggio da un compagno, ed infila in modo analogo a quanto già  descritto il portiere ospite, in regime di PowerPlay.
In panca puniti c'è Eugeny Malkin, che ci rimane giusto i tre secondi che servono al connazionale per portare sul due a zero nella serie i suoi.

I cappellini (e saranno tanti da fermare il gioco per qualche minuto) voleranno sullo shift successivo, quando Alex prende il disco all'altezza del centrocampo, fa qualche metro in avanti e scocca un tiro che sorprende la difesa dei Penguins. E' hat-trick ed è 4 a 2, poi rettificato a 30 secondi dal termine ancora da Crosby che raccoglie due o tre rimbalzi sui gambali del portiere dei Caps ed insacca.
Ci rendiamo conto che ciò che traspare da questa sparuta cronaca della gara dell'anno è un Ovechkin fantastico ed un Crosby inferiore al rivale. Non è così, ma la sensazione della gara del Verizon Center può essere quella.

L'87 dei Penguins deve in qualche modo cambiare il suo gioco, cercando il modo di portare i suoi alla vittoria, mentre l'avversario ha finora trovato buon gioco con i suoi mezzi. Per il momento la motivazione è lo scarso apporto di Malkin da un parte, molto involuto dopo le ottime prove del primo turno, ed invece dalle buone prestazioni di Semin e Fedorov, che emergono al fianco del miglior scorer della lega.

Annnotazioni che ovviamente cambiano con lo svilupparsi della serie, giunta sul 3 a 2 per i Penguins nel momento in cui scriviamo. La vittoria in gara 5 di questi ultimi, su autorete all'overtime, indirizza la qualificazione lontano dal Verizon Center, ma solo dopo che i Capitals per almeno due o tre volte sono stati vicini ad indirizzarla dalla propria parte. Nella terza partita Ovechkin ci mette un minuto a segnare, ma i Pens prevarranno ancora all'overtime. Poi, forse nell'unica partita poco combattuta della serie, pareggeranno i conti sul 2 a 2.

Circa gara 4, da segnalare il contatto che manda Sergei Gonchar nello spogliatoio anzitempo. Ovechkin alza il ginocchio in una carica in una zona del rink poco importante, ed incoccia quello di Gonchar, suo connazionale ed amico. Ques'ultimo cade sul ghiaccio dopo un ampio volo, per rialzarsi solo qualche minuto dopo con un ginocchio malconcio.
Collissione non sporchissima, ma certamente evitabile, anche perchè in una zona del rink, come detto, poco significativa in quel momento. Il puck poteva essere fermato alla balaustra e di certo quello non era il modo di mantenerlo nel terzo offensivo.
Un peccato di foga, di eccessiva grinta, quella che lui si è reinventato quest'anno, duplicando il tempo in panca puniti ed aggiungendo una nuova dimensione di "checker" al suo ruolo. Dimensione in cui però ha ecceduto venerdì notte. Nessuna ramanzina, solo l'osservazione di un errore, è unicamente un peccato che ci sia andata di mezzo la salute di un altro giocatore.

Episodio che inevitabilmente ridimensiona l'immagine di "Alexander the great" come molti lo chiamano. Mentre Crosby invece, più schivo e concentrato, ha fornito ai suoi mezzi sufficienti ad ipotecare il passaggio del turno.
Adesso andremo a vedere gara 6 in quel di Pittsburgh. C'è da scommettere sulla drammaticità  dell'evento, sullo scontro tra le due franchigie in una rivalità  che potrebbe nascere anche a livello di squadra, dopo essere iniziata a livello individuale.
Le vittorie sul filo della sirena hanno sempre avvantaggiato i Penguins, un trend che molto può fare per qualsiasi franchigia in postseason. E che ora potrebbe dare il passaggio del turno ai Pens, che si devono però guardare le spalle perchè già  nel primo turno Washington ha ribaltato la situazione al Madison Square Garden.

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