Patrick Marleau e gli Sharks verso il banco di prova dei Playoff:come andrà questa volta?
E' stata una stagione facile per i San Jose Sharks e per i Washington Capitals. Vediamo come i loro migliori giocatori sono stati decisivi finora e se ciò è stata una ragione sufficiente a spiegare il buonissimo record delle due franchigie, che ad Ovest e ad Est rispettivamente, hanno ipotecato il passaggio ai playoff da tempo.
Bistrattato, dato per finito da alcuni, Patrick Marleau è tornato a dare saggio della sua classe in questa stagione. Il quinto posto provvisorio nella classifica dei capocannonieri con 36 reti non gli vale solo il rispetto della lega e degli addetti ai lavori, ma rappresenta anche la più brillante prestazione in carriera. Il calo preoccupante della scorsa stagione regolare, terminata con soli 19 goal contro i 32 di quella ancora precedente dice molto, ed i meriti vanno spartiti tra lui e il suo staff tecnico.
Data infatti per scontata la vena da playmaker del grande Joe Thornton, il coach Todd McLellan, al primo anno sulla panchina degli Sharks, ha optato per affiancare il capitano a Thornton, e non di farlo giocare come centro in seconda linea. Il risultato è una doppia minaccia per gli avversari, confidando nella profondità delle altre linee d'attacco, che hanno ben retto la promozione di Marleau.
Se a ciò aggiungiamo come ala destra Devin Setoguchi, ecco che giungiamo ad una delle prime linee più tecniche nell'NHL moderna. Il 22enne ha fornito 28 assist, che ben hanno foraggiato Marleau, oltre a 25 goal.
Le valige di Marleau erano già pronte: bastava qualche fallimento iniziale della squadra ed il suo contratto in scadenza nel 2010 sarebbe stato ceduto. Invece la nuova squadra ha ingranato da subito, stabilendosi con prepotenza al primo posto della Western Conference, con prestazioni casalinghe incredibili che hanno visto gli Sharks stabilire il record della più lunga striscia di vittorie in casa per iniziare una stagione. Il classico ritorno dei Detroit Red Wings li ha parzialmente privati del vantaggio del campo per tutti i playoff, cosa a questo punto basilare per arrivare sino alle finali per la Stanley Cup.
Finali che da due anni sono una chimera difficile da inseguire ed impossibile da raggiungere. Nonostante il numero 12 di San Jose fornisca sempre prestazioni all'altezza della postseason, non sono bastati contro i solidi Stars del 2008. Chissà che anche quest'anno non si possa riproporre lo stesso scontro intradivisionale dell'anno passato, visto che Dallas è in pesante risalita e punta all'ottavo posto utile per qualificarsi.
Plausibilmente l'ultima stagione buona per gli squali (i contratti di molti giocatori sono in scadenza tra l'anno prossimo e quello dopo), dovrà finire per forza con una affermazione. Le differenze con la scorsa stagione ci sono: nel 2007-2008 lo spettacolare Evgeny Nabokov aveva molte volte tolto le castagne dal fuoco dei suoi, parando l'imparabile ed arrivando un po' scarico ai playoff. Quest'anno, invece, l'attacco gli ha dato una mano, tanto che, a 13 partite dal termine, ha lo stesso numero di goal segnati della stagione scorsa, 222. La difesa potrebbe migliorare, e non solo per il suo goalie, la prestazione di 365 giorni fa subendo meno di 193 goal (ora sono 171). Bisogna quindi avere cauto ottimismo in California, considerando anche che le numero 7 e 8 della Western non dovrebbero essere squadroni (Oilers, Wild, Preds o Stars), ed il già scritto rendimento casalingo, ancora il migliore della lega nonostante le ottime rese casalinghe di Washington, per l'appunto, e di Detroit.
Dall'altra parte del continete, lungo le coste dell'altro oceano, Alexander Semin aveva iniziato a portare avanti la baracca dei Capitals, forti di essere nella division più malmessa dell'NHL, la SouthEast. Un inizio da MVP garantiva ad una franchigia che in quel momento non poteva contare su un grosso contributo di Alex Ovechkin una partenza sprint che metteva subito le cose in chiaro all'interno della division stessa ed anche all'esterno di essa.
Poi, il viaggio di Ovechkin in Russia ed il ritorno, qualche giorno dopo, che si rivelerà devastante. Nonostante la partenza ad handicap, il miglior giocatore dell'NHL riesce a tutt'oggi ad essere il capolista solitario della classifica degli scorer, con molte reti di vantaggio sugli inseguitori. Una escalation incredibile: oppotunismo, potenza, tecnica, tiro, il tutto in una affermazione che gli fa raggiungere il picco dell'ancor giovane carriera, che lo porterà ad avere il secondo Maurice Richard Trophy consecutivo, e chissà cos'altro.
Sì, perchè in teoria le idee di Washington sono quelle di convogliare il talento del russo in un team vincente. Per quanto sia difficile, il management della capitale sta riuscendo nell'impresa. Pur mancando di confidenza lontano da casa, i Caps hanno tra le mura del Verizon Center ancora un vero e proprio fortino da espugnare ed un PowerPlay devastante.
Tali caratteristiche li accomunano ai già citati Red Wings, Sharks ed ai Boston Bruins. Insomma, i tempi in cui Washington si poteva qualificare ai playoff solo sperando di vincere stentatamente la division peggiore della lega sembrano lontani.
Quest'anno, invece, si lotta per il primo o secondo posto nella Conference. Non c'è da sottovalutare questa possibilità , perchè permette di evitare la sesta classificata che, comunque andrà , sarà un osso probabilmente molto più duro della sette o la otto.
L' ultima annotazione su Ovechkin riguarda il suo stile di gioco. Alla fine della regular season raddoppierà il minutaggio in panca puniti rispetto a 12 mesi fa. Dato che non stupisce nessuno o quasi, ma che fa capire quanto il giocatore si stia evolvendo in un attaccante con capacità a tutto tondo e non solo nel terzo offensivo, dove attualmente semplicemente domina la lega più grande del Mondo. Prime avvisaglie di questo cambiamento nella scorsa post season, con i Caps eliminati molto prima delle finali; questo 2009 potrebbe riservare ben altre sorprese ai loro sostenitori, sempre ricordandosi che molti dei contratti dei giocatori (Ovechkin, Green, Theodore, Poti) sono a lungo termine e che una seconda chance per questo gruppo ci sarà .
Ora ricapitoliamo le classifiche.
Nella Pacific degli Sharks, restano appesi al discorso playoff gli enigmatici Ducks a 72 punti ed i risorgenti Stars a 74, che potrebbero ancora essere la spina nel fianco delle grandi della Western ad aprile. Dopo i molti infortuni, sembra che per la volata finale nella stato della stella solitaria ci siano veramente tutti, e l'inizio tragico, scandito anche dalle peripezie del cacciato Sean Avery, potrebbe diventare un ricordo vuoto di rimpianti.
Kings e Coyotes mettono in mostra, a turno, i propri giovani ma sono ancora lontani da essere delle realtà di spicco. Specialmente Phoenix ha, in sede di trade deadline, distrutto e rifatto tutto per l'ennesima volta.
Nella SouthEast dei Capitals, i Carolina Hurricanes agguantano la zona playoff mentre ne escono gli spreconi Panthers, in una situazione ideale un mese fa ed ora poco incisivo e con sole 4 W nelle ultime 10. Così non si va avanti, e potrebbe mangiarsi le mani di non aver ceduto Jay Bouwmeester quando era il momento.
Dietro, la gara a chi perde la sta vincendo Tampa, nonostante uno Steven Stamkos che va alla grande e del quale parleremo diffusamente nelle prossime settimane, mentre Atlanta sta vivendo del risveglio del suo uomo più rappresentativo Ilya Kovalchuk che, una volta resosi conto che di cambiare casacca non se ne parlava, ha iniziato a giocare come sa ed è entrato anche lui nei primi 5 marcatori NHL, garantendo 7 vittorie ai suoi nelle ultime 10 gare.