Dall'alto non è arrivato nessun aiuto per Guy Carbonneau…
E così nella Northeast Division è saltata la seconda testa. Dopo quella di Craig Hartsburg a Ottawa, che ha pagato l'annata no di moltissimi senatori e alcune scelte discutibili di Bryan Murray, è toccato a Guy Carbonneau, che dal 2006 allenava i Montréal Canadiens. La conduzione tecnica è stata assunta dal General Manager Bob Gainey.
La stagione della leggendaria franchigia del Québec è in bilico. Da un lato, a un tiro di schioppo, c'è il quarto posto al momento detenuto dai Philadelphia Flyers, una posizione che garantirebbe il vantaggio casalingo nel primo turno dei Play Off. Ma dall'altro, a distanza ancor più ravvicinata, ecco l'incubo del nono posto, che decreterebbe la clamorosa eliminazione di una squadra che nelle intenzioni avrebbe dovuto affrontare la stagione facendo la voce grossa.
Il campionato del centenario dei Canadiens rischia insomma di deragliare in modo drammatico. I numerosi infortuni, in particolare quelli subiti da Saku Koivu, Alex Tanguay, Robert Lang e Mike Komisarek, hanno scombussolato non poco i piani. Ma, al contempo, è impossibile ignorare le prestazioni nettamente al di sotto delle attese di numerosi protagonisti della brillante Regular Season dello scorso anno.
Di Alex Kovalev, discontinuo oltre ogni limite, si è già parlato in altre occasioni. Sarebbe tuttavia ingiusto individuare nell'ala russa l'unico capro espiatorio. Carey Price, che aveva iniziato per lo meno discretamente la stagione, si è perso e in diverse occasioni Guy Carbonneau ha dovuto affidarsi a Jaroslav Halak.
Price non ha certo dimenticato come si arrestano i dischi, il talento messo in mostra a copiose manciate l'anno scorso non può essere scomparso. Spesso però si ha l'impressione che il 22enne estremo difensore debba ancora superare psicologicamente lo shock dell'estromissione al secondo turno dei Play Off 2008, quando i Canadiens dominarono per lunghi tratti i Philadelphia Flyers ma un superbo Martin Biron vinse il duello a distanza contro un insicurissimo Price. È possibile che i suoi errori abbiano lasciato il segno, soprattutto considerato che i quotidiani québecois già proponevano confronti con Patrick Roy, vincitore della Stanley Cup nell'anno del debutto con i Canadiens.
Notevole anche l'involuzione subìta da diversi attaccanti, oltre al citato Kovalev. Tomas Plekanec, che l'anno scorso ha rasentato le 30 reti e i 70 punti, a quindici partite dalla fine ha raccolto appena la metà del bottino. Il cecchino Christopher Higgins, reduce da 27 reti, è fermo a nove misere segnature. Se Andrei Kostitsyn si sta mantenendo sui livelli del campionato 2007/08, non si può certo dire lo stesso del fratello Sergei, addirittura dirottato agli Hamilton Bulldogs della AHL.
L'annata da dimenticare di molti protagonisti della fase offensiva ha reso disastroso un Power Play che l'anno scorso risultava invece quasi infallibile. Pur migliorato nelle ultime settimane grazie soprattutto all'arrivo da Atlanta di Mathieu Schneider, la percentuale di realizzazione in superiorità numerica si attesta sul 17,9%, al diciottesimo posto della Lega. Proprio Mathieu Schneider è andato a prendere il posto sulla linea blu del sottovalutatissimo Mark Streit, che evidentemente, come del resto sta dimostrando in una squadra inesperta come i New York Islanders, aveva i suoi bravi meriti nel far girare il Power Play di Carbonneau.
Se al completo e al massimo della forma, l'organico dei Canadiens basta e avanza per tentare l'assalto alla Stanley Cup. Toccherà ora a Bob Gainey subentrare a poche partite dalla conclusione della Regular Season in pieno stile Lou Lamoriello e vestire i doppi panni di General Manager e allenatore.
Nella storia della National Hockey League, i Montréal Canadiens hanno vinto almeno un campionato in ogni decennio. La finestra per continuare la serie si chiude quest'anno. Per tenerla aperta, servirà ben più di un nuovo volto dietro la balaustra.