Bryan Murray continua a esonerare allenatori. Ma se fosse lui il problema?
Gli Ottawa Senators sembrano aver adottato una strategia tipicamente europea nella gestione degli allenatori. La programmazione a lungo termine, una caratteristica che ha spesso contraddistinto numerose franchigie nordamericane, non sta più di casa nella capitale canadese.
È di questi giorni infatti la notizia che Bryan Murray, General Manager dei senatori, ha dato il benservito a Craig Hartsburg, al primo anno alla guida di Daniel Alfredsson e compagni. Certo, i risultati non sono dalla parte dell'allenatore debuttante e, come si suol dire in questi casi, è più facile esonerare un coach che licenziare un'intera rosa di giocatori.
Ma Murray, che in queste ultime due stagioni ha messo in evidenza tutti i suoi limiti dietro la scrivania, ha dimostrato pochissima pazienza e spesso i suoi interventi hanno mancato clamorosamente il vero problema.
Sono passati meno di due anni dalla fantastica corsa dei Senators, allora allenati proprio da Bryan Murray, fino alla finalissima, poi persa contro gli Anaheim Ducks. Quella squadra aveva tre assi incontenibili, Jason Spezza, Daniel Alfredsson e Dany Heatley, altre due linee d'attacco bravissime in copertura ma in grado anche di contribuire con regolarità in fase offensiva (ben otto giocatori, oltre a quelli della superlinea, in doppia cifra in fatto di reti) e un portiere, Ray Emery, esploso al momento giusto, pur con i suoi mille difetti, soprattutto caratteriali.
Ebbene, l'organico della squadra edizione 2008-09, fatta eccezione per lo stesso Emery e per Wade Redden, per altro deludente nelle sue ultime stagioni a Ottawa, è quasi la copia carbone di quella splendida compagine. Ma oggi langue sul fondo della classifica, a 15 punti dai Play Off. Qualcosa si è rotto l'anno scorso, di questi tempi. Ripercorriamo la storia recente.
Dopo la cavalcata quasi trionfale, Bryan Murray rassegna le dimissioni da allenatore e accetta l'incarico da General Manager della squadra. La sua prima operazione è quella di promuovere a Head Coach John Paddock, il suo fido assistente.
La stagione 2007-08 inizia alla grandissima. I Senators sono sempre la squadra spettacolare e votata all'offensiva che l'anno prima macinava gioco e avversari, e sembrano decisi a ritentare la scalata alla Stanley Cup. Ma ecco i primi scricchiolii. Ray Emery perde il posto e fa i capricci, arriva in ritardo agli allenamenti, litiga con il mondo intero. Ha senz'altro le sue colpe (per la cronaca, nel campionato russo ha appena tentato di cambiare i connotati al responsabile del materiale della sua squadra), ma di sicuro l'involuzione che i senatori subiscono dopo l'All Star Game non è spiegabile solo con le vicissitudini legate al giovane estremo difensore.
I Senators sembrano svuotati, quasi colti dal classico collasso post-finale, ma con sette mesi di ritardo. La classifica si fa viepiù deficitaria. Per arrestare l'emorragia, Bryan Murray esonera John Paddock e assume il controllo della situazione. Il fieno messo in cascina a inizio stagione permette di restare aggrappati a un posto nella Post Season per due miseri punticini. Ma nei quarti di finale della Eastern Conference la squadra canadese viene spazzata via senza complimenti dai Pittsburgh Penguins.
Dopo quella di Paddock, la testa di Ray Emery è la seconda a saltare. Ma il resto della squadra sostanzialmente non cambia: all'attacco ci sono più o meno sempre le stesse facce, in difesa Filip Kuba sostituisce Wade Redden e Jason Smith porta cattiveria agonistica. In poche parole, pare che la colpa fosse di John Paddock e Ray Emery.
Bryan Murray individua in Craig Hartsburg l'allenatore che fa per lui. Il 50enne di Stratford (Ontario) è un sergente di ferro con una discreta esperienza in NHL e una straordinaria capacità di valorizzare i giovani talenti. L'ideale per un progetto a lungo termine. Infatti.
La prima metà della stagione 2008-09 è un autentico disastro. Se la dipendenza dal trio Alfredsson-Spezza-Heatley è sempre stato un problema dei senatori, quest'anno è addirittura imbarazzante. Mike Fisher, Antoine Vermette e compagni non segnano neanche a pregarli in ginocchio. Come se non bastasse, gli stessi tre fuoriclasse stanno giocando nettamente al di sotto delle aspettative: Jason Spezza è irriconoscibile, sfiduciato quando non addirittura svogliato. Daniel Alfredsson è l'ombra del trascinatore di due anni or sono. Dany Heatley è ancora tra i migliori cecchini della Lega, ma senza l'apporto dei due compari fatica a essere letale come un tempo.
Quel che è peggio, in troppe partite i Senators sembrano scendere in campo con supponenza, non hanno la stessa disperata voglia di recuperare terreno dimostrata recentemente dai Tampa Bay Lightning, che li precedono di quattro punti. A proposito di Lightning: a suo tempo, il General Manager Jay Feaster aveva capito che inchiodare tanti milioni a tre soli giocatori, nella fattispecie Vincent Lecavalier, Martin St. Louis e Brad Richards, contribuiva a rendere "mono-linea" il reparto avanzato, perché con il tetto salariale non consentiva di investire in altri validi attaccanti.
La ricetta di Bryan Murray, invece, è sempre quella, l'esonero. A Craig Hartsburg viene mostrata la porta e al suo posto ecco dai Binghamton Senators della AHL Cory Clouston, alla prima esperienza ai massimi livelli. L'inizio non è stato dei migliori, due sconfitte casalinghe contro Los Angeles e Boston, la prima, tanto per non smentirsi, senza riuscire a scagliare nemmeno un disco alle spalle del portiere Jonathan Quick.
Ma provenendo dal Farm Team, Clouston conosce bene l'organizzazione dei Senators e, con una lunga esperienza nelle leghe giovanili alle spalle, è la scelta ideale per un progetto a lungo termine… Diciamo un paio di mesetti, fino alla fine del campionato, quando Bryan Murray licenzierà di nuovo l'uomo sbagliato.