Il mercato delle tasche vuote

Marian Gaborik, se sano, potrebbe interessare a molte squadre

Manca poco più di un mese alla chiusura del mercato, prevista mercoledì 4 marzo. La Trade Deadline è da sempre uno dei periodi più spettacolari dell'anno per gli appassionati di hockey. Le televisioni di mezzo Nordamerica organizzano dirette fiume, durante le quali i cellulari dei giornalisti squillano in continuazione annunciando nuove indiscrezioni, nuovi scambi. Poi, ecco la tanto attesa scritta in sovrimpressione, "Breaking News". È ufficiale, è successo qualcosa. Chi sarà  il campione che ha cambiato casacca? Al posto di chi?

Non passa chiusura del mercato senza uno o più mega-scambi, le squadre ormai rassegnate a guardare i Play Off da casa hanno campioni (e soprattutto contratti) da scaricare per avviare la ricostruzione, le compagini messe meglio in classifica cercano quell'ultimo pezzo che consenta loro di comporre un mosaico chiamato Stanley Cup.

L'anno scorso a farla da padrone era stata l'operazione tra Pittsburgh Penguins e Atlanta Thrashers che aveva visto Marian Hossa e Pascal Dupuis partire per la Pennsylvania in cambio di Colby Armstrong, Erik Christensen, Angelo Esposito e una scelta al primo turno. E quest'anno? Quest'anno ben difficilmente si vedranno scambi di questa portata.

Dalla stagione 2004-05, anno della sua introduzione, il tetto salariale è aumentato di anno in anno. In vista della prossima stagione, invece, voci di corridoio lo danno più o meno inchiodato sugli attuali 56,7 milioni di dollari e, addirittura, in calo per il campionato successivo. In poche parole, c'è poco da scialacquare.

Certo, non per questo il 4 marzo passerà  all'insegna della noia. Rischieranno sicuramente di muoversi i pesci grossi in scadenza di contratto, magari in cambio di altri giocatori senza un accordo per l'anno prossimo. In questo modo, la cifra da mettere a bilancio sarebbe piuttosto sopportabile e, in ogni caso, appesantirebbe solo i conti di quest'anno. Per Marian Gaborik, tanto per fare un esempio, la squadra acquirente contabilizzerebbe solo l'importo pro rata temporis del suo stipendio annuale.

Parallelamente, le varie franchigie potrebbero interessarsi a chi, per vari motivi, è rimasto a piedi dall'inizio della stagione. Basti pensare ai Vancouver Canucks che hanno offerto una carrellata assurda di dollari a Mats Sundin ma con un contratto solo fino a giugno, quindi senza ripercussioni sul tetto salariale della stagione 2009-10. Oppure ai New Jersey Devils che hanno ingaggiato un più onesto Brendan Shanahan, accontentatosi di 800'000 dollari fino a fine stagione. In questo senso, potrebbe tornare in auge l'eterna telenovela concernente le caviglie di Peter Forsberg, che recentemente ha annunciato di voler fare un ultimo tentativo ai massimi livelli.

Ben più difficile, invece, sarà  assistere al classico scambio "da chiusura del mercato", con la squadra fuori dai Play Off che cede un fuoriclasse alla squadra ancora in corsa per la Post Season in cambio di giovani e scelte al draft per il futuro. Con l'incertezza legata al tetto salariale del prossimo biennio, nessun General Manager sano di mente acquisirebbe un contrattone a diversi zeri senza sganciare nulla in termini di stipendi.

L'esempio di Vincent Lecavalier è utile per spiegare questo ragionamento. Nonostante i risultati molto positivi di queste ultime settimane, a inizio marzo i Tampa Bay Lightning potrebbero trovarsi fuori dalla lotta per i primi otto posti ed essere desiderosi di sacrificare il loro capitano (o Martin St. Louis) per completare la ricostruzione avviata l'anno scorso con la cessione ai Dallas Stars di Brad Richards. Ma ben difficilmente troveranno un partner disposto ad accollarsi i 10 milioncini che Lecavalier intascherà  in ognuna delle prossime sette stagioni senza spedire in Florida almeno l'equivalente.

Poniamo per esempio che i Montréal Canadiens, la squadra apparentemente più interessata alle prestazioni del 28enne centro di ÃŽle Bizard, invii a Tampa una montagna di scelte al draft e un paio di giovani promettentissimi, per esempio Matt D'Agostini e Max Pacioretty, uno scambio simile a quello di due anni or sono tra Nashville Predators e Philadelphia Flyers quando in ballo c'era Peter Forsberg.

Ebbene, se nelle prossime due stagioni il tetto salariale dovesse abbassarsi notevolmente, i Montréal Canadiens, che già  oggi hanno pochissimo margine di manovra, sarebbero costretti a tagliare giocatori importanti (magari proprio Lecavalier) senza avere la possibilità  contabile di ingaggiarne di nuovi e senza poterli sostituire con i loro migliori giovani, finiti in Florida. Un disastro.

No, il trasferimento di Vincent Lecavalier è senz'altro fattibile, ma sull'aereo in partenza da Montréal dovrebbe accomodarsi una massa salariale per lo meno di poco inferiore alla sua. E a questo punto, per i Lightning l'affare sarebbe meno interessante.

È dunque sicuro che le squadre si muoveranno con circospezione fino al 4 marzo. L'anno scorso, i Pittsburgh Penguins bruciarono molto del loro futuro per godersi due mesetti di Marian Hossa senza nemmeno vincere la Stanley Cup. Quest'anno, con il tetto salariale aumentato di sei milioni di dollari, sono palesemente più deboli. Figuriamoci se si fosse abbassato"

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