I più e i meno del 2008

David Krejci è una delle note più liete degli scatenati Boston Bruins

Con il Winter Classic di Chicago che ha lanciato splendidamente il 2009, la NHL prosegue a testa bassa verso la prossima pausa, che coinciderà  con l'All Star Game. Abbiamo dunque giusto il tempo di gettare un ultimo sguardo alla porzione di campionato disputata nel 2008, decretando sorprese positive e negative delle cinque compagini che compongono la Northeast Division.

Nell'attuale mondo dorato dei Boston Bruins si potrebbe puntare il dito a caso sul roster di giocatori per scegliere il migliore. Da Marc Savard, che si è confermato tra i migliori registi della Lega, a Phil Kessel, letale in fase offensiva e finalmente presente anche in quella difensiva, da Zdeno Chara, solito invalicabile baluardo sulla linea blu, a Michael Ryder, di nuovo cecchino dopo una crisi prolungata a Montréal, da Manny Fernandez e Tim Thomas, sempre solidi quando chiamati in causa, a Blake Wheeler, possente attaccante che pian pianino sta scalando le classifiche per il Calder Trophy.

Scegliamo invece David Krejci. Il 22enne attaccante di Sternberk, in Repubblica Ceca, ha consolidato la sua posizione di centro della seconda linea, dimostrandosi non meno fantasioso e brillante di Marc Savard nel pescare il compagno smarcato con assist attraverso pertugi invisibili ai più. La sua esplosione, che fa seguito a una stagione nella quale in 56 partite aveva già  dimostrato di che pasta è fatto, consente ai Boston Bruins di non soffrire più di quel tanto per l'assenza di Patrice Bergeron e di schierare sempre almeno due linee in grado di andare a rete in qualsiasi momento.

Difficile, ovviamente, decretare una sorpresa negativa in una squadra che sta tenendo il passo dei magnifici San José Sharks. Forse ci si poteva aspettare di più da Matt Lashoff, promettente difensore che sembra non riuscire a innestare quella marcia in più che gli permetterebbe di spiccare anche nella NHL La palma del più sfortunato, evidentemente, non può non andare a Patrice Bergeron.

Anche tra i Montréal Canadiens optiamo per una scelta a sorpresa: dato che Alexei Kovalev, Alex Tanguay, Saku Koivu e i fratelli Kostitsyn stanno giocando su buoni ma non eccelsi livelli (almeno se paragonati alla stupenda scorsa stagione regolare), estraiamo dal cilindro Matt D'Agostini. Pur avendo giocato solo quattordici partite, il 22enne di Sault Ste. Marie ha dato alla squadra di Guy Carbonneau quella concretezza che la maggior parte degli altri attaccanti, più prestigiatori che cecchini, non può dare.

In questo senso, D'Agostini ricorda in parte il Michael Ryder che, in coppia con Mike Ribeiro, trasformava in gol qualsiasi disco transitasse in un raggio di due metri dal suo bastone. Le prime partite del 2009 serviranno a scoprire se la giovane ala destra saprà  meritarsi la conferma nella NHL.

Tra i peggiori, facile citare Tomas Plekanec. Il centro ceco sembra essere l'ingranaggio che più stenta a ingranare nel sonnacchioso Power Play canadese e, in generale, è lontano anni luce dal rendimento di un anno fa. Merita una menzione anche George Laraque, che sembra aver dimenticato a Pittsburgh la grinta che da sempre lo contraddistingue. Cattiveria agonistica che sarebbe invece manna dal cielo per una squadra "scuola europea" come i Canadiens.

Ci sono pochi dubbi su chi sia stato il migliore tra i Buffalo Sabres. Thomas Vanek ha segnato a raffica, caricato avversari alle balaustre, difeso la propria porta. È la prima vera stagione da attaccante completo in tutte le sfaccettature dell'hockey su ghiaccio per il campione austriaco, e grazie a lui i Sabres sono a contatto di un posticino tra le prime otto nonostante una stagione leggermente al di sotto delle attese di Jason Pominville, Ales Kotalik e Jochen Hecht.

Spariamo invece sulla Croce Rossa nel nominare Maxim Afinogenov quale peggiore della squadra di Lindy Ruff, ma non possiamo fare altrimenti. L'ala russa non ha mai brillato sul piano difensivo e continua a non farlo, ma per lo meno una volta segnava e lasciava sul posto gli avversari con scatti brucianti. Prigioniero di un contratto da 3,5 milioni di dollari, Afinogenov andrà  a scadenza alla fine della corrente stagione e, molto probabilmente, dirà  addio alle sciabole.

In seno ai Toronto Maple Leafs, nonostante un calo nelle ultime settimane Mikhail Grabovski è stato tra i più costanti a un buon livello. Alla ricerca di un centro possibilmente a basso costo per una delle prime due linee, l'ex General Manager delle foglie d'acero Cliff Fletcher ha pescato questo talento bielorusso in casa dei Montréal Canadiens e i fatti gli stanno dando ragione.

Grabovski lotta e soprattutto tira in porta senza farsi pregare, caratteristica assolutamente non automatica nei centri di scuola russa, che spesso preferiscono effettuare ricami sul ghiaccio con il disco sul bastone.

Se Cliff Fletcher merita una pacca sulle spalle per l'ingaggio di Grabovski, va invece sculacciato per quello di Curtis Joseph. Dispiace criticare un portiere che è stato tra i migliori degli ultimi due decenni, ma il 41enne di Keswick (Ontario) sta giocando la classica stagione di troppo e alle spalle di un Vesa Toskala a sua volta tutt'altro che trascendentale ci vuole un ripiego sicuro. In futuro, potremmo vedere più spesso Justin Pogge con la maglia dei Maple Leafs.

E siamo agli Ottawa Senators. Che dire? Il povero Alex Auld, spesso abbandonato dietro a una difesa che fa acqua da tutte le parti e che come se non bastasse continua a perdere pezzi, è riuscito spesso a salvare la baracca. Filip Kuba è di gran lunga il miglior terzino dei senatori, difensivamente e offensivamente. Dany Heatley, pur se sempre più spesso separato da Daniel Alfredsson, continua a segnare con una discreta regolarità .

Per il resto, è notte fonda, a partire da Jason Spezza, che sembra aver perso tutta la fiducia in sé stesso e pur con statistiche non del tutto da buttare regala di continuo nuovi argomenti a chi fa il tifo per la sua cessione entro la chiusura del mercato. Chris Phillips sembra sul ghiaccio ogniqualvolta gli avversari vanno in rete, mentre Antoine Vermette e Mike Fisher bisticciano con il gol dall'inizio del campionato.

Ma è già  tempo di volgere lo sguardo al 2009. Lo scatto di poco meno di due mesi che ci separa dall'All Star Game potrebbe mutare più o meno radicalmente gli equilibri. Il potente motore che ora sospinge i Boston Bruins si ingolferà  strada facendo? Gli Ottawa Senators accenderanno la macchina da reti sopita in loro?

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