Dany Heatley a testa bassa. La stagione non è iniziata bene per i Senators
Passata a ritmo sostenuto la boa del quarto di stagione regolare, non si può certo dire che siano mancate le sorprese nella Northeast Division. Il campionato ha meno di due mesi di vita, ma la storia insegna che il fieno messo in cascina a ottobre e novembre molto spesso è risultato decisivo a maggio e, viceversa, i ritardi accumulati all'inizio sono ancora tali alla fine.
Era lecito pensare che i Boston Bruins, allenati da quel vecchio volpone di Claude Julien, potessero essere un osso duro, ma alzi la mano chi aveva pronosticato la squadra del Massachusetts in lotta addirittura per il primo posto della Eastern Conference dopo una ventina di partite.
Julien ha plasmato una squadra quadrata e completa in ogni reparto. Tim Thomas si sta esibendo su livelli ancora superiori a quelli della stagione scorsa, quando si meritò la convocazione all'All Star Game. La difesa sembra aver riposto nel cassetto gli alti e bassi di inizio stagione e ora, ben coadiuvata dai terzetti offensivi, offre la necessaria copertura.
In attesa di rivedere il Patrice Bergeron di due anni or sono, prima della brutta commozione cerebrale dello scorso anno, l'attacco vive delle invenzioni di un Marc Savard ormai insediatosi stabilmente tra i migliori play-maker della Lega.
Al suo fianco non è esploso come ci si poteva aspettare Michael Ryder (solo tre reti finora), ma i Bruins hanno potuto contare sulla produzione offensiva di Phil Kessel, quest'anno molto più presente anche in fase difensiva, di Milan Lucic, sempre più beniamino dei tifosi, di David Krejci, spesso geniale nei suggerimenti ai compagni anche se molto altalenante nel rendimento, di Marco Sturm, la disciplina per antonomasia, e del terzino Dennis Wideman.
Con i successi mietuti negli ultimi anni dai Red Sox del baseball, dai Celtics del basket e dai Patriots del football, i Boston Bruins potrebbero tornare a camminare a testa alta in una regione, quella del New England, da sempre affamata di sport.
I Montréal Canadiens hanno a lungo battagliato con i Bruins per il primo posto divisionale e, nonostante i recenti passi falsi, nulla lascia presagire che non possano continuare a stare tra i primi all'est fino ai Play Off. Basti pensare che la compagine di Guy Carbonneau è in quella posizione di classifica con i fratelli Kostitsyn che ancora non hanno ingranato e con un Tomas Plekanec lontano parente del centro che avevamo ammirato lo scorso anno.
Per il momento, stanno giocando al di sotto delle attese anche Alexei Kovalev, reduce da una stagione tra le migliori della sua carriera, e Christopher Higgins, mentre sono state molto buone le prestazioni di Alex Tanguay e soprattutto di Andrei Markov, ormai pronto per contendere a Nicklas Lidstrà¶m il Norris Trophy quale miglior difensore. Tra i pali si conferma portiere di sicuro avvenire Carey Price, che dovrà però dimostrare di aver imparato dalle difficoltà incontrate il giugno scorso quando le partite saranno da dentro o fuori.
Quando Kovalev, Higgins, Plekanec e i fratelli Kostitsyn torneranno a giostrare come sanno, migliorerà automaticamente anche il Power Play, l'anno scorso uno straordinario punto di forza. E allora i Montréal Canadiens potranno tornare a sognare di vincere la Stanley Cup proprio nella stagione del loro centenario.
Dopo essere scattati dai blocchi di partenza come il miglior Usain Bolt, nelle ultime settimane i Buffalo Sabres hanno notevolmente rallentato e hanno perso sette delle ultime dieci partite. In porta, Ryan Miller è parso a tratti titubante e la difesa recentemente è stata tutt'altro che impermeabile, all'insegna di Henrik Tallinder, lento e macchinoso.
In un attacco al momento quasi totalmente sulle spalle di Thomas Vanek e Jason Pominville, spicca la difficoltà ad andare a rete di Derek Roy, che come se non bastasse mette a referto un -5 nella statistica +/-, tra i peggiori dei Sabres. Tim Connolly, dal canto suo, continua a lottare più con gli infortuni che non con le difese avversarie, mentre è ben lungi dall'essere risolto l'enigma Afinogenov. Da due stagioni l'ala destra russa è l'ombra del campione che faceva impazzire tutti con la sua velocità . Da tempo, Lindy Ruff lo ha retrocesso in terza linea e raramente gli concede più di un quarto d'ora di ghiaccio.
I Buffalo Sabres, che al momento sono sotto la linea che separa le otto elette dalle squadre che guarderanno i Play Off alla televisione, devono ritrovare il piglio di inizio stagione per non perdere ulteriormente il contatto con l'ottavo posto.
Non sono invece un enigma le prestazioni altalenanti dei Toronto Maple Leafs. Le foglie d'acero pagano l'inesperienza di un organico relativamente giovane, che sta muovendo i primi passi nella NHL senza papà Mats Sundin. Che vincano o che perdano, i Maple Leafs sono sempre un piacere da seguire: le loro partite sono spesso ricche di reti e di capovolgimenti di fronte, un incubo per gli allenatori, una manna per gli spettatori.
Anche la franchigia dell'Ontario deve fare i conti con un "caso Afinogenov": Jason Blake, dopo una straordinaria stagione con la maglia dei New York Islanders, dall'anno scorso non riesce più a trovare con una certa regolarità la via della rete e in alcune occasioni si è persino accomodato in tribuna.
Sorprendenti, invece, la facilità con la quale si muove nel cuore della difesa nemica Mikhail Grabovski e la sicurezza dimostrata dal 18enne Luke Schenn nel pattugliare la linea blu. Ha fatto discutere negli scorsi giorni la decisione del General Manager ad interim Cliff Fletcher di spedire Alex Steen e Carlo Colaiacovo a St. Louis in cambio di Lee Stempniak.
La ricchezza di difensori delle foglie d'acero (senza contare la serie di infortuni patita da Colaiacovo) e le deludenti prestazioni di Steen potrebbero far pendere l'ago della bilancia verso il Canada, ma lo stesso Stempniak ha faticato a riproporsi sui livelli della stagione 2006-07, quando rasentò i trenta gol con i Blues.
Difficilmente Toronto conquisterà un posto nella Post Season. È fondamentale, tuttavia, che dirigenza e tifosi continuino a sposare il progetto a lungo termine avviato quest'anno. Lasciarsi allettare dall'idea di accaparrarsi alla chiusura del mercato un giocatore già formato a scapito di un giovane talento significherebbe ricominciare da zero l'anno prossimo.
E siamo alla nota stonata della Northeast Division. Gli Ottawa Senators sembravano avere tutte le carte in regola per continuare a proporsi tra le prime forze dell'est. Dopo un quarto di stagione eccoli invece dibattersi nei bassifondi della classifica. Le cause sono molteplici.
Tra i pali, Martin Gerber è partito male e, dopo una breve assenza per infortunio, non ha praticamente più visto il ghiaccio. Alex Auld è una delle poche note liete dei senatori, ma restano i dubbi sulla sua tenuta a lungo termine, dato che nella sua carriera in una sola occasione ha giocato più di cinquanta partite in una stagione.
In difesa, tolto l'ottimo Filip Kuba, le prestazioni lasciano alquanto a desiderare. Jason Smith, che già aveva perso colpi sul tragitto Edmonton-Philadelphia, sembra averne persi altri su quello Philadelphia-Ottawa. Anton Volchenkov al momento sembra un muretto pericolante se paragonato alla muraglia imperforabile ammirata nel campionato 2006-07, culminato nella finalissima contro gli Anaheim Ducks. Christoph Schubert, spostato continuamente di posizione, non sa più se è un difensore che gioca all'attacco o un attaccante che gioca in difesa e il suo rendimento ne risente.
All'attacco, Daniel Alfredsson e Dany Heatley si esprimono più o meno sui loro livelli, ma i tifosi dei Senators stanno ancora aspettando il miglior Jason Spezza. Il problema della dipendenza da questo trio, se possibile, è ancora più marcato del solito. Il miglior marcatore tra gli "altri" è Mike Fisher con sette punti in diciassette partite" Assolutamente non pervenuto Antoine Vermette, fermo alla miseria di due gol e tre assist.
Con il talento a disposizione di Craig Hartsburg, la cui panchina è più che mai traballante, niente è perduto. Negli scorsi giorni era addirittura trapelata l'intenzione del General Manager Bryan Murray di dare Jason Spezza al miglior offerente in cambio di un pacchetto di giocatori in grado di assicurare produzione offensiva secondaria. Pare ancora presto per discorsi di questo genere, ma se la situazione non dovesse migliorare, un maxi-scambio non sembra un'eventualità tanto remota.