Toronto, dimentica Sundin

Mats Sundin sembra intenzionato a tornare alle competizioni

Mentre il campionato prosegue a ritmo incessante, la telenovela legata a Mats Sundin non accenna a finire, anzi, è costantemente alimentata da nuove notizie, nuove indiscrezioni, nuovi pettegolezzi. Con i Montréal Canadiens che apparentemente hanno abbandonato la compagnia delle franchigie aspiranti ad acquisire i servigi del campione svedese, nella Northeast Division restano Ottawa Senators e Toronto Maple Leafs quali potenziali candidati. L'interesse delle foglie d'acero merita un approfondimento.

Dimentichiamo per un attimo di chi stiamo parlando, ossia di un fuoriclasse che tra Québec Nordiques e Toronto Maple Leafs ha realizzato qualcosa come 1321 punti in 1305 partite di Regular Season. Di un atleta in grado di trascinare il disco verso la porta nemica e di scaraventarlo in rete con due avversari addosso. Del simbolo di una squadra gloriosa. Dimentichiamo tutto questo e diciamo: Maple Leafs, non cadete in tentazione, lasciate perdere Mats Sundin.

Sia ben chiaro, il 37enne centro di Bromma ha dimostrato la stagione scorsa di essere sempre in grado di risolvere una partita da solo e di avere ancora una buona riserva di gol e assist nei serbatoi. Il punto non è questo. I motivi per i quali le foglie d'acero dovrebbero rinunciare al ritorno del loro capitano (pur avendo ampio spazio, quasi dieci milioni, sotto il tetto salariale), sono in sostanza due, uno puramente emotivo, "di pancia", e l'altro di ordine tecnico.

Cominciamo dal primo, legato alle emozioni, che poi è ciò che maggiormente interessa i milioni di tifosi dei Maple Leafs. L'anno scorso, quando l'ennesimo fallimento si parava ormai nitido all'orizzonte, la dirigenza di Toronto, guidata dal nuovo General Manager Cliff Fletcher, decise di cambiare rotta e di completare l'effettivo della squadra con giovani promettenti. Un progetto a lungo termine.

In quel momento, Mats Sundin era reduce da un'eccellente stagione e in vista dei Play Off alcune squadre si sarebbero dissanguate pur di averlo sul ghiaccio. Basti pensare a quanto hanno sborsato i Pittsburgh Penguins per due mesi di Marian Hossa. Certo, disfarsi del proprio capitano dopo tredici anni fantastici sarebbe stata dura ma, come dicono gli americani, business is business.

Sundin rifiutò di cancellare la clausola del suo contratto che impediva ai Maple Leafs di venderlo, dicendo che non gli interessava vincere una Stanley Cup giocando solo poche settimane nella squadra trionfante. La corsa alla Stanley Cup, per lui, era un'avventura da assaporare giorno dopo giorno, dal campo d'allenamento all'ultima partita dei Play Off.

Allora, la stampa parlò (giustamente) di un fuoriclasse profondamente legato alla maglia, di un capitano deciso ad affondare con tutti i suoi compagni. Ma pochi mesi dopo, il quadro è molto diverso. Le ultime notizie parlano di un Mats Sundin sottoposto a intensi regimi di allenamento in California in vista di un (probabile) ritorno alle competizioni.

Ma non era proprio questo il motivo per il quale aveva risposto picche alla richiesta dei Leafs di cederlo? Non aveva detto di non voler approdare a una squadra in corso d'opera? Riassumendo, le foglie d'acero hanno perso Mats Sundin senza ricevere nulla in cambio e ora, a stagione inoltrata, potrebbero vederlo accettare una delle tante offerte milionarie poste sul tavolo da altre squadre, su tutte quella biennale da venti milioni di dollari dei Vancouver Canucks. Non sono pochi i tifosi di Toronto che cominciano a sentirsi presi in giro.

L'altro motivo è più strettamente legato al gioco in pista. Tra alti e bassi, tra belle vittorie e incredibili svarioni difensivi, i Toronto Maple Leafs stanno costruendosi una loro nuova identità , quella di una squadra che lotta, che gioca a testa bassa dal primo all'ultimo secondo, una compagine che pulsa di passione giovanile. Ne escono partite come quella del 13 ottobre contro i St. Louis Blues, nella quale Pavel Kubina e compagni si fanno rimontare tre reti e perdono ai supplementari, ma anche come quella del 1° novembre, in cui i Leafs segnano cinque gol negli ultimi otto minuti e ribaltano la sfida contro i New York Rangers.

E il pubblico, udite udite, sta rispondendo positivamente. Una platea storicamente propensa a pensare in grande a prescindere dall'organico e a mugugnare per tutto quanto sta dal secondo posto in giù, ha adottato i vari ventenni che indossano la casacca blu. I tifosi hanno capito l'intento della società . Hanno capito che per tornare davvero a vincere devono lasciare il tempo a Luke Schenn e compagni di sbagliare e di correggersi, di sbagliare ancora e di correggersi di nuovo.

Il ritorno di Mats Sundin rischierebbe di incrinare questo idillio. La presenza del capitano potrebbe rispalancare le porte alla mentalità  del tutto e subito e, soprattutto, togliere minuti di ghiaccio a chi ora sta giocando egregiamente. La linea composta da Mikhail Grabovski, Nikolai Kulemin e Niklas Hagman, per esempio, nelle ultime uscite sta dando letteralmente spettacolo. Senza contare che all'inizio di marzo, con la chiusura del mercato, il tira e molla tra Sundin e Fletcher potrebbe riproporsi.

Quindi, giù le mani da Mats Sundin. È stato un trascinatore immenso e un grandissimo capitano, ma le strade si sono divise. E se un giorno dovesse riapparire all'Air Canada Centre con un'altra maglia, tappatevi gli occhi, tifosi delle foglie d'acero. E pensate ad Anton Stralman, Luke Schenn, Jonas Frogren, Mikhail Grabovski, Nikolai Kulemin, Alexander Steen, Matt Stajan e John Mitchell. Il futuro è adesso.

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