Ora Vanek gioca a tutta pista, non solo nello slot avversario
Mentre i Montréal Canadiens procedono a ritmo forsennato e Boston Bruins, Ottawa Senators e Toronto Maple Leafs avanzano pian pianino tra alti e bassi, Thomas Vanek e i suoi Buffalo Sabres si sono messi in luce con un avvio di stagione a tambur battente.
Se il gioco d'attacco avvolgente e letale grazie alla straordinaria velocità delle ali è ormai un marchio di fabbrica della squadra allenata da Lindy Ruff, ha destato stupore l'ermeticità del pacchetto difensivo, sempre per altro ben protetto da Ryan Miller e, quando è stato chiamato in causa, Patrick Lalime.
Sembra un paradosso, ma il simbolo di questa conversione a un gioco più accorto e prudente è proprio il 24enne Thomas Vanek, fino all'anno scorso conosciuto per la sua grande abilità nel terzo avversario, ma anche per la sua ricorrente assenza in quello amico.
Nei Detroit Red Wings, la franchigia che per equilibrio dell'organico deve essere citata a esempio, Henrik Zetterberg e Pavel Datsyuk, di gran lunga gli attaccanti più completi della NHL, sono al contempo i migliori giocatori delle ali rosse in fase di possesso del disco e in fase di back-checking.
Allo stesso modo, uno straordinario talento come Kristian Huselius è rimbalzato in poche stagioni dalla Florida a Calgary e ora a Columbus proprio per la sua incapacità di abbinare un prezioso contributo in copertura a una tecnica di bastone e una visione di gioco incredibili.
In questo senso, la maturazione di Thomas Vanek da cannoniere monouso ad atleta completo è paragonabile all'evoluzione seguita la scorsa stagione da Rick Nash dei Columbus Blue Jackets, un campione che per caratteristiche fisiche, attitudini tattiche, ruolo ed età assomiglia molto alla 24enne ala sinistra di Vienna.
Dopo quattro stagioni di NHL (più una in Svizzera durante lo sciopero) trascorse a impallinare i portieri avversari e a dimenticarsi di rientrare nel terzo di difesa quando gli avversari erano in possesso del disco, Nash ha beneficiato dell'arrivo di Ken Hitchcock sulla panchina della compagine dell'Ohio, un allenatore conosciuto per essere in grado di spremere contributi difensivi anche dai cavalli più indomabili.
Oggi, il 24enne di Brampton (Ontario) non ha certo perso il vizio di provocare dispiaceri alle altrui difese, ma al tempo stesso viene regolarmente schierato anche in inferiorità numerica e negli ultimi minuti delle partite quando si tratta di difendere un golletto di vantaggio.
Come detto, la parabola di Thomas Vanek è molto simile. Draftato al primo turno nel 2003 dopo tre stagioni con i Sioux Falls Stampede della United States Hockey League e due con l'Università del Minnesota, nella stagione 2004-05 paralizzata dal lockout Vanek si mette in mostra nella AHL con 42 reti in 74 partite.
Il passaggio alla massima lega nordamericana avviene l'anno successivo e l'attaccante austriaco si fa subito notare con ben 25 reti. Si fa però notare anche la sua propensione ad attendere comodamente l'occasione propizia per rimpinguare il suo bottino di reti. All'attacco lo si vede raramente sporcarsi le mani lungo le balaustre, in difesa è praticamente nullo e non a caso durante i Play Off finisce spesso in tribuna.
La 2006/07 è una stagione di grazia per tutti i Sabres: Daniel Brière, Chris Drury e Maxim Afinogenov si esprimono contemporaneamente su livelli mai visti e Thomas Vanek segue a ruota con un campionato stratosferico da 84 punti e, soprattutto, un assurdo +47 nella statistica +/-. Ma questo non basta a convincere Lindy Ruff: nelle fasi di inferiorità numerica e nei finali concitati di partita non c'è ancora spazio per il talento austriaco.
L'esplosione di Vanek sul piano offensivo basta e avanza per convincere invece Kevin Lowe, General Manager degli Edmonton Oilers, a presentare un foglio d'offerta a dir poco folle ai Buffalo Sabres. Darcy Regier, General Manager delle sciabole, dopo aver salutato Daniel Brière e Chris Drury non può perdere nella stessa estate anche Vanek e si vede costretto a pareggiare l'offerta di oltre sette milioni di dollari l'anno.
Improvvisamente, agli occhi degli addetti ai lavori Thomas Vanek non è più un talento emergente dell'hockey mondiale, bensì un giovane strapagato con alle spalle la miseria di due buone stagioni. Da un giorno all'altro, l'ala sinistra viennese ha sulle spalle un'intera squadra e, come se non bastasse, deve rendere in proporzione a uno stipendio che lui non ha mai rivendicato.
Le sue prestazioni sul ghiaccio ne risentono, la produzione offensiva cala di venti punti e la statistica +/- si contrae di 52 punti, da +47 a -5. Orfano di spalle come Brière e Drury, Vanek torna il potenziale campione che caracolla per il ghiaccio alla ricerca di un disco da sospingere in rete. Aspetta le occasioni, non le va a cercare.
E siamo a questo primo scorcio di campionato. Thomas Vanek è un altro giocatore. Non tanto per gli otto gol realizzati in sole sette partite, quanto per tutto il resto. Si lancia in un fore-checking asfissiante sui terzini avversari e non si risparmia nel back-checking. A un fisico da Power Forward ha finalmente aggiunto la determinazione e la grinta di un Power Forward.
L'ovvia conseguenza è l'incremento dei minuti trascorsi sul ghiaccio: non di rado Vanek, come tutti gli attaccanti più completi della Lega, sfonda il muro dei venti minuti a partita, visto che ora Lindy Ruff ricorre a lui in ogni situazione di gioco, anche quando i Sabres sono ridotti a quattro contro cinque. E i risultati sono notevoli, sono già due le reti in inferiorità numerica realizzate dall'attaccante austriaco.
Thomas Vanek è sempre stato un campione in zona gol. Ora lo sta diventando anche in tutte le altre, importantissime, porzioni della pista. Benvenuto nel club dei Zetterberg.