Dabo Swinney porterà il programma di Clemson fino alla fine dell'anno. Ha esordito con una sconfitta.
Raramente nel college football si inizia una nuova era a stagione in corso. A Clemson, addirittura, l'ultima volta che era arrivato un cambio al volo era successo nella seconda metà degli anni venti. Una regola non scritta del football universitario dice che se le cose non vanno come si desidera è sempre meglio portarle fino in fondo, giusto per tenere unito il gruppo, definire con precisione il momento del passaggio di consegne, chiudere l'esperienza in modo completo.
Tommy Bowden ha lasciato simbolicamente le cuffie a terra diventando solo il secondo coach nella storia dei Tigers a compiere l'azione negli ultimi ottant'anni, Dabo Swinney, che prima si occupava di allenare i wide receivers, è il successore designato con modalità ad interim, il che tradotto opportunamente significa che cercherà di contenere i danni da qui a fine stagione.
Swinney ha trovato un ambiente da risanare, distrutto forse più dalle chiacchiere che non dai scadenti risultati, e si è mosso, per il momento, nella maniera più corretta, scegliendo di ripartire con l'obbiettivo primario di riportare la calma e la tranquillità in squadra, senza le quali i bersagli da colpire non si riescono a vedere con nitidezza.
"Qui è come se fosse scoppiata una bomba nucleare", sostiene Swinney esagerando un po', "ovunque andavi all'interno del campus c'era caos totale, Tommy aveva appena dato le dimissioni e nessuno sapeva bene cosa doveva fare, il problema è che avevamo istantaneamente una partita da preparare, con la division ancora in ballo."
Con pochissimo tempo a disposizione per parlare ai propri ragazzi, per prendere in mano psicologicamente la situazione, per studiare gli avversari, il 21-17 con cui Clemson è uscita sconfitta dal confronto con Georgia Tech potrebbe essere anche definito un mezzo successo, perché ormai l'ambiente ha recepito e digerito il fatto che le aspettative non possono essere quelle di inizio stagione per una compagine ritrovatasi in tale situazione, che doveva fare i conti, tra l'altro, con l'assenza per infortunio del running back C.J. Spiller e con l'esordio del giovane quarterback Willy Korn, conseguito alla bocciatura di quel Cullen Harper così diverso, in negativo, rispetto all'ottima annata precedente a questa.
Non è cambiato nulla, dunque, ma forse è presto per attendersi ragionevoli ed improvvise mutazioni della situazione: non che a Swinney fregasse poi molto del risultato finale contro gli Yellow Jackets, anzi, ha preferito sottolineare i progressi visti in campo dal punto di vista offensivo e predicare pazienza perché i risultati positivi sono destinati ad arrivare, e quindi, prima o poi (meglio prima, ad ogni modo") la preoccupante striscia perdente di gare, la più lunga degli ultimi quattro anni, si fermerà .
A vantaggio dei Tigers arriva una settimana di pausa provvidenziale, che permetterà al coaching staff di apportare i necessari aggiustamenti in tutti i reparti della squadra, agli infortunati di recuperare senza frette eccessive, ai tifosi di tirare un profondo respiro e ricominciare daccapo, ancora una volta a mani vuote.
L'importante sarà decidere come ripartire, con gran parte della situazione gravante attorno al quarterback: Korn, che ha esordito quindi da titolare sabato scorso, ha giocato quattro infruttuosi drives prima di lasciare la gara per un infortunio alla spalla, Harper alla spalla invece si è fatto operare in questi giorni, e dovrebbe essere pronto per il prossimo impegno dei Tigers, contro Boston College. Prima dell'intervento Harper aveva comunque fatto a tempo a dirigere per un po' le operazioni di sabato proprio a causa dell'infortunio del compagno, la cui spalla era finita sotto il peso del defensive tackle Derrick Morgan, lanciando per 170 yards con due passaggi vincenti, ma anche con altrettanti intercetti, il quale numero sale in maniera vertiginosa settimana dopo settimana.
Chiunque partirà titolare tra due weekend dovrà fornire maggiori sicurezze, ridurre al minimo il numero degli errori commessi soprattutto nei secondi tempi, e riprendere da dove il discorso lo si era iniziato, ovvero da un attacco capace di correre in cima alla testa di quasi chiunque (i Tigers hanno il vizio di non saper produrre nelle gare che contano, e di fare i numeri contro le squadrette) ed un reparto ricevitori dalle mani sicure, dove spiccano più degli altri le mani sicure di Aaron Kelly e l'abbagliante velocità in campo aperto di Jacoby Ford.
"Lasciate che vi dica una cosa", ha detto anche Swinney, "la parola sconfitta non sarà mai accettata finchè sarò alla guida di questa squadra, con questi ragazzi e con tutto quello che hanno passato non lascerò che le cose continuino così e che loro vengano nuovamente chiamati perdenti."
Tempo per installare una nuova attitudine mentale ce n'è in abbondanza, i Tigers sono stati difatti impegnati solo parzialmente questa settimana e potranno godersi un lungo weekend di riposo, cancellare le scorie mentali sin qui accumulate e prendere coscienza della nuova epoca sportiva che il programma di football sta per affrontare, al di là della permanenza, comunque dubbia, di Swinney anche dopo questo campionato.
Tutto questo per dimenticare una preseason che li aveva collocati al nono posto assoluto del ranking, nonché proiettati direttamente alla finale della Acc senza passare dal via. Questo in aggiunta alle mancate promesse, le pressioni, le polemiche, le congetture, come quelle lanciate dalla Espn durante la partita di sabato, nella quale i commentatori avevano evidenziato la presenza del direttore atletico Terry Don Philips sulla sideline, accusato di interferire con il lavoro dell'head coach. Philips puntualizzerà ai media a fine gara che stava semplicemente discutendo con Swinney della penalità presa dal centro Thomas Austin su un'importante conversione di quarto down, decisiva per la sconfitta, ma l'ombra che si allunga ai margini del terreno di gioco potrebbe creare effettivamente fastidi.
Quello che poteva essere e non è stato, il fatto è assodato e digerito. Salvare una stagione che può ancora essere presa per i capelli, portando a questi ragazzi, schiacciati dalle circostanze, un minimo di soddisfazione, è un obbiettivo ancora perseguibile.