Schenn: simbolo del nuovo corso in casa Leafs
1967. In NHL è l’ultimo anno delle “original six”. Una squadra di vecchi volponi del ghiaccio vestiti in bianco e blu, guidati da Frank Mahovlich, Johnny Bower, Tim Horton e Dave Keon, supera in una serie tiratissima i favoriti Canadiens nella finale di Stanley Cup.
Terminati i festeggiamenti, i tifosi sanno che quella squadra verrà smantellata, tra ritiri e cessioni, e si dovrà avviare una ricostruzione totale. Abituati come sono alle vittorie, però, i tifosi dei Toronto Maple Leafs non immaginano certo che l’attesa per un nuovo trionfo durerà più di 40 anni…
2008. Archiviati i 10 anni sotto la capitananza di Sundin, i due anni di altalenante gestione di Paul Maurice, licenziato a furor di popolo il GM John Ferguson Jr., la proprietà lancia finalmente quel piano di rifondazione della squadra da tanto atteso.
Per sostituire JFJ è stato scelto Cliff Fletcher (un ritorno per lui: aveva già guidato i Leafs a 4 qualificazioni ai Playoff consecutive e 2 finali di conference prima dell’avvento di JFJ), nominato ad interim, a lui spetta un difficilissimo e duplice compito: da una parte, deve gettare le basi per la ricostruzione di una franchigia che negli ultimi anni ha vissuto quasi sempre di improvvisazione e che dall’introduzione del salary cap non è più riuscita a qualificarsi alla post-season, tutto ciò con l’obiettivo di presentarsi con un nuovo plenipotenziario ufficiale al timone e un nucleo di squadra solido e coeso al ricco banchetto della off-season 2009; d’altra parte, però, non può permettersi di ricostruire da zero senza incorrere nell’ira funesta e nella immensa esigenza dei caldissimi tifosi torontini.
Oltre a queste difficoltà oggettive, la rosa consegnata al traghettatore da JFJ poggiava su ultratrentenni di lungo corso in quasi tutti i ruoli chiave, tutti dotati di solidi e assai cospicui contratti, e molti armati anche di no-trade-clause(Tucker e McCabe in primis), senza nessuna giovane stella in grado di fare già la differenza in una NHL che sta cambiando generazione;
con l’addio al capitano delle ultime 10 stagioni, Mats Sundin reduce dalla sua migliore stagione degli ultimi 8 anni, piuttosto riluttante sia ad offerte di rinnovo, sia all’idea di accettare trade a metà stagione, garantendo così una contropartita tecnica.
Questa intricata situazione ha di fatto bloccato il mercato invernale delle foglie d’acero che tra offerte insufficienti per Sundin e Tomas Kaberle, colonna portante della difesa, e no-trade-clause esercitate (Kubina, McCabe, Kaberle, Sundin, Blake, e altri) ha potuto muovere solo pedine secondarie (Wade Belak e Chad Kilger) e sacrificare l’unico giocatore con mercato e nessun potere contrattuale di opporsi, Hal Gill, accasatosi alla corte di Crosby e Malkin a Pittsburgh, arrivando a contribuire alla vittoria della Eastern Conference.
Mercato in off-season
Arrivati al Draft, i Leafs avevano a disposizione molte scelte nei primi giri scaturite dalle trade della stagione; la prima scelta, 5a generale, è caduta, un po’ a sorpresa, sul promettentissimo difensore all-around Luke Schenn a scapito degli attesi Filatov, Myers, o via trade Doughty o Bogosian.
Da quel momento Fletcher ha cominciato a ripulire laddove poteva. Sono così partiti Andrew Raycroft (strapagato due anni fa), Kyle Wellwood (grande promessa ma reduce da infortuni a catena), Tucker, McCabe, e di recente il discusso Mark Bell e Boyd Deveraux mentre sono arrivati, attraverso una poverissima Free Agency e qualche scambio, i giovani Jeff Finger da Colorado, Niklas Hagman da Dallas, Mikhail Grabovsky da Montreal, il rude difensore svedese Frogren, il veteranissimo Joseph dai Flames, il picchiatore Ryan Hollweg dai Rangers, l’autoctono Jamal Mayers dai Blues e la scommessa Mike Van Ryn in uno scambio con Florida per McCabe.
Questi si aggiungeranno ai giovani leoni da anni attesi al salto di qualità (Stajan e Steen in particolare), a qualche giovane promosso dai Marlies e ai sopravvissuti tra i veterani Leafs per portare a termine una stagione dichiaratamente di transizione, nella quale tutti dovranno dimostrare di meritarsi il posto per l’anno prossimo.
Roster 2008-2009
Goalies
Dopo una stagione in cui 2 portieri avrebbero dovuto lottare per lo spot di starter, il titolare indiscusso per i prossimi anni sarà sicuramente Vesa Toskala, portiere finlandese 31enne che, dopo una carriera da secondo, si è appunto guadagnato i gradi di titolare sul ghiaccio l’anno scorso ai danni di Raycroft. Toskala è reduce da una stagione sicuramente buona, in cui è stato una delle poche note liete della squadra torontina, con cifre di tutto rispetto: 90,4% di parate, con una media di 2.74 gol subiti a partita, conquistando ben 33 delle 36 vittorie complessive dei Leafs, cifre appena al di sopra delle sue medie in carriera, ciò depone a favore di chi crede in lui come un portiere di sicuro affidamento. La proiezioni più gettonate lo vedono partire come titolare tra le 60 e le 70 volte quest’anno.
Come backup molti osservatori si aspettavano venisse promosso il giovane e attesissimo Justin Pogge, campione del mondo (nonché miglior giocatore della squadra canadese) ai Mondiali Junior 2006. Tuttavia il management dei Leafs ha preferito non caricare di eccessive pressioni il giovane goalie e di lasciarlo crescere giocando con continuità coi Toronto Marlies, loro affiliata in AHL, assegnando invece il ruolo di backup del portiere finlandese ad un apprezzato ritorno, Curtis “CuJo” Joseph, già idolo della tifoseria blue&white a cavallo del 2000. Per lui sono preventivabili una quindicina di partite da titolare, nelle quali far valere la sua esperienza per far rifiatare Toskala.
A seconda di come si evolverà la stagione, e delle prestazioni di CuJo, i piani potrebbero avere qualche modifica, ma per ora Pogge si concentrerà solo sulla sua crescita tecnica davanti alla gabbia dei Marlies.
Difesa
Il reparto arretrato dei Leafs riparte dalle certezze Kubina e Thomas Kaberle e dalle scommesse Frogren e Van Ryn. I primi, entrambi cechi, hanno guidato la difesa lo scorso anno con grande fisicità e classe rispettivamente, vista la preoccupante involuzione di McCabe, da anni al fianco del più giovane dei due fratelli Kaberle.
A parte la presenza in prima linea di Kaberle, però, la difesa della squadra torontina appare più che mai un cantiere aperto, ben 3 uomini sembrano potersi giocare il posto al suo fianco: Kubina, per una prima linea imponente, Finger o Van Ryn . Molti danno come certa la presenza di Kubina in seconda linea, e Finger, reduce da una buona stagione da titolare a Colorado con coach Wilson, al momento appare il giocatore con le caratteristiche più giuste per accoppiarsi con lui, essendo dotato di una buona capacità difensiva ma anche di una gestione del puck sopra la media. A pesare su Finger c’è il suo ingaggio, via free agency: è sembrato a molti troppo oneroso per quello che il giocatore ha mostrato finora, ma in Ontario puntano sulla sua futura crescita e sono convinti di aver fatto un discreto affare.
Rimarrebbe dunque per la prima linea il difensore offensivo di stecca destra Mike Van Ryn, che per la distribuzione delle “zone” sarebbe una scelta più “naturale” anche dell’ex McCabe. Certo, essendo Van Ryn reduce da due stagioni a dir poco tribolate in Florida, a causa di due gravi infortuni ai polsi, il suo impiego è una scommessa, ma visto che per arrivare a lui i leafs si sono privati proprio di McCabe (ex-idolo della “curva” biancoblu ma il cui recente nickname di “McGiveaway” esplica assai bene il limitato per non dire negativo contributo portato alla causa nell’ultimo anno e mezzo) il rischio pare in fondo limitato, mentre la speranza è che torni quello che tre anni fa faceva impazzire i tifosi dei Panthers.
A formare la seconda linea quindi andrebbero, come detto, Kubina e Finger, che ben si sposerebbero per fisico ed abilità .
Per la terza linea o per possibili inserimenti in questa coppia si candidano, invece, il “carneade” Frogren (alla prima esperienza nordamericana ma ricco di esperienza nel competitivo campionato svedese), l’eterna speranza Carlo Colaiacovo e il promettente giovane Anton Stralman, che lo scorso anno ha dato sfoggio di un innegabile talento. Mentre il primo è un difensore volitivo con pochissima propensione offensiva, il secondo è un potenziale talento annunciato ormai da anni, ma da sempre fermato nella sua crescita da infortuni a ripetizione che hanno ormai minato la fiducia dei fans, e per lui potrebbe trattarsi dell’ultima chance.
Per ora parte invece indietro, ma ha buone possibilità di subentrare nella corsa per il terzo accoppiamento il piccolo, ma veloce e grintosissimo, Ian White, che tenterà in ogni modo di impressionare il coach in quelle frequenti situazioni di infermeria piena che negli ultimi anni sono state una costante della storia dei Leafs.
Discorso a parte merita Luke Schenn, il rookie più atteso, forse più ancora di Justin Pogge. Per lui si prevedeva un anno di esperienza regolare e continuativa nei Marlies prima di effettuare il grande salto in NHL, ma la situazione già precaria in pre-season dell’infermeria blue&white, unità alla sua già notevole maturità , fa si che sia ancora aggregato alla prima squadra e che abbia buone possibilità di ritornarci regolarmente già quest’anno. Pare si stia puntando molto su di lui, ed un suo impiego anche nelle prime due linee può non essere del tutto fuori luogo, dato che affiancandolo a difensori esperti quali Kaberle o Kubina potrebbe imparare in fretta.
Probabili Linee:
Kaberle – Van Ryn
Finger – Kubina
Frogren – Colaiacovo
(Schenn – Stralman –White)
Attacco
Cercasi go-to-guy. Questo cartello è virtualmente appeso dalla fine della scorsa stagione sulla porta dello spogliatoio delle foglie d’acero. Sundin ha lasciato, non ha chiarito cosa farà e, anche se la speranza segreta di tutti i tifosi torontini è che torni sulle sue decisioni (ha sempre affermato di voler terminare la carriera con la maglia Leafs, o comunque di giocare senza entrare a stagione in corso) e che sia possibile rivederlo con la franchigia del sud Ontario, la squadra deve organizzarsi senza di lui e trovare soprattutto nuovi equilibri offensivi. Se pensiamo che Sundin da anni sia l’assoluto dominatore delle classifiche di gol, assist e punti della squadra, oltre a garantire con la sua presenza e la sua forza fisica buoni spazi per i compagni di linea, si capisce come la produzione offensiva della squadra sia al momento una grande incognita.
Premesso che Wilson ha sempre causato terribili mal di testa ai tifosi delle sue squadre che tentavano di capire l’allineamento delle linee offensive, tentiamo di ipotizzare le soluzioni più probabili, anche alla luce di quanto visto in pre-season.
Il fondamentale ruolo di centro della prima linea sarà affidato a Nikolai Antropov, ucraino, secondo top-scorer dei Leafs l’anno scorso e centro di imponente presenza fisica e grande difesa del disco. Ai suoi lati, giostreranno Jason Blake, esperto assistman tutt’ora in lotta con un tumore e Alexei Ponikarovsky, ala kazaka che dal suo arrivo ai Leafs ha dato sempre il meglio di se a fianco del “fratellone” ucraino. La principale lacuna di questa linea sembra essere lo scarso numero di gol storicamente realizzato ogni anno dai tre protagonisti: Blake viene da un anno di netto peggioramento delle sue stats offensive ed inconcludente sotto porta, mentre Antropov e Ponikarovsky hanno segnato lo scorso anno 26 e 18 gol, non sufficienti per una prima linea.
Per la seconda linea si candidano due Leafs giovani ma già di lungo corso come Alex Steen e Matt Stajan, che si dovrebbero contendere il ruolo di centro, mentre a sinistra sembra probabile l’impiego regolare di Niklas Hagman e a destra della giovane stella ceca Jiri Tlusty; da questa linea ci si aspettano grossi miglioramenti ed una buona produzione.
La terza dovrebbe essere la linea del giovane neo-acquisto Mikhail Grabovsky al centro, con ai fianchi il giovane russo Nikolai Kulemine uno tra Steen e Stajan, per un terzetto all’insegna della tecnica e della rapidità .
La checking line, infine, dovrebbe essere formata dai picchiatori Ryan Hollweg, ex Rangers e Jamal Mayers guidati al centro dal velocissimo e ben più educato Moore.
Il 3-years-rookie Williams, insieme a Mitchell e Earl sono le prime alternative in caso di infortuni.
Ipotetiche linee
Blake – Antropov – Ponikarovsky
Hagman – Steen – Tlusty
Stajan – Grabovsky – Kulemin
Hollweg –Moore – Mayers
(Mitchell – Earl – Williams )
Aspettative
Quella del 2008-2009 sarà la prima stagione apertamente dichiarata di transizione: dalla posizione di GM a tutte quelle sul ghiaccio, al ruolo di capitano, che verrà molto probabilmente assegnato a rotazione tra i giocatori veterani e maggiormente rappresentativi, arrivando al nuovo coach, Ron Wilson,a cui spetta il compito di far crescere la squadra, di imporre l’organizzazione di gioco, quell’identità , che sembra mancare da troppo tempo ai Maple Leafs e di far maturare i nuovi prospetti, in quello che sembra finalmente un progetto votato a giovani di sicuro valore ed alla loro crescita per formare un nucleo coeso su cui innestare una o più grandi stelle.
Inoltre, grazie alle mosse di Fletcher, la franchigia canadese si trova ben al di sotto del salary cap, ponendola quindi in una situazione di privilegio per la prossima free agency.
Il nucleo della squadra per i prossimi 4/5 anni sembra essere dunque stato scelto: Tlusty, Grabovsky, Kulemin, Schenn, saranno il futuro della franchigia, coadiuvati dall’esperienza di Kaberle e Ponikarovsky e, nella speranza della dirigenza, degli anni migliori di Steen, Hagman e Antropov. Oltretutto sembra essersi risolta la situazione dei goalies, sciogliendo le incertezze su chi stesse puntando la squadra: ora Toskala ha la fiducia di coach e GM ed un esperto back-up in Joseph. Il ruolo di Curtis però potrebbe essere quello di aiutare Pogge per un suo futuro impiego come goalie di punta della franchigia, ruolo che l’ex Flames e Red Wings ha saputo svolgere molto bene in carriera.
Concludendo, i tifosi delle Foglie devono aspettarsi una stagione difficile nei primi momenti con molti esperimenti tra le linee, e tutto ciò che verrà oltre i 75 punti finali sarà ben accetto, ma con i giovani vogliosi di ripagare le scelte della dirigenza, questa situazione potrà portare comunque entusiasmo intorno alla squadra, con qualche risultato in più rispetto alle previsioni nefaste che circolano da quest’estate.
Una cosa è certa, a Toronto questa volta si volta pagina per davvero, e finalmente la Leaf Nation può prendersi un anno di pausa dalle frustrazioni di promesse sempre rinnovate, ma mai mantenute, pensando solo ad un sano incoraggiamento per la rinascita della squadra che tanto amano.
Scritto da: Hobbit83 e ItalianBlueJay