Michael Ryder potrebbe tornare a esultare, ma con la maglia dei Bruins.
L'anno scorso, per gentile concessione dei Pittsburgh Penguins che all'ultima giornata si scelsero l'avversario dei Play Off, il campione della Eastern Conference uscì dalla Northeast Division, i Montréal Canadiens. Dopo aver eliminato con qualche patema d'animo di troppo i Boston Bruins, Saku Koivu e compagni finirono la stagione in malo modo contro i Philadelphia Flyers, complice anche qualche errore di troppo del per altro bravissimo e giovanissimo Carey Price tra i pali.
Quest'anno, i Montréal Canadiens si ripresentano ai nastri di partenza da favoriti della loro Division. Nessuna delle cinque squadre che la compongono ha rivoluzionato l'organico, i rapporti di forza sembrano pertanto rimasti più o meno inalterati.
La compagine del General Manager Bob Gainey era (e forse è ancora) tra quelle in fila per aggiudicarsi la stazza, le reti e gli assist di Mats Sundin, ma per il momento il fuoriclasse svedese ha fatto spallucce e non ha dato seguito alla corte serrata delle numerose pretendenti.
Anche senza l'ormai ex capitano dei Toronto Maple Leafs, i Canadiens sembrano una squadra ancora più temibile offensivamente dell'anno scorso. Partito Micheal Ryder, che ormai era ai ferri corti con l'allenatore Guy Carbonneau, da Calgary è arrivato Alex Tanguay, che potrebbe formare una linea potenzialmente molto spettacolare con Alex Kovalev e Tomas Plekanec, fermo restando l'ormai collaudato terzetto formato da Saku Koivu, Andrei Kostitsyn e Chris Higgins.
L'arrivo di George Laraque da Pittsburgh accentua la forza intimidatoria dei canadesi, forse una delle poche lacune dell'organico dell'anno scorso, mentre la partenza verso Long Island del prezioso jolly Mark Streit dovrebbe essere controbilanciata dalla consacrazione definitiva di Mike Komisarek sulla linea blu, abbinata alla conferma di un talento come Kyle Chipchura o perché no, all'esplosione di uno dei numerosi giovani degli Hamilton Bulldogs, su tutti Matt D'Agostini.
Tra i pali da notare l'ingaggio di Marc Denis, che al momento sembra la terza forza dietro a Carey Price e Jaroslav Halak. Dopo essere stato la riserva di un certo Patrick Roy ai Colorado Avalanche e aver disputato cinque ottime stagioni nei Columbus Blue Jackets, Denis si è misteriosamente perso a Tampa e ricomincerà umilmente dalla AHL. Ma se dovesse ritrovare lo smalto di un tempo, i Canadiens potrebbero trovarsi tra le mani una batteria di portieri senza eguali.
Sulla carta, Ottawa Senators e Boston Bruins saranno le prime contendenti a cercare di mettere il bastone tra le ruote ai Canadiens. I senatori, ancora sotto shock per un finale di stagione a dir poco disastroso culminato con una sonora batosta nei Play Off a opera dei Pittsburgh Penguins, tenteranno di rinverdire i fasti di due anni or sono, quando a suon di reti e spettacolo persero soltanto in finale dagli Anaheim Ducks.
Partito a cercar fortuna in Russia il capro espiatorio Ray Emery, i senatori si affideranno tra i pali allo spesso altalenante Martin Gerber e ad Alex Auld, che dopo una buona stagione a Vancouver, negli ultimi due anni è rimbalzato senza successo tra Florida Panthers, Boston Bruins e Phoenix Coyotes.
Per il resto, il peso dell'attacco graverà come sempre sulle spalle di Jason Spezza, Daniel Alfredsson e Deny Heatley, con la speranza che altri, su tutti Antoine Vermette e Mike Fisher, riescano a dare una mano in quanto a contributo offensivo. Di sicuro, ben difficilmente i nuovi arrivati Brad Isbister e Jarkko Ruuttu garantiranno un cospicuo bottino di reti e assist, anche se quest'ultimo, un vero e proprio Sean Avery finlandese, non mancherà di conquistare preziosi Power Play con la sua innata capacità di provocare l'avversario.
In difesa, invece, le facce nuove non saranno poche. Partito Wade Redden, uno dei migliori difensori dell'ancor giovane storia della franchigia, partito Andrej Meszaros, bravo ma discontinuo, partito Mike Commodore, pilone buono per tutte le stagioni, il nuovo allenatore Craig Hartsburg, conosciuto per essere un sergente di ferro, dovrà ricostruire il pacchetto arretrato integrando Filip Kuba, Alexandre Picard (entrambi da Tampa) e Jason Smith (da Philadelphia).
I Boston Bruins, che si sono mossi con parsimonia sul mercato estivo, potrebbero già avere in casa l'acquisto migliore. Patrice Bergeron, centro 23enne di incredibile talento, è segnalato come pronto al rientro dopo aver saltato praticamente tutta la stagione scorsa per una brutta commozione cerebrale in seguito a una carica alla balaustra di Randy Jones dei Philadelphia Flyers.
Con il suo ritorno e quello di Manny Fernandez, il potenziale portiere titolare che l'anno scorso aveva collezionato solo quattro presenze per un infortunio al ginocchio, l'organico dei Boston Bruins assume contorni molto interessanti.
Tra i pali, il citato Fernandez, Tim Thomas e il giovane Tuukka Rask fanno dormire sonni tranquilli all'allenatore Claude Julien, in difesa il gigante Zdeno Chara fa reparto da solo e talenti come Dennis Wideman, Mark Stuart e Matt Lashoff potrebbero compiere il definitivo salto di qualità . All'attacco, un Patrice Bergeron in salute garantisce almeno un'ottantina di punti.
Ma la ciliegina sulla torta potrebbe essere Michael Ryder. Non va dimenticato, infatti, che la sua caduta in disgrazia a Montréal è coincisa con la partenza di Mike Ribeiro per Dallas. Se Claude Julien lo schiererà con Marc Savard, che in quanto a capacità di distribuire assist al bacio è secondo solo a Joe Thornton, Ryder potrebbe ritrovare quell'implacabilità sotto porta che non può aver perso di colpo.
Come i Boston Bruins, i Buffalo Sabres hanno optato per lo status quo quest'estate. La difesa è forse più solida: partito Dmitri Kalinin a cercare fortuna a Manhattan, è rientrato il veterano Teppo Numminen dopo l'operazione al cuore dello scorso anno e, soprattutto, è stato ingaggiato Craig Rivet dai San José Sharks.
L'attacco, in cui va segnalato unicamente l'addio di Steve Bernier che però non aveva lasciato il segno nelle poche settimane trascorse all'ombra delle cascate del Niagara, sarà trascinato ancora una volta da Jason Pominville e Derek Roy. Per conquistare i punti che la stagione scorsa sono mancati per qualificarsi ai Play Off servirà tuttavia imperativamente il contributo per tutta la stagione di Tim Connolly, spesso vittima di infortuni, e il ritorno ai livelli abituali di Maxim Afinogenov e Ales Kotalik, reduci da un campionato deludentissimo. Tra i pali, salutato Jocelyn Thibault, toccherà a Patrick Lalime supportare il bravo Ryan Miller, che verosimilmente sarà ancora chiamato a disputare una settantina di partite.
E siamo ai Toronto Maple Leafs, una squadra che apparentemente non trova mai pace, ostaggio di un pubblico e di un mercato esigenti, assolutamente restii a imboccare la strada di un progetto a lungo termine basato su giovani talenti. Anche quest'anno le foglie d'acero sembrano destinate a combattere nella terra di nessuno, troppo deboli per lottare per le prime posizioni, ma non abbastanza per arrivare in fondo alla classifica e assicurarsi potenziali campioni al draft. Un circolo vizioso sportivamente drammatico.
L'estate, oltre tutto, ha segnato la dolorosa separazione dal capitano e trascinatore di lungo corso Mats Sundin che, sia detto per inciso, rifiutando di partire a febbraio (quando altre squadre in cambio avrebbero offerto mari e monti ai Maple Leafs) e andandosene come un ladro a fine stagione non ha fatto un gran piacere alla franchigia che l'ha reso grande. Cercheranno di non farlo rimpiangere il lottatore Jamal Mayers, il promettente Mikhail Grabovski e Niklas Hagman, che l'anno scorso ha dimostrato a Dallas di saper andare a rete con una certa insistenza. Ma toccherà a gente come Matt Stajan, Nik Antropov e Jason Blake aumentare la produzione offensiva.
Anche sulla linea blu non sono mancati stravolgimenti. Bryan McCabe, sette stagioni a Toronto ma ultimamente bersaglio di dure contestazioni da parte dei tifosi più incalliti, ha salutato tutti e ha raggiunto la Florida, lasciando il posto al veloce Mike Van Ryn e al solido Jeff Finger, autore di una buona stagione con gli Avalanche. Sono invece rimasti Pavel Kubina e Tomas Kaberle, che molte voci di corridoio davano pure sul piede di partenza. Da seguire lo svedese Anton Stralman, che l'anno scorso ha mostrato lampi di grande talento.
In porta, Vesa Toskala cercherà di fare la guardia a un fortino che si annuncia quanto mai traballante. Ma, si sa, nel fantastico mondo dell'hockey le sorprese sono sempre dietro l'angolo. E se i Toronto Maple Leafs orfani di Mats Sundin si rivelassero improvvisamente vincenti?
Lo scopriremo tra meno di un mese.