È dura resistere al richiamo del Cremlino…
Dopo anni di litigi e rivendicazioni, di fughe clamorose negli Stati Uniti (Evgeni Malkin) e di offerte folli per convincere atleti a tornare (lo stesso Evgeni Malkin), l'incontro tenutosi giovedì scorso a Zurigo tra Alexander Medvedev, fondatore della Continental Hockey League, il nuovo campionato russo allargato, e Bill Daly, vicepresidente della National Hockey League, sembrava la svolta tanto attesa.
L'accordo siglato nella città svizzera si basa su una semplice ma fondamentale regola: le squadre russe e nordamericane non possono più trattare altrui giocatori ancora sotto contratto, mentre sono libere di sottoporre offerte a chi è giunto a scadenza. Sembrava il punto finale a una diatriba che, se un tempo era unilaterale (i giovani talenti russi che scappavano alla ricerca dell'Eldorado americano), da un paio d'anni, da quando cioè i nuovi magnati russi possono permettersi di combattere ad armi pari con i colleghi americani a suon di offerte milionarie, ha fatto alzare la voce anche ai dirigenti oltre Atlantico. Sembrava, appunto.
Meno di 24 ore dopo la firma dell'accordo russo-americano, la squadra del Salavat Ufa ha sparato un'offerta da 13 milioni spalmati su tre anni ad Alexander Radulov, che ha ancora un anno di contratto a Nashville a 984'000 dollari. Inutile dire che il 22enne talento di Nizhi Tagil ha preparato in fretta e furia le valigie dichiarando che era comunque sua intenzione tornare a giocare in patria. Come no.
In attesa di una decisione da parte della Lega internazionale, per noi appassionati di disco su ghiaccio a stelle e strisce il discorso esula dalla trita e ritrita constatazione che i contratti, in ogni angolo del mondo, sono fatti per essere stracciati. Perché passi che Jaromir Jagr vada a godersi una pensione dorata a Omsk dopo 17 splendide stagioni in NHL. Passi che Ray Emery vada a ripulirsi la reputazione a Mytishchi. E passi pure che Chris Simon vada a fare danni al Vitiaz Chehov. Ma non sarà il caso di preoccuparsi se ora le mani bucate dei petrolieri russi iniziano ad allettare anche i giovani talenti, il futuro del nostro sport preferito?
Registrato un altro ritorno all'ovile, quello di Martin Straka che dopo una lunga carriera oltre oceano l'anno prossimo giocherà nel Pilsen, la squadra della sua città , torniamo a occuparci del mercato nordamericano.
La notizia principale delle ultime ore, già preannunciata da questo sito, è l'ingaggio di Pavol Demitra da parte dei Vancouver Canucks. Senza nulla togliere al talento offensivo, per altro un po' in declino nelle ultime stagioni, del 34enne attaccante slovacco, la sensazione è che la franchigia della Columbia Britannica non sappia più a quale santo votarsi.
Reduci da due campionati nei quali le potenzialità offensive iniziavano e finivano con la linea dei gemelli Sedin, dopo aver salutato Markus Nà¤slund (ai Rangers) e Brendan Morrison (ai Ducks) i Canucks sono rimasti davvero con i soli gemelli Sedin. E quando Mats Sundin non ha detto immediatamente sì a un'offerta biennale da 10 milioni di dollari a stagione, l'allarme rosso è scattato.
L'ingaggio di Pavol Demitra appare dunque un mezzo ripiego da parte di una squadra che sa di non potersi affidare sempre e solo alle parate di Roberto Luongo, ma che al contempo ha visto le rivali spazzare in men che non si dica i pezzi più pregiati sul mercato. Tra gli attaccanti di un certo livello a scadenza di contratto, senza contare lo stesso Mats Sundin, Joe Sakic e Teemu Selà¤nne, sono rimasti Brendan Shanahan e l'eterna incompiuta Ladislav Nagy. Il General Manager Mike Gillis tenterà di accaparrarsi uno di loro? O percorrerà la strada di uno scambio di giocatori?
Per concludere, mentre gli Anaheim Ducks hanno prelevato Steve Montador dai Florida Panthers (Mathieu Schneider in partenza?), sul fronte delle conferme da segnalare soltanto i contratti annuali sottoscritti dal portiere di riserva Scott Clemmensen ai New Jersey Devils e dal centro Boyd Gordon ai Washington Capitals.