Attenti a quei due: Crosby e Malkin non molleranno proprio adesso
Pittsburgh in finale?
Pensate ad un americano che si è andato a fare il giro del mondo in barca a vela, e rientra in patria in questo periodo. Per riadattarsi alla solita vita, niente di meglio di un pò di sport: il baseball, ormai nel pieno della stagione, il basket, con i playoff in corso, e l'hockey, con le finali della Coppa giunte al loro apice. E che finale: Detroit-Pittsburgh. Passi Detroit, penserebbe, ma Pittsburgh? Bisogna andare indietro di sedici anni per rivedere i Pinguini nella serie finale, che andranno poi a vincere per il secondo anno di fila.
Però nella squadra di quegli anni militavano nomi mica da ridere: c'era Jagr, draftato l'anno prima, che con la leggenda Mario Lemieux formava un duo paragonato a Gretzky-Kurri, c'era Recchi, e tanti altri che non sto ad elencare ma che hanno prima battuto i North Stars del Minnesota 4-2, e l'anno seguente annullato i Blackhawks di Chicago per 4-0. Un Lemieux che, per chi ancora non lo sapesse, ha sconfitto il cancro, e vinto in quella stagione la classifica dei punti a quota 160. Un Lemieux che ha segnato il primo gol della sua carriera NHL sul primo tiro della sua carriera NHL. Un Lemieux che è legato a Pittsburgh a corda doppia, alla faccia di chi dice che non esistono più le bandiere.
Ma basta ricordi, basta foto impolverate, basta discorsi da bar “Ti ricordi di quella squadra che…”.
Quest'anno Pittsburgh torna in finale, e la squadra ha poco da invidiare a quella di sedici anni fa. A parte che la maggior parte dei giocatori di adesso ha sentito parlare di quella squadra solo per sentito dire, visto che avevano 4 o 5 anni, ma quella è un'altra storia. Abbiamo Crosby, un giovane canadese che è da tutti indicato come il futuro Gretzky: un paragone da niente, insomma. Abbiamo un ragazzone russo, che non parla nemmeno l'inglese, ma che quando è sul ghiaccio lascia parlare il suo gioco: Malkin. E questi due sono un asse su cui coach Therrien ha costruito le ultime due stagioni.
La stagione scorsa si era andati in ferie presto, ma quest'anno il cammino nei playoff è stato praticamente trionfale, considerando poi che si sono trovati ad affrontare due squadre che a inizio stagione erano considerate, grazie ai risultati, destinate alla Coppa.
Si inizia incontrando Ottawa, finalista della scorsa stagione, e che dopo un avvio stellare si è persa nei meandri della seconda parte della stagione. Ma come si dice, il passato non conta, e Pittsburgh spazza via i canadesi con uno sweep che non ammette repliche nè ulteriori parole. Galvanizzata dal risultato, la serie successiva Pittsburgh si trova ad affrontare New York: e anche stavolta si parte con il botto. Tre partite vinte nei primi tre scontri, poi i Rangers hanno un ultimo sprazzo di orgoglio aggiudicandosi il quarto match, per poi crollare nella quinta, e lasciare ai Penguins l'accesso alle finali di conference. Stesso comportamento anche nella finalina, contro dei Flyers che, come i Senators, a inizio stagione sembravano destinati a ben altri risultati. L'unico che ottengono questa volta è quello di vedere Crosby and Co. che sollevano il Prince of Wales Trophy come vincitori dei playoff nella conference orientale.
E adesso? Adesso la Finale, contro dei Red Wings sicuri di arrivare fin qua già da dicembre. Adesso la Coppa, distante al massimo sette partite, così pesante da raggiungere ma così leggera da sollevare, quando si sorride con i volti coperti dalla barba (se si è raggiunta l'età per portarla, la barba…). Adesso soprattutto l'hockey più bello, più combattuto, più sudato: che vinca il Migliore, ma vada come vada per me i Penguins hanno comunque già vinto.
Tanti cari saluti.