Evgeni Malkin ancora una volta decisivo…
Sul 2 a 0 nella serie, (poi diventato 3 a 0 in seguito a una mostruosa prova di forza da parte dei Pittsburgh Penguins) in queste pagine si era detto che, a parte l'ovvia superiorità degli avversari, i Philadelphia Flyers pagavano le difficoltà nell'uscire dal terzo per l'assenza del loro miglior regista arretrato e l'apatia di Daniel Brière e Vaclav Prospal.
In vista di Gara 4, la seconda nella bolgia del Wachovia Center, John Stevens cerca almeno di porre rimedio alla seconda lacuna e rimescola le prime due linee d'attacco. Brière viene spostato all'ala e lascia il posto al centro a Mike Richards, sempre con Scott Hartnell sull'altro fronte. Vaclav Prospal, che giocava all'ala nella prima linea, rimpiazza Richards al centro della seconda, con Joffrey Lupul ed R.J. Umberger.
Se la mossa non pare sortire effetti a livello individuale (la pur importantissima rete in superiorità numerica di Brière non cancella un'altra prova piuttosto abulica), sembra però far decollare entrambi i terzetti nel loro complesso: oltre alla citata rete del numero 48, Lupul mette a bilancio tre assist, Umberger uno e Lupul realizza una doppietta.
Più in generale, i Flyers per la prima volta in questa serie giocano da Flyers: aggressivi nel buttare il disco nell'angolo e nell'andarselo a riprendere, grintosi e testardi nel fore-checking, cattivi quanto basta nell'azzannare Sidney Crosby e Evgeni Malkin. E quando il fuoriclasse canadese inizia a discutere platealmente con tutto il mondo e il campionissimo russo a liberarsi velocemente del disco per evitare l'impatto con l'ennesimo treno in corsa vestito di arancione, tutti capiscono che Philadelphia sta ottenendo ciò che vuole.
Lo stesso Marc-André Fleury, bombardato di tiri nel primo tempo (ben 17, contro i 18 scagliati contro di lui in tutta Gara 3), dimostra che le sue meravigliose statistiche sono frutto anche di una difesa fin lì straordinaria. Se impegnato e ostacolato nello slot, il giovane estremo difensore concede succosi rimbalzi.
Con queste premesse, la notizia bomba del rientro di Kimmo Timonen per Gara 5 a Pittsburgh viene accolta con l'entusiasmo delle grandi occasioni dalla parte "flyerseggiante" della Pennsylvania. Dopo aver ritrovato come per incanto il gioco aggressivo e una parvenza di amalgama nella combinazione delle linee, John Stevens può addirittura stralciare anche la seconda importante lacuna dall'elenco degli errori. Troppa grazia"
Peccato che i pinguini abbiano intenzioni diverse. Mentre nello spogliatoio dei Flyers le telecamere inquadrano un Martin Biron dallo sguardo simile a quello di un cerbiatto colpito dal fascio di luce di un'automobile, i Penguins si preparano a calare sul ghiaccio come un'orda di barbari assetati di sangue. E non ce n'è per nessuno.
Ryan Malone colpisce a freddo con l'ennesima rete nata da una carambola, Evgeni Malkin raddoppia sfruttando un disco vagante dietro la porta. I Flyers assistono impotenti e gli avversari si accaniscono su di loro come feroci pitbull. Finisce 6 a 0, ma per Mike Richards e compagni poteva andare molto peggio.
16 anni dopo l'ultima apparizione alla finalissima, i Pittsburgh Penguins contenderanno quindi più che meritatamente la Stanley Cup ai campioni della Western Conference. Dopo aver attraversato le minacciose acque della Eastern con un'impressionante velocità di crociera, hanno messo decisamente la prua verso il trofeo più ambito. Curiosamente, moltissime delle loro dodici vittorie sono state costruite sulle fondamenta di una difesa a prova di bomba, non solo sulle prodezze di un attacco che resta ovviamente devastante.
I Philadelphia Flyers abbandonano la compagnia sul più bello, ma una volta accantonata la naturale amarezza per essere stati eliminati dai rivali storici con un sonante 4 a 1 nella serie, non potranno che essere soddisfatti della loro stagione. Non dimentichiamo infatti che solo l'anno scorso si classificarono all'ultimissimo posto dopo un campionato assolutamente ridicolo e che in questa stagione hanno dovuto rinunciare a un attaccante come Simon Gagné per buona parte del campionato.
In un organico molto giovane e quindi con ampi margini di miglioramento, uno dei pochi punti interrogativi è Daniel Brière. Dopo una Regular Season appena più che discreta a livello di produzione offensiva e nettamente deficitaria sul piano dell'impegno difensivo, il 31enne centro di Gatineau ha disputato due eccellenti turni di Play Off, per poi spegnersi di colpo nella finale di Conference. Considerato che lo scorso anno fu straordinario con la maglia dei Buffalo Sabres dei quarti e nelle semifinali di Conference, ma venne cancellato dal ghiaccio nella finale contro gli Ottawa Senators, sorge spontaneo il dubbio sulla sua efficacia nei momenti cruciali della stagione. Ma con Brière sotto contratto fino al 2014/15, i Philadelphia Flyers hanno tutto il tempo per scoprirlo.