Johan Franzen (DET), autore di 6 punti (5 goal e 1 assist) nelle prime due partite della serie
Le semifinali di conference ad Ovest hanno riproposto un classico di fine anni 90: Detroit – Colorado. La forte rivalità tra le due franchigie permetterà ai tifosi della squadra vincente non solo di guadagnarsi la finale, ma di prendersi una grossa soddisfazione godendo della sconfitta dei loro nemici.
Detroit entra in questa serie con i favori del pronostico, con il seed numero 1, con una squadra pronta a vincere il titolo nonostante i due passi falsi della serie precedente contro Nashville.
Colorado prende parte alla semifinale da autentica outsider. Ha battuto Minnesota in 6 gara nella serie precedente e ha dimostrato sul ghiaccio un gioco difensivo efficace a fronte di un attacco non sempre all'altezza dei play-off.
Chiacchere, ilazioni, previsioni di inzio serie sono comunque state subito messe a tacere dalle prime due partite in quel di Detroit. Due partite a senso unico per lo squadrone di Hockeytown che ha letteralmente surclassato Colorado per velocità , costruzione di gioco, pressing, finalizzazione e quanto ci possa essere ancora.
Protagonista assoluto in questi primi due incontri è Johan Franzen, autore di 2 goal e un assist in gara 1 e di un hat-trick in gara 2. A nulla sono valsi gli sforzi di Hannan, di Salei, di Foote, di Liles, di Leopold per mettere la museruola al centro della seconda linea dei Red Wings, Franzen era sempre al posto giusto nel momento giusto e sempre libero. La velocità dei suoi movimenti, dei suoi cambi di direzione e del suo wrist-shot hanno scombussolato tutte le blue-line di Denver e, sopprattuto, hanno ridicolizzato il povero Theodore tra i pali.
Proprio lui, l'eroe della prima serie, il campione rinato nei primi sei scontri di questi play-off, l'arma segreta di Colorado. Coach Quinneville e tutti i tifosi facevano affidamento proprio sulle sue parate per poter passare anche lo scoglio Detroit, ma lui ha deluso (per ora). Sostituito in entrambi gli incontri al quarto goal subito, ci si chiede se era il caso di dargli qualche partita di pausa per riprendere fiato e dare fiducia ad un Budaj che, in fondo, nei due periodi in cui ha indossato la maschera, ha fatto molto bene.
Theodore non deve però essere usato come caprio espiatorio, sia chiaro. Theodore ha avuto un paio di giornate no ed è pur sempre grazie a lui che gli Avalanche stanno ancora giocando ad hockey. Ad avere il dito dell'inquisizione puntato contro è l'attacco. Un attacco che non riesce a costruire un'azione di gioco decente, che fa addirittura fatica a portarsi nel terzo offensivo, che non riesce a finalizzare quelle poche occasioni che si presentano sotto rete, che si trova in difficoltà in superiorità numerica (0/8 in PP e un goal subito con l'uomo in più).
Dove sono finiti i grandi nomi che sono chiamati in queste partite a fare la differenza? Dove sono Sakic, Forsberg, Hejduk, Smyth? Per Stastny il discorso è diverso, sono i suoi primi play-off e il suo sigillo lo ha anche messo a segno in gara 1. Ancora fermi in infermeria i due giovani Svatos e Wolski.
Se si rimane su questi binari, la serie è già bella che finita e uno sweep di Detroit sarà tanto ovvio quanto meritato, per la gioia dei tifosi delle Ali Rosse che tanto sognano un risultato del genere. Ma adesso si torna a Denver, in quel Pepsi Center che potrebbe fare la differenza con il pubblico amico. Sarà necessario cambiare stile di gioco e scendere sul ghiacio con la giusta cattiveria che queste partite devono avere e con la voglia di ribaltare il risultato della serie.
saranno due partite fondamentali le prossime, saranno due partite assolutamente da vincere per gl'Avalanche. Iniziano quindi già da adesso le partite decisive, quelle del dentro-o-fuori, quelle che non ti puoi permettere di perdere. Iniziano adesso le semifinali della Western Conference.