E' una sfida senza esclusione di colpi quella fra Capitals e Flyers…
Nei primi 40 minuti di Gara 1 tutto era andato alla perfezione per i Philadelphia Flyers: Mike Richards e compagni avevano giocato la partita che probabilmente l'allenatore John Stevens aveva sognato nelle notti a ridosso del debutto nei Play Off.
Alexander Ovechkin imbavagliato e senza nemmeno un tiro in porta, gioco duro ma corretto alle balaustre, Daniel Brière e Vaclav Prospal inarrestabili con una doppietta a testa. Occorreva tenere alta la guardia per altri venti minuti, senza farsi schiacciare nel proprio terzo.
Ma dopo neanche due minuti del terzo periodo, il primo errore di posizione finisce con il disco alle spalle di Martin Biron che riapre la contesa ed esalta il coloratissimo Verizon Center. Jason Smith non si accorge che Mike Green sta scendendo all'ala alle sue spalle e, a sua volta, Prospal non segue il terzino dei Capitals nel movimento offensivo.
I Flyers sono ancora in vantaggio, ma improvvisamente la partita prende un'altra piega e il risultato finale appare quasi scontato. Green colpisce di nuovo in superiorità numerica con uno dei fendenti dalla linea blu che tanto fanno tribolare Biron. A quel punto, il palcoscenico è libero, Alexander Ovechkin può entrare in scena. A meno di quattro minuti dalla sirena finale, ruba il disco a un ingenuo Lasse Kukkonen e realizza la rete della vittoria.
In vista delle sfide successive, insomma, i Flyers dovevano ripetere lo sforzo di Gara 1, ma questa volta protrarlo per 60 minuti. Detto, fatto. La seconda e la terza partita, pur meno intense dal punto di vista fisico, sono state controllate da Philadelphia, che ha saputo recitare senza sbavature lo spartito tattico.
Impeccabili in inferiorità numerica (straordinari Jim Dowd e Sami Kapanen), tremendamente concreti dalle parti di Cristobal Huet e, soprattutto in Gara 2, supportati da un Martin Biron in stato di grazia, i Flyers hanno frustrato ripetutamente le avanzate di Alexander Ovechkin, contrastato dalla linea di Mike Richards o da quella di Jeff Carter in prima battuta e da Kimmo Timonen (fino all'infortunio nel terzo incontro) in seconda battuta.
Dal canto suo, Bruce Boudreau ha sbagliato a non cercare alternative, insistendo invece su un Ovechkin visibilmente sfiancato dalla continua ricerca di spazi e dalle ripetute cariche alle assi subite e portate. Basti pensare che nel primo tempo di Gara 2 il fuoriclasse russo ha effettuato sei soli cambi, ma è rimasto sul ghiaccio per la bellezza di dieci minuti. A questi ritmi, un cambio non dovrebbe oltrepassare la cinquantina di secondi.
Per otto tempi su nove, i Flyers hanno dimostrato che in quanto a organico sono nettamente superiori ai Capitals. Alexander Ovechkin, per quanto straordinario, non può far vincere quattro partite alla sua squadra da solo.
Per il momento, la perfezione nell'interpretazione del piano tattico della squadra di John Stevens sta proprio nell'aver fatto terra bruciata attorno al numero 8. Quando Ovechkin ha il disco sul bastone, si trova completamente isolato, troppo lontano da Nicklas Backstrà¶m e Viktor Kozlov, i suoi abituali compagni di linea.
Paradossalmente, Backstrà¶m e Kozlov dovrebbero servire meno Ovechkin e puntare di più la porta, in modo da attirare anche su di loro l'attenzione degli avversari. In queste tre partite, infatti, le azioni del giovane regista svedese e della possente ala russa erano tutte volte a cercare il loro illustre compagno, ad aggrapparsi a lui come a un'à ncora di salvezza.
I Philadelphia Flyers, dal canto loro, in vista di Gara 4 non devono cambiare una virgola, sempre che il problema di Kimmo Timonen non si riveli più grave del previsto. Con il rientro di Derian Hatcher e la conseguente esclusione di Lasse Kukkonen, il pacchetto arretrato di Stevens è diventato più possente ma molto meno veloce, e un'eventuale assenza del fortissimo terzino finlandese sarebbe molto problematica.
Appuntamento a giovedì notte per Gara 4!