All Star Noia

Tutti si aspettano grande spettacolo dalla partita di Rick Nash

Mancano poche ore all'inizio dell'All Star Game, la partita delle stelle. Con l'avvicinarsi dell'evento l'entusiasmo aumenta.

Che bello, che spettacolo, sarà  incredibile ammirare una difesa composta da Andrei Markov, Zdeno Chara, Sergei Gonchar, Tomas Kaberle, Kimmo Timonen e Brian Campbell gestire gli attacchi di gente come Joe Thornton e Pavel Datsyuk, Jarome Iginla e Rick Nash, e un pacchetto arretrato con Nicklas Lidstrà¶m, Dion Phaneuf, Duncan Keith, Ed Jovanovski, Chris Pronger e Scott Niedermayer rintuzzare gli attacchi di campioni del calibro di Alexander Ovechkin e Vincent Lecavalier, Ilya Kovalchuk e Scott Gomez.

Come ogni anno, contiamo i minuti che ci separano dalla riunione del meglio che l'hockey mondiale è in grado di proporre, i minuti che mancano all'inizio delle SuperSkills, le gare di abilità . E come ogni anno, quando nel cuore della notte europea i nostri televisori o gli schermi dei nostri computer si accenderanno sulla manifestazione, un pensiero attraverserà  le nostre menti: ma quando finisce sto benedetto All Star Game?

Non c'è niente di più atteso e allo stesso tempo di più noioso di un All Star Game. Sessanta minuti di hockey giocato con il freno a mano tirato da una quarantina di fuoriclasse il cui pensiero, comprensibilmente, è quello di non farsi male.

E non credete a chi vi dice che la mancanza di pressione consente agli atleti di provare giochi di prestigio che altrimenti non tenterebbero. La consueta pioggia di gol che caratterizza queste esibizioni è la diretta conseguenza del tappeto rosso che i terzini stendono di fronte agli attaccanti.

Vedere Zdeno Chara passeggiare sul ghiaccio e sorridere all'avversario che prova a fare gol alla sua squadra non è spettacolo, è noia. Se la fantascientifica rete di Rick Nash descritta recentemente in questo sito fosse stata realizzata dopo aver battuto due difensori impegnati a bere un caffè sarebbe risultata altrettanto spettacolare? Certo che no.

Certo, alcuni episodi della storia degli All Star Game sono indimenticabili, indelebili lampi nello scrigno dei ricordi di qualsiasi appassionato. La rete "annunciata" di Owen Nolan, che nella partita del 1997 si involò verso Dominik Hasek puntandolo con il guantone prima di trafiggerlo, quasi a dirgli "sei mio", è uno di questi. Ma sono momenti sempre più rari, figli di un'era in cui giocatori fuori dagli schemi come Jeremy Roenick, Patrick Roy e Brett Hull la facevano da padrone sul ghiaccio e davanti ai taccuini. Oggi, tranne poche eccezioni (Ray Emery, Sean Avery, gente che comunque non andrà  mai a un All Star Game), gli atleti sono bravi soldatini che rispondono ai giornalisti con le classiche frasi stereotipate.

Il formato che prevedeva la sfida tra i migliori atleti nordamericani e i migliori europei della NHL, per lo meno, garantiva un minimo di pepe. Gli orgogliosi giocatori americani e canadesi ci tenevano a far bella figura contro i più tecnici esponenti del vecchio mondo, che arrivavano a frotte nel campionato più bello del mondo e, pian piano, prendevano possesso della classifica marcatori e di molte altre graduatorie di merito.

L'attuale sfida tra una selezione di campioni che militano in squadre dell'est e una formazione di fuoriclasse dell'ovest, complice l'assurdo calendario, mette invece di fronte atleti che si incrociano di rado durante l'anno e che di conseguenza non hanno sviluppato alcuna parvenza di rivalità . Sia ben chiaro, nessuno è così folle da attendersi violente cariche alla balaustra e pestaggi, ma l'attuale passeggiata di salute non fa nulla per promuovere un prodotto che oltre oceano fatica a tenere il passo degli altri sport.

Le prove di abilità , se possibile, sono in parte ancor più soporifere dell'All Star Game. Martin St. Louis che si spiana in curva come un Valentino Rossi sui pattini nel tentativo di battere il record sul giro di pista è sicuramente uno spettacolo, così come vedere i migliori attaccanti del mondo che sfidano ai rigori i migliori portieri del pianeta. Ammirare Dion Phaneuf che carica il bastone e scaraventa in porta il disco a oltre cento chilometri orari nella gara dei tiri più potenti può strapparci un sorriso.

Ma fissare mezza dozzina di atleti che dimostrano la precisione del loro tiro mirando ai piattelli fissati ai quattro angoli della porta, con una bassa tonalità  di oohh dagli spalti a sottolineare i bersagli mancati e una più alta ad accogliere i centri, dopo qualche minuto rischia di avere l'effetto di una camomilla. Per non parlare degli assurdi "tre contro zero", tre attaccanti che si scambiano il disco da fermi prima di cercare di trafiggere un povero portiere che diventa ubriaco nel tentativo di seguire il puck.

Il weekend dell'All Star Game va assolutamente rivisto. Perché non approfittare dello YoungStars Game per includere competizioni che mettano di fronte rookie e vecchi marpioni della NHL, uno scontro generazionale nell'uno contro uno tra Chris Pronger e Patrick Kane? Perché non dotare di microfono tutti i partecipanti, in modo da rendere partecipi anche gli spettatori delle battute che i giocatori si scambiano sul ghiaccio mentre, loro sì, si divertono?

Mancano poche ore all'inizio dell'All Star Game. Quando sarà  iniziato, vorrà  dire che mancheranno poche ore alla ripresa del campionato, il 29 gennaio. Meno male"

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