Joel Perrault non si può certo dire che sia uno che si tira indietro…
Stralciare una regola che vieta di farsi giustizia da soli per eliminare la violenza dall'hockey? Per quanto possa sembrare paradossale, questa domanda è assolutamente legittima e, anzi, la soluzione ad alcuni dei problemi che affliggono la NHL rischia di passare da una risposta positiva.
In questa sede abbiamo più volte affrontato il tema della brutalità nel disco su ghiaccio, in generale per la grandinata di squalifiche di inizio stagione, in particolare per l'ormai nota vicenda di Chris Simon. Il discorso, tuttavia, non sarebbe completo senza un accenno alla regola che vieta a un giocatore di farsi giustizia da solo aggredendo un avversario reo, a suo modo di vedere, di essere andato oltre i limiti del consentito. Stiamo parlando, lo avrete capito, della famigerata Instigator Rule.
La Instigator Rule prevede due minuti per istigazione (instigation), cinque minuti per la conseguente scazzottata (fighting) e una base di dieci minuti disciplinari, che possono diventare penalità di partita se l'azione è giudicata oltremodo violenta, per l'atleta che, dopo aver assistito a un brutto fallo subito da un compagno di squadra, bracca il responsabile e lo aggredisce, trascinandolo in una rissa.
La regola, c'era da aspettarselo, ha una lunga serie di eccezioni e varianti. Se l'istigazione avviene negli ultimi cinque minuti di una partita o nei tempi supplementari, per esempio, ai minuti di penalità citati si aggiungono una partita di squalifica e 10'000 dollari di multa per l'allenatore.
Introdotto nel 1992, questo provvedimento voleva porre un freno a una NHL che stava lentamente scivolando in una sorta di Far West, con affilatissimi pattini al posto di polverosi stivali e bastoni al posto dei Winchester (il fucile, non l'attaccante dei Dallas Stars). Con la prospettiva di trascorrere diversi minuti sulla panchina dei cattivi, gli aspiranti John Wayne ci avrebbero pensato due volte prima di sostituirsi all'arbitro e punire gli avversari.
E infatti è successo proprio ciò che ci si augurava. Le aggressioni a scopo punitivo sono diminuite sensibilmente, i vari agitator pagati solo per fare i poliziotti hanno visto diminuire sensibilmente i minuti trascorsi sul ghiaccio. Grandi applausi quindi per una Lega che, constatato il problema, è tempestivamente e brillantemente corsa ai ripari? Non proprio.
Ci troviamo infatti di fronte al classico problema della coperta troppo corta: se mi copro le spalle ho freddo ai piedi e viceversa. Che cos'è successo? Semplice. Sono aumentati i colpi proibiti distribuiti a tradimento, magari ai danni dei migliori giocatori delle varie squadre. Se prima del 1992 solo i più temerari osavano colpire a scopo di intimidazione il campione avversario per paura di dover poi rispondere delle proprie azioni con il "protettore" di turno, negli ultimi 15 anni i falli "sporchi" si sono sprecati.
La Instigator Rule ha quindi raggiunto in pieno il suo obiettivo primario, ma sotto altri punti di vista si è rivelata un clamoroso boomerang, all'origine di una serie di situazioni assolutamente paradossali, l'ultima delle quali si è verificata lo scorso 11 gennaio, durante la partita che vedeva affrontarsi Vancouver Canucks e Phoenix Coyotes.
Verso la metà del primo tempo, Joel Perreault carica violentemente lontano dalle balaustre Kris Beech, alla prima partita con la maglia dei Canucks. Il gomito del coyote impatta chiaramente la testa dell'avversario, ma l'arbitro reputa corretta la carica. Non è dello stesso avviso Willie Mitchell, che rincorre Perrault, lo aggredisce e lo trascina in una rissa.
Soffermarsi sul fatto che la Lega non ha successivamente squalificato Perrault sarebbe del tutto inutile, quest'anno l'incoerenza regna sovrana. È invece per lo meno curioso dare un'occhiata alle penalità comminate "in diretta" per l'azione descritta. Ebbene, Joel Perrault se l'è cavata con 5 minuti disciplinari, mentre Willie Mitchell, per il quale è stata automaticamente applicata la Instigator Rule, è rimasto a guardare per 17 minuti.
Lungi da noi l'intenzione di giustificare l'intervento da sceriffo del terzino della compagine canadese, ma è inammissibile che chi è colpevole di un intervento pericoloso paghi un terzo della pena inflitta a chi si butta nella mischia per difendere un compagno.
Chris Neil degli Ottawa Senators avrebbe mirato e colpito alla testa con una gomitata Chris Drury dei Buffalo Sabres lo scorso febbraio se non fosse esistita la Instigator Rule a proteggerlo da eventuali vendette? E senza questa regola Jesse Boulerice dei Philadelphia Flyers avrebbe spaccato il suo bastone sui denti di Ryan Kesler dei Vancouver Canucks all'inizio della corrente stagione?
Impossibile dare una risposta. La soluzione di combattere la violenza con la violenza non vincerà mai il Nobel per la pace, su questo siamo d'accordo. Ma se al solo pensiero di venir conciato per le feste alla prima scorrettezza qualcuno ci pensasse due volte prima di usare il gomito o il bastone come un'arma, sarebbe già un discreto passo avanti.