Sidney Crosby: o si ama, o si odia…
Il bar, come sempre il sabato sera, è affollatissimo.
Le partite sono state numerose e gli avventori discutono animatamente, si punzecchiano l'un l'altro. Quattro schermi diffondono le interviste del dopopartita, i giornalisti si rimbalzano la linea da una parte all'altra degli Stati Uniti, ma nessuno ci fa caso, il volume è al minimo.
Al bancone due uomini sorseggiano una birra.
«Accidenti quel Crosby, davvero un fenomeno"».
«Guarda, ti interrompo subito, non nominare nemmeno quel moccioso».
«Ma stai scherzando? Quel ragazzo è dell'87, ha un'intera franchigia sulle spalle e in poco più di due stagioni ha superato abbondantemente i 250 punti. Ormai i paragoni con Gretzky e gli altri fuoriclasse del passato non sono più blasfemi».
«Non sto discutendo il Crosby giocatore, me ne guardo bene. Ma mi rattrista pensare che una squadra storica come i Penguins, un tempo guidata sul ghiaccio da Lemieux, un grande uomo prima che un campione, sia ora nelle mani di un ragazzino capriccioso».
«È meglio che smetti di bere birra, non reggi l'alcol, e questo delirio ne è la prova. Secondo te i Penguins sono tanto folli da consegnare le chiavi del regno, se mi passi l'espressione, a un ragazzo che non reputano all'altezza? Ma non lo sai che nessuno dei grandi capitani della storia dell'hockey, da Messier a Sakic, da Yzerman allo stesso Lemieux, ha ricevuto i gradi di capitano così presto? E mi permetto di farti notare che la ragione principale per la quale la città di Pittsburgh ha ancora una squadra è proprio la presenza di Crosby che da sola assicura buoni incassi, altrimenti a quest'ora staremmo parlando degli Hamilton Penguins, o magari dei Las Vegas Penguins, altro che ragazzino capriccioso».
«Ah sì? E allora spiegami una cosa, visto che hai scomodato i mostri sacri di questo sport. Per quale motivo un atleta come Sakic viene rispettato ovunque giochino gli Avalanche e nessuno si sarebbe mai sognato di fischiare Yzerman, mentre Crosby viene coperto di ululati e insulti in ventinove stadi su trenta? Non ti sembra un po' sospetta questa mancanza di rispetto nei suoi confronti?».
«Ma quale mancanza di rispetto! Quello si chiama timore, amico mio. Sanno che Crosby potrebbe castigarli da un momento all'altro e loro lo fischiano, lo insultano. Non si rendono conto che invece non fanno altro che caricarlo».
«Quindi mi stai dicendo che Sakic non merita queste attenzioni perché, da giocatore qualunque, non fa paura a nessuno" Ma per piacere! E ti risulta anche che Sakic reclami costantemente con gli arbitri? E come la mettiamo con le innumerevoli penalità subite perché non sopporta le provocazioni? E hai già dimenticato quella partita tra Penguins e Islanders nella quale durante un cambio volante Crosby, con un gesto da vero trascinatore, si è attardato a bisticciare e così la rete che nel frattempo il suo compagno aveva segnato è stata annullata per troppi uomini sul ghiaccio? L'avevamo vista proprio in questo bar, ricordi?».
«Certo che la ricordo, ma ricordo anche le decine di partite che ha fatto vincere alla sua squadra. Su quel televisore l'anno scorso, proprio di questi tempi, avevamo visto la partita contro i Panthers, quando Crosby passò in mezzo a due avversari e in tuffo infilò il disco alle spalle del portiere. E ricordo anche che chi adesso sta parlando a vanvera allora scattò in piedi con le mani nei capelli urlando "Non è possibile, non può aver fatto un gol del genere!"».
«È vero, non ho problemi ad ammetterlo, ma torno a ripeterti che non sto mettendo in dubbio il talento di Crosby, quello non si discute. Sono solo dell'opinione che come leader, come Capitano con la C maiuscola, non è degno di essere annoverato nella stessa categoria di Sakic, Yzerman e Messier, tanto per citare tre nomi. La settimana scorsa, dopo aver sgambettato gratuitamente Biron dietro la porta dei Flyers, Crosby ha trascorso gli ultimi otto minuti della partita in panchina, senza più mettere un pattino sul ghiaccio. Non discuto la provocazione, ho visto ben di peggio, ma credi che un leader come Messier sarebbe rimasto seduto mansueto in panchina a vedere i suoi compagni farsi massacrare?».
«Prima di tutto la decisione di restare in panchina non è certo stata sua, ma dell'allenatore, che ha saggiamente evitato un possibile infortunio al suo miglior giocatore. E in secondo luogo il paragone con Messier non regge, perché sono due giocatori completamente diversi. Tutt'al più si può azzardare un confronto con Gretzky, che infatti a Edmonton e a Los Angeles aveva i suoi protettori. E proprio come Therrien ha tenuto in panchina Crosby invitando Laraque a fare il suo lavoro, allora tenevano fuori dal ghiaccio Gretzky e sguinzagliavano McSorley».
«Ma non credo che"»
«Ragazzi, questo è il vostro conto, stiamo chiudendo».
«Accidenti come vola il tempo! Ecco qui, stasera offro io. Ci si vede domani per la partita?».
«Come no! A domani, stammi bene vecchio mio!».