Gli scudi umani

Lasse Kukkonen con grande coraggio affronta l'attaccante nascondendo la porta col suo corpo…

È domenica 9 dicembre e al Madison Square Garden si sta giocando l'avvincente partita tra i New Jersey Devils e i padroni di casa dei New York Rangers. Il risultato è ancorato sullo 0 a 0 e l'incontro si sta lentamente trasformando in una sfida tra Martin Brodeur ed Henrik Lundqvist.

Karel Rachunek, ex difensore ceco dei Rangers ora in forza proprio alla compagine di Brent Sutter, riceve il disco sulla linea blu offensiva, in posizione di sparo. Il primo slap è una saetta e spezza il fragile bastone in fibra di carbonio di Martin Straka, che si era messo in posizione per chiudere l'angolo di tiro al connazionale.

Il disco carambola di nuovo dalle parti di Rachunek che non si fa pregare e scaglia un secondo fendente che si infrange sul pattino di Straka, il quale, visibilmente dolorante, si rialza e ferma anche il terzo tentativo respingendo il puck con il corpo. Quando il disco finalmente viene scaraventato dall'altra parte della pista, il Madison Square Garden si alza e applaude Straka come se avesse segnato una delle sue numerose reti.

Bloccare un disco indirizzato nella propria porta è importante quanto realizzare un gol o fornire un assist a un compagno. L'unica differenza, e non di poco conto, è che si rischia di farsi molto male e non sempre questa azione ottiene la giusta considerazione.

Eppure si tratta di un vero e proprio gesto tecnico, non basta gettarsi a peso morto e sperare di finire sulla traiettoria del disco. Non si contano infatti le reti provocate da deviazioni dovute all'errata posizione del bastone, dei pattini o del corpo di un atleta che, in cuor suo, pensa di aiutare il suo portiere. No, il vero specialista di questa pericolosa disciplina sa posizionarsi con la giusta angolazione rispetto al tiratore, in modo da chiudergli buona parte dello specchio della porta e, al contempo, da non ostruire la visuale all'estremo difensore.

Un'altra caratteristica che distingue gli artisti del ruolo è la capacità  di non finire fuori posizione nel tentativo di bloccare un tiro. Per quanto spettacolari e talvolta efficaci, gli scivoloni alla disperata sono da evitare, visto che al giocatore in possesso del disco basta fintare la conclusione a rete per vedere il difensore passargli accanto come una slitta senza freni. A quel punto, avrebbe addirittura campo libero per avanzare e farsi ancor più pericoloso.

Tra i re degli incoscienti impossibile non citare Anton Volchenkov, terzino russo degli Ottawa Senators, e Jay McKee, difensore canadese dei St. Louis Blues. La loro scivolata controllata consente di chiudere la parte rasoghiaccio della porta e di opporre al siluro in arrivo la parte inferiore del corpo. In questo modo il 25enne di Mosca e il 30enne di Kingston non sono certo al riparo da infortuni, ma per lo meno se il tiro è centrato non dovrebbe andare a impattare lo stomaco o, peggio, la testa.

Non è un caso che dalla sua partenza per il Missouri i Buffalo Sabres siano disperatamente alla ricerca di un sostituto di McKee che garantisca oltre venti minuti di ghiaccio e un paio di dischi bloccati a partita. E non è un caso che Andrej Sekera, discreto specialista in quest'arte richiamato dai Rochester Americans della AHL per sostituire l'infortunato Jaroslav Spacek, sia rimasto a Buffalo anche dopo il rientro del difensore ceco.

La scivolata controllata non è però l'unica tecnica utilizzata dai professionisti della NHL. Lasse Kukkonen, difensore finlandese ultimamente poco utilizzato dai Philadelphia Flyers, è uno degli esponenti di un gruppo di folli che ama fronteggiare il tiratore con un ginocchio sul ghiaccio e le braccia compatte a protezione dei fianchi.

La posizione, potenzialmente ancor più pericolosa di quella rasoghiaccio (un disco scagliato a un metro d'altezza rischia drammaticamente di puntare la gola e il viso), permette di reagire prontamente a qualsiasi finta e cambiamento di direzione dell'attaccante e, anzi, di ripartire in contropiede se il disco bloccato restasse nei pressi dello "scudo umano".

Occupando una discreta area anche in verticale, inoltre, questa tecnica presuppone un vero e proprio gioco di squadra con l'estremo difensore che, proprio come nel calcio in occasione dei calci di punizione dal limite dell'area, si piazzerà  in modo da vedere partire il disco.

Il Madison Square Garden, notoriamente gremito di appassionati che conoscono il gioco dell'hockey su ghiaccio ben oltre il semplice tifo per l'una o l'altra squadra, si è alzato e ha applaudito il gesto di Martin Straka. Ma troppo spesso i commenti e gli elogi del dopopartita si limitano al goleador o all'assistman di giornata, ignorando chi, mettendo a repentaglio la propria salute, contribuisce nell'ombra alla vittoria.

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