Il marchio NHL

Il contestato Gary Bettman, commissioner NHL

Quella che per ognuno di noi è una passione, per molti altri non è altro che un'azienda da espandere sul mercato, un prodotto da propinare agli acquirenti. Se un tempo l'acronimo NHL identificava semplicemente il campionato di hockey su ghiaccio più bello del mondo, da qualche anno è diventato un vero e proprio marchio, che ha nella figura del contestatissimo Gary Bettman, commissario della lega, il suo paladino più risoluto.

Si spiega così il riuscito weekend di apertura della stagione svoltosi a Londra, di cui Play.It riferisce a parte. I campioni in carica degli Anaheim Ducks e gli ambiziosi Los Angeles Kings hanno dato vita a due partite molto intense che apparentemente hanno divertito i circa 35'000 spettatori che le hanno seguite nella magnifica O2 Arena.

L'intenzione di esportare oltre i confini atlantici il marchio NHL sembra quindi aver dato i suoi frutti. Non lo stesso purtroppo si può dire di altre operazioni volte ad aggredire i "segmenti di mercato" storicamente refrattari ad accogliere una disciplina come il disco su ghiaccio.

Dalla nascita della NHL moderna nel 1942 con gli Original Six (le squadre iscritte alla Lega sin dal primo anno: Boston Bruins, Chicago Blackhawks, Detroit Red Wings, Montréal Canadiens, New York Rangers e Toronto Maple Leafs) all'attuale organizzazione con trenta squadre, ne è passata di acqua sotto i ponti.

Nel 1967, la Lega osò per la prima volta esplorare nuovi mercati, e nacquero squadre nelle aree più disparate, dal Pacifico (Los Angeles Kings e Oakland Seals) all'Atlantico (Philadelphia Flyers e Pittsburgh Penguins), dalle fredde pianure del nord (Minnesota North Stars) alle zone industriali del centro (St. Louis Blues). Nei cinque anni successivi, alla compagnia si aggiunsero anche i Vancouver Canucks, i Buffalo Sabres, i New York Islanders, gli Atlanta Flames (ben presto trasferitisi a Calgary), i Kansas City Scouts e i Washington Capitals.

Sul finire degli anni '70, il collasso della WHA (Western Hockey League) portò a un travaso di squadre (Edmonton Oilers, Hartford Whalers, Québec Nordiques e Winnipeg Jets) nell'ormai solida e affermata NHL. Allo status quo degli anni '80 seguì infine l'ultimo (per il momento) sforzo espansionistico, con la creazione di ben nove squadre (San José Sharks, Ottawa Senators, Tampa Bay Lightning, Anaheim Mighty Ducks, Florida Panthers, Nashville Predators, Atlanta Thrashers, Minnesota Wild e Columbus Blue Jackets) in soli dieci anni.

Nell'assurdo tentativo di combattere il complesso di inferiorità  sofferto nei confronti delle altre tre maggiori discipline sportive professionistiche americane (baseball, football e basket), nel corso della sua travagliata storia l'ambiente hockeystico ha commesso l'imperdonabile errore di sradicare squadre da città  nelle quali erano seguitissime e amatissime per dislocarle in regioni che ancora non avevano il privilegio di conoscere questo bellissimo sport.

Ed ecco che, se su un fronte i Québec Nordiques hanno trovato un segmento di mercato apparentemente inesauribile nel Colorado (Avalanche), sull'altro i Jet supersonici di Winnipeg si sono insabbiati nel deserto dell'Arizona (Phoenix Coyotes), mentre nel Minnesota hanno per lo meno rimediato all'errore commesso con il trasferimento in Texas (Dallas Stars) ricreando un'altra squadra (Wild).

Perfino le squadre delle regioni hockeysticamente periferiche che resistono nei quartieri alti della classifica o che addirittura hanno assaporato il gusto del trionfo vedono spesso messa in dubbio la loro esistenza. I Nashville Predators, nelle cui fila l'anno scorso giocavano fior di campioni come Jason Arnott, Paul Kariya e Peter Forsberg, hanno superato a stento un'estate da incubo e potrebbero accingersi a svolgere la loro ultima stagione nel Tennessee.

I tifosi dei Carolina Hurricanes (ex Hartford Whalers), due settimane dopo la conclusione dei festeggiamenti per il trionfo del 2006 sono tornati a dedicare i weekend alle corse automobilistiche Nascar, al basket universitario e alle grigliate (una vera e propria religione nel sud-est degli Stati Uniti). A Tampa, l'area più morta dell'intera Florida, l'entusiasmo della Stanley Cup 2004 si è sopito pochi mesi dopo e attorno al St. Pete Times Forum le bandiere ormai sgualcite e strappate inneggiano ancora timidamente a quella straordinaria vittoria.

E che dire di Anaheim, ridente cittadina alle porte di Los Angeles? Durante la finalissima dello scorso anno contro gli Ottawa Senators, a pochi isolati di distanza da un Honda Center traboccante di gioia non era difficile imbattersi in qualche californiano stupito di vedere tanto movimento e inconsapevole che a poche centinaia di metri da lui si stava svolgendo uno degli eventi più attesi dell'anno.

Il problema dell'espansione "forzata" era tornato in auge lo scorso anno, quando i problemi legati al rifacimento della Mellon Arena minacciavano di allontanare da Pittsburgh una squadra storica come i Penguins. Las Vegas era una delle alternative che godevano di maggiore credito e l'avido Gary Bettman già  aveva l'acquolina in bocca al solo pensiero di una pista di ghiaccio integrata in uno dei tanti casinò della famosissima striscia. Ma come costituire uno zoccolo duro di tifosi? Come dare alla squadra una precisa identità  in una città  che vive di toccate e fughe, di turisti che transitano per qualche notte brava prima di farsi di nuovo inghiottire dal deserto del Nevada?

In Canada, la culla del disco su ghiaccio, da anni attendono una nuova squadra a Québec City, per rinfocolare la straordinaria rivalità  con i Montréal Canadiens. Da anni a Hamilton si accontentano dei Bulldogs della AHL.

Da anni a Winnipeg esprimono il desiderio di ritrovare i loro Jets. Certo, non sono mercati "affascinanti" come Las Vegas, ma l'ondata di interesse che creerebbero contribuirebbe a ridare fiato anche agli indici di ascolto che negli ultimi anni sono tornati a essere i fratellini gracili nella panoramica degli sport a stelle e strisce.

Teniamoci le nostre squadre, ma se proprio Bettman non riesce a starsene tranquillo in ufficio, che imbocchi almeno l'autostrada nella giusta direzione.

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