NHL preview: Atlantic

Sidney Crosby è pronto a portare i Penguins sul tetto del mondo

A nove mesi abbondanti dalla prossima assegnazione della Stanley Cup sarebbe assurdo abbandonarsi a pronostici. Troppi fattori, dal tetto salariale che ha limato (o avrebbe dovuto limare) le differenze tra le varie formazioni, agli infortuni, alle sorprese dell'ultima ora, minacciano di ribaltare i rapporti di forza da un mese all'altro.

Mai come in questa vigilia, però, l'Atlantic Division si era annunciata tanto competitiva. Con Flyers, Rangers e Penguins sulla carta molto forti, Devils e Islanders sembrano essere rimasti indietro, ma la tradizione nel primo caso e l'effetto sorpresa nel secondo potrebbero giocare un ruolo fondamentale. In un girone già  alimentato da grandi rivalità , la stagione si annuncia quindi entusiasmante. Ma vediamo come si presenteranno ai nastri di partenza le cinque protagoniste "atlantiche".

La precedenza spetta di diritto ai New York Rangers, che il primo luglio hanno aperto il mercato con il botto, ingaggiando in un colpo solo i centri Chris Drury (da Buffalo) e Scott Gomez (da New Jersey). Certo, sull'altare del tetto salariale il General Manager Glen Sather ha dovuto sacrificare Michael Nylander (a Washington) e Matt Cullen (a Carolina), ma ha comunque trovato il modo di riconfermare Brendan Shanahan, Sean Avery (tra mille polemiche), Henrik Lundqvist, Marcel Hossa e Petr Prucha.

Il potenziale offensivo dispiegato a Broadway è potenzialmente devastante: le prime due linee potrebbero essere formate da Scott Gomez, Jaromir Jagr e Martin Straka e da Chris Drury, Brendan Shanahan e Marcel Hossa o Sean Avery. La difesa, se non altrettanto impressionante, appare comunque solida: Michal Rozsival, Marek Malik e Paul Mara sono terzini esperti che potrebbero aiutare i talentuosi Thomas Pock e Fedor Tyutin a compiere il definitivo salto di qualità . Tra i pali, King Henrik, come è ormai stato soprannominato dall'esigente pubblico di Manhattan, ha dimostrato che quando si esprime ai massimi livelli è tra i primi cinque portieri della NHL.

Percorriamo uno dei tanti sottopassaggi che consentono di superare il fiume Hudson e arriviamo nel New Jersey. Nella stagione in cui si inaugura il nuovo stadio a Newark, i tifosi dei diavoli si sarebbero aspettati uno squadrone che permettesse di sognare la quarta Stanley Cup in dodici anni. Invece, hanno dovuto dire addio al miglior attaccante (Scott Gomez) e al miglior difensore (Brian Rafalski).

Ma attenzione a sottovalutare una squadra che nel rigore difensivo, nella grinta dei suoi forechecker e in un certo signor Martin Brodeur è sempre riuscita a trovare le risorse per raggiungere i Play Off e rendere la vita dura a chiunque. La riscossa dovrà  iniziare proprio dal fuoriclasse tra i pali: l'anno scorso una riserva non all'altezza (Scott Clemmensen), ma soprattutto un record di vittorie in una stagione da conquistare hanno portato Brodeur a spremersi come un limone durante la Regular Season. Il record ormai suo e una spalla solida come Kevin Weekes (dai Rangers) gli permetteranno di giocare meno delle consuete 75 partite e di essere così più fresco nei momenti cruciali della stagione.

Tra gli atleti di movimento, Vitaly Vishnevski (da Nashville) e Karel Rachunek (dai Rangers) non sostituiranno mai Brian Rafalski, ma daranno solidità  a una difesa che può contare anche su Colin White, Paul Martin ed Andy Greene. Tra gli attaccanti, sarà  interessante scoprire se Patrik Elias e Brian Gionta sapranno rendersi pericolosi anche senza la regia di Scott Gomez. Dainius Zubrus (da Buffalo), se si esprimerà  ai livelli dei Play Off dello scorso anno, potrebbe conquistare il posto al centro della prima linea, mentre Arron Asham andrà  a rimpolpare una batteria di checker che ha in Jay Pandolfo e John Madden due maestri del ruolo.

Infine, con Brent Sutter alla transenna, tecnico tra i migliori nella formazione e nella valorizzazione di giovani talenti, Zach Parise, Travis Zajac e John Oduya potrebbero compiere il definitivo salto di qualità  e trascinare i Devils a un altro campionato da protagonisti.

Torniamo nello Stato di New York, ma questa volta continuiamo in traghetto fino a Long Island, casa degli Islanders. In poche settimane, sullo stesso traghetto, ma in senso contrario, sono saliti Alexei Yashin, Tom Poti, Sean Hill, Ryan Smyth, Viktor Kozlov, Arron Asham, Richard Zednik e Jason Blake. Sembrerebbe un'emorragia insanabile per una squadra che già  l'anno scorso si era qualificata ai Play Off solo all'ultimissima giornata.

Il General Manager Garth Snow, però, non si è dato per vinto e, pezzo dopo pezzo, ha ricostruito un discreto mix di veterani e giovani promesse. Gli innesti di Jon Sim, Ruslan Fedotenko, Bill Guerin (nuovo capitano), Mike Comrie, Andy Sutton e Josef Vasicek non sono da disperata corsa all'abbonamento, ma se saprà  amalgamarli, coach Ted Nolan avrà  a disposizione rapidità  sulle ali (Sim), opportunismo sottoporta (Guerin), fantasia al centro (Vasicek e Comrie) e cattiveria difensiva (Sutton).

Al momento, i Play Off sembrano obiettivamente piuttosto lontani per gli Islanders, ma se Rick Di Pietro confermerà  quanto di buono ha mostrato l'anno scorso, Miroslav Satan avrà  voglia di giocare per 82 partite e a qualche giovane della rosa (su tutti Bruno Gervais, Ben Walter e Jeff Tambellini) riuscirà  il salto tra i grandi, ecco che il viaggio sul fatidico traghetto potrebbe celare brutte sorprese per molte squadre avversarie.

Continuiamo il nostro viaggio virtuale spostandoci verso sud e varcando i confini della Pennsylvania. A Philadelphia, dopo un anno a dir poco da incubo, si è tornati a pensare in grande. Merito del General Manager Paul Holmgren, che con mosse tanto tempestive quanto audaci (vedi l'ingaggio da Nashville di Kimmo Timonen e Scott Hartnell in cambio di una scelta al draft a poche ore dalla scadenza ufficiale del loro contratto) ha rivoltato come un calzino una compagine che la stagione scorsa a tratti era apparsa semplicemente ridicola.

Martin Biron tra i pali, pur non avendo grande esperienza da titolare, sembra più solido dell'altalenante Antero Niittymaki e dello spesso improponibile Robert Esche. La difesa, con l'arrivo del citato Kimmo Timonen e del duro Jason Smith (da Edmonton), è di spessore, soprattutto se i giovani Braydon Coburn e Ryan Parent (se riuscirà  a conquistarsi un posto al campo d'allenamento) renderanno secondo le aspettative.

L'attacco, che l'anno scorso girava in funzione della stabilità  delle caviglie di Peter Forsberg, è più equilibrato, e l'ingaggio di Daniel Brière e Joffrey Lupul assicura velocità  a una squadra che in troppe partite guardava le ali avversarie sfrecciare inesorabilmente oltre difensori piantati come pali nel ghiaccio.

La rosa non sembra ancora sufficientemente profonda ed esperta in molti suoi elementi per puntare al bersaglio grosso, ma se Mike Richards, Jeff Carter ed R.J. Umberger, tre prodotti del "vivaio" di sicuro talento ma non ancora sbocciati in tutta la loro potenzialità , riusciranno a trasformarsi da progetto di campioni in campioni, i Flyers potrebbero andare molto lontano.

Restiamo in Pennsylvania, ma spostiamoci più a ovest, e tra le fumose acciaierie di Pittsburgh troviamo una squadra che potrebbe risultare la più spettacolare della NHL. La compagine che solo due anni fa poteva tranquillamente essere ribattezzata Team Crosby, è ora un competitivo mix di enormi talenti e veterani ancora affamati, una miscela potenzialmente esplosiva. In difesa, il 35enne Darryl Sydor (da Dallas), due Stanley Cup al suo attivo, aiuterà  Sergei Gonchar a fare da chioccia a un gruppetto di giovani difensori tra i quali spiccano Ryan Whitney, che l'anno scorso ha già  dimostrato di che pasta è fatto, e Kris Letang, sulla carta uno dei favoriti nella corsa al Calder Trophy, il trofeo quale miglior rookie dell'anno.

In attacco, Sidney Crosby è" Sidney Crosby. Il numero 87 in questo momento è probabilmente il miglior giocatore del mondo e, considerata la giovane età  (20 anni), potrebbe raggiungere livelli mai visti e scomodare confronti che solo pochi mesi fa sarebbero stati blasfemi. Dopo una prima stagione straordinaria, l'anno scorso è riuscito a limitare alcuni atteggiamenti che lo avevano fatto diventare il nemico numero uno in molti stadi, e le sue prestazioni sul ghiaccio ne hanno guadagnato.

Attorno a lui, un manipolo di altri campioni in erba potrebbero contribuire a far volare questa franchigia, a dispetto del pennuto che la rappresenta: Jordan Staal, Evgeni Malkin, Colby Armstrong, Maxime Talbot e, perché no, Angelo Esposito, la prima scelta dei Penguins al draft di quest'anno, se non troveranno ostacoli sulla strada della loro definitiva maturazione hockeystica potrebbero presto vedere i propri nomi intagliati sulla coppa più ambita. In questo senso, sarà  fondamentale l'apporto di giocatori più esperti come i confermati Mark Recchi e Gary Roberts, e il nuovo arrivo Petr Sykora (da Edmonton).

L'unico punto interrogativo è tra i pali: Marc-André Fleury non ha ancora mostrato tutto il talento che aveva spinto i Pittsburgh a sceglierlo come prima scelta assoluta nel 2003. Le sue prestazioni sono spesso risultate altalenanti anche nell'arco di una partita e il 23enne estremo difensore ha mostrato preoccupanti lacune nei momenti topici di un incontro. È quindi per lo meno curiosa la scelta del General Manager Ray Shero di cedere ai Buffalo Sabres l'esperto portiere di riserva Jocelyn Thibeault e di sostituirlo con Dany Sabourin (da Vancouver), che in carriera ha giocato 14 partite in NHL.

Sarà  quindi una dura ed entusiasmante lotta quella che assegnerà  il trofeo dell'Atlantic Division e, considerate le tensioni che si respirano nei derby di New York e della Pennsylvania e nelle sfide tra Flyers e Devils, le 32 partite che ogni squadra disputerà  contro le altre quattro rivali saranno tutte da non perdere.

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