Niedermayer e Pahlsson: le colonne dei Ducks
Mentre a quest'ora la Stanley Cup si sarà già presa un bel colpo di sole su una spiaggia californiana, per noi è tempo di bilanci. Una stagione come al solito lunga e appassionante si è conclusa da poche ore con il meritato trionfo delle papere di Anaheim ed è quindi giusto andare a passare in rassegna le prestazioni di ognuno degli esponenti della compagine di Randy Carlyle, in rigoroso ordine alfabetico.
Portieri
Ilja Bryzgalov (voto 6.5): dopo una Regular Season senza infamia e senza lode da fida riserva di Giguère, è stato il 27enne russo di Togliatti a conquistare le prime tre vittorie nei Play Off per i Ducks contro i Minnesota Wild, quando il titolare era stato tenuto a riposo per i problemi di salute del figlioletto appena nato.
Jean-Sébastien Giguère (voto 8): rispetto all'avventura 2003, è stato chiamato a compiere meno miracoli, visto che davanti a lui questa volta aveva una difesa insormontabile, all'insegna dei 13 tiri lasciati ai Senators nella decisiva Gara 5. La concentrazione con la quale è rientrato in squadra dopo i noti problemi famigliari vale però da sola un voto in più in pagella. È stato grande in particolare nella serie contro i Vancouver Canucks, di fronte a un altrettanto impenetrabile Roberto Luongo. Ha il contratto in scadenza: è atteso da una pioggia di dollari.
Difensori
Franà§ois Beauchemin (voto 8.5): la dirigenza dei Ducks sta ancora ridendo al solo pensiero di aver sbolognato uno stanco e demotivato Sergei Fedorov ai Columbus Blue Jackets in cambio di questo signor Nessuno. Ebbene, il signor Nessuno è stato il giocatore più schierato da Carlyle (sì, anche più di Chris Pronger e Scott Niedermayer), ha svolto un impeccabile lavoro difensivo e si è sempre fatto trovare pronto all'appuntamento con la rete avversaria (28 punti nella Regular Season, altri 8 nei Play Off).
Joe DiPenta (voto 6.5): la disciplina tattica fatta giocatore, DiPenta ha svolto alla perfezione il suo compito nei minutini di ghiaccio concessigli da Carlyle, il più delle volte utili a far rifiatare le prime due coppie di terzini.
Kent Huskins (voto 6.5): il 28enne difensore di Almonte, a due passi da Ottawa, è letteralmente uscito dal nulla questa stagione. Promosso da Portland verso metà campionato, non è più uscito di squadra. Memorabile la sua prestazione in Gara 4 della finale quando, con Chris Pronger squalificato, ha giocato 17 minuti e 31 secondi ad altissimi livelli.
Ric Jackman (voto 6.5): prelevato a stagione in corso dai Florida Panthers in seguito all'infortunio di Pronger, Jackman si è inserito alla perfezione nei meccanismi di Carlyle, realizzando ben 11 punti in 24 partite con le papere. Nei Play Off non è sempre stato schierato, ma si è fatto trovare pronto quando la sua presenza fisica era necessaria nelle retrovie.
Scott Niedermayer (voto 9): e sono quattro! Dopo i tre trionfi con i New Jersey Devils, il 34enne canadese, tuttora uno dei migliori pattinatori della Lega, ha trascinato alla Stanley Cup anche le papere di Anaheim. Di lui non resteranno solo le reti (da ricordare quella che elimina i Canucks al secondo tempo supplementare di Gara 5, su assist del fratello) e gli assist, ma anche e soprattutto la capacità da vero capitano di calmare i compagni che, nell'intervallo tra il secondo e il terzo tempo di Gara 4 a Ottawa, esprimevano l'intenzione di punire Daniel Alfredsson, reo di aver colpito volontariamente con una discata lo stesso Niedermayer. L'istantanea di Scott che passa la coppa al fratello Rob entrerà nell'album dei ricordi più belli di una stagione da incorniciare.
Sean O'Donnell (voto 7): difensore duro, vecchio stampo, da Play Off. 79 partite di Regular Season e altre 21 nei Play Off trascorse a rincorrere gli avversari, lontano dalla luce dei riflettori. In fondo alla strada, la Stanley Cup da alzare al cielo per la prima volta, proprio lui, nato a Ottawa 36 anni fa.
Chris Pronger (voto 7.5): un voto in meno per la totale mancanza di disciplina in due momenti cruciali della stagione. A St. Louis, in più di un'occasione aveva mandato a monte il lavoro dei compagni con penalità evitabilissime, a Edmonton sembrava invece meritarsi le prime pagine dei giornali esclusivamente per il suo straordinario talento. In California, solo la profondità dell'organico ha consentito ai Ducks di sopperire alle sue assenze. Passi per l'intervento su Tomas Holmstrà¶m, in parte giustificabile con lo slancio con il quale aveva avviato la carica, ma l'assurda gomitata a un innocuo Dean McAmmond non è stata degna di una finale.
Aaron Rome e Ian Moran (senza voto): una sola presenza in Regular Season e, per Rome, una sola partita nei Play Off, nel primo turno contro Minnesota.
Attaccanti
Ryan Getzlaf (voto 8): occhio a questo ragazzone classe 1985. Se mantiene la testa sulle spalle, fra qualche anno ben pochi giocatori al mondo saranno ai suoi livelli. Fisico, tecnica, velocità e freddezza. Uno spettacolo.
Chris Kunitz (voto 7): l'ideale complemento a Teemu Selà¤nne e Andy McDonald, la piccola ala sinistra classe 1979 ha confermato l'ottima stagione 2005-06 realizzando ben 60 punti. Nei Play Off, è rientrato a tempo di record da una frattura alla mano subita nella serie contro i Detroit Red Wings, partecipando alle ultime due, trionfali partite.
Todd Marchant (voto 7): un altro scarto di Columbus, Marchant si è rivelato forse il giocatore più prezioso per i Ducks in inferiorità numerica e proprio grazie al suo talento in fase difensiva ha spesso sfiorato i 18 minuti di ghiaccio a partita.
Brad May (voto 6.5): giunto a metà stagione da Colorado, è il Sean Avery o il Chris Neil della situazione, il giocatore pagato per mettere a dura prova i nervi degli avversari. Rispetto ai rivali citati è molto meno completo, ma nei Play Off il suo barbone grigio ha fatto tremare più di una balaustra.
Andy McDonald (voto 8.5): aveva dovuto saltare le finali del 2003 per una commozione cerebrale che aveva persino minacciato di chiudere anzitempo la sua carriera. Si è rifatto con gli interessi quest'anno, con 78 punti nella Regular Season e altri 14 nei Play Off, di cui ben 7 nella finalissima (5 gol e 2 assist). Regista sopraffino, si è rivelato il nuovo Paul Kariya per Teemu Selà¤nne.
Travis Moen (voto 7.5): se nella Regular Season si era "accontentato" di svolgere a puntino il suo ruolo di ala sinistra difensiva, nei Play Off si è scatenato e con 7 reti in 21 partite è risultato il secondo miglior goleador della squadra. Di queste 7 realizzazioni, ben tre sono Game Winning Goal: al secondo tempo supplementare di Gara 4 contro Vancouver, a tre minuti dalla fine di Gara 1 contro Ottawa e nella decisiva Gara 5 della finalissima. E ora chiamatelo attaccante difensivo"
Rob Niedermayer (voto 7): il voto è la media tra una Regular Season (voto 6) nella quale ha avuto più di un passaggio a vuoto che ha contribuito a limitare la sua produzione offensiva (16 punti, il peggior bottino dalla stagione 1997-98, nella quale però aveva giocato solo 33 partite) e ad aprire alcune falle nella sua consueta disciplina difensiva (un -8 nella statistica +/- in una squadra di vertice è un risultato piuttosto deludente) e dei Play Off (voto 9) in cui si è visto il vero Rob Niedermayer, implacabile nel marcare i migliori attaccanti avversari.
Samuel Pahlsson (voto 9): semplicemente straordinario, un extraterrestre. Se avesse vinto il Conn Smythe Trophy come miglior giocatore dei Play Off al posto di Scott Niedermayer non avrebbe rubato niente, se non gli assegnano il Selke Trophy come miglior attaccante difensivo della stagione è un furto. Nei Play Off, la linea guidata magistralmente dal centro svedese e completata da Travis Moen e Rob Niedermayer ha cancellato nell'ordine Marian Gaborik e Pavol Demitra (Minnesota), i gemelli Sedin (Vancouver), Henrik Zetterberg e Pavel Datsyuk (Detroit), prima di irridere il trio Heatley-Spezza-Alfredsson. Un satanasso difensivamente, un mostro agli ingaggi e autore di due Game Winning Goal. Giù il cappello.
George Parros (voto 6): il gigante dai baffoni inconfondibili è giunto a metà stagione da Colorado per sostituire Todd Fedoruk. Schierato quasi esclusivamente quando anche l'avversario di turno metteva sul ghiaccio un agitator, si è accomodato in tribuna per buona parte dei Play Off, ma ha contribuito a rendere i Ducks la squadra più penalizzata (e temuta) della NHL.
Dustin Penner (voto 7.5): basterebbe la rete decisiva realizzata a Ottawa in Gara 4 a giustificare il voto, ma Penner, classico Power Forward d'altri tempi, viene da una Regular Season da 29 reti e, in generale, da un costante lavoro ai fianchi delle difese avversarie. Forse il membro più sottovalutato ma più importante della linea verde Getzlaf-Perry-Penner.
Corey Perry (voto 7.5): il secondo miglior marcatore nei Play Off per i Ducks dopo una Regular Season da 44 punti, a dispetto di un visino da angioletto Perry si è dimostrato estremamente talentuoso anche nell'innervosire gli avversari con qualche parolina gentile piazzata al momento giusto. Indimenticabile Gara 3 nella serie contro Detroit quando, microfonato dalla NBC e in attesa di un ingaggio, si rivolge a Datsyuk dicendogli: "Ehi Pavel, dì a Samuelsson che adesso le prende. Diglielo, altrimenti le prendi anche tu". Impareggiabile.
Teemu Selà¤nne (voto 9): la pagella è volutamente generosa di almeno mezzo voto. Il Finnish Flash ha finito la stagione in calando dopo una Regular Season da urlo, ma il 9 considera tutta la carriera di questo straordinario campione. Dopo il debutto con il botto nel lontano 1992 con i Winnipeg Jets (76 reti!), Selà¤nne ha contribuito a rendere famosi in tutto il mondo gli allora Anaheim Mighty Ducks, prima di una parentesi meno positiva con i San José Sharks e i Colorado Avalanche. Un ginocchio inservibile sembrava averlo convinto a gettare la spugna, ma il lockout ci ha restituito un atleta tirato a lucido e pronto a scatenare la sua straordinaria velocità sull'ala destra. Quando, dopo Scott Niedermayer, Rob Niedermayer e Chris Pronger è toccare a lui sollevare la Stanley Cup, l'Honda Center gli ha tributato il boato più assordante della serata. Il giusto riconoscimento a un fuoriclasse che va al di là del colore di una maglia.
Ryan Shannon (voto 6): dopo un'ottima stagione a Portland (AHL), Shannon ha saputo ritagliarsi un posto nella quarta linea d'attacco dei Ducks, garantendo una buona dose di grinta e aggressività a dispetto di un fisico non propriamente erculeo.
Shawn Thornton (voto 6.5): una stagione giocata costantemente con il piede sull'acceleratore, ad aggredire qualsiasi giocatore che non portasse il logo dei Ducks sul petto.
Drew Miller, Joe Motzko, Mark Hartigan, Tim Brent, Bjorn Melin e Ryan Carter (senza voto): poche presenze, ma la consapevolezza che Carlyle poteva contare su di loro in qualsiasi momento. Basti pensare alla carica alla balaustra effettuata da Miller ai danni di Wade Redden che ha dato il via all'azione della prima rete dei Ducks (McDonald) in Gara 1 contro Ottawa.