Redden (Ottawa) con il Prince of Whales Trophy appena conquistato
Alfredsson, Heatley, Spezza. Se qualcuno è in grado di fermare questi tre, lo faccia ora o mai più. La top-line di Ottawa si trova in uno stato di forma per cui tutti i dischi che tocca diventano oro, per cui tutto ciò che fa, si tramuta in successo.
I Senators se la coccolano per bene, se la tengono stretta, hanno puntato su di loro già da diversi anni e adesso è arrivato il momento di raccogliere i frutti. E proprio Ottawa infatti che alzerà al cielo il Prince of Whales Trophy, il trofeo riservato ai Campioni della Eastern Conference, e che volerà dritta dritta in finale a giocarsi per la prima volta nella sua storia la tanto sognata Stanley Cup (in realtà 80 anni or sono i Senators avevano vinto la prima edizione della Stanley Cup, ma si trattava di un'altra franchigia, di un'altra squadra che poi è scomparsa; solo nel 1992 i “nuovi” Senators sono stati rimessi insieme a gettati nella mischia della NHL per puntare alla grande coppa).
In vantaggio per 3 partite a 0 nella serie, non c'erano quasi dubbi sul “chi” sarebbe andato in finale. Il problema, se così si può chiamare, era il “quando” questo sarebbe successo. Dopo l'inatteso crollo casalingo in gara4, Ottawa non poteva più permettersi distrazioni. E così è stato.
Nonostante un HSBC Arena di Buffalo piena in ogni ordine di posto sia dentro che fuori, gli uomini di coach Bryan Murray scendono sul ghiaccio aggressivi come sempre, incuranti del tifo assordante dei fans avversari.
Dopo un primo tempo di studio, di bodycheck e di tentativi sventati dai portieri di entrambi gli schieramenti, nel secondo periodo i Sabres si portano in vantaggio con Jochen Hecht, che si trova nel posto giusto al momento giusto per deviare in rete un passaggio di Pominville per l'1-0.
Sarà , come sempre, la prima linea canadese a distruggere i sogni di rimonta e di gloria di Buffalo. Dopo 10 minuti Redden tira dalla blu, si gioca in mischia nell'area dei Sabres e Spezza serve Heatley per il goal del pareggio. Altri 4 minuti e Heatley e Alfredsson in contropiede dirigono un azione da manuale e servono un disco che Spezza gira in rete per il vantaggio: 2-1.
Gli animi dei tifosi americani si riaccendono quando Afinogenov è bravo a ribattere in rete un puck che era rimbalzato sul palo: 2-2 e tempi supplementari in vista. Al primo overtime Ryan Miller compie un vero e proprio miracolo parando con la stecca in tuffo a mezz'aria un tiro di Spezza. Sul campo si esulta, ma dopo un paio di replay il goal non viene giustamente convalidato: il disco non ha oltrepassato la linea di porta.
Ma è questione di minuti. Ancora loro, ancora la linea delle meraviglie, ancora Heatley che serve Alfredsson esattamente a metà campo. Azione solitaria del capitano di Ottawa che scarta i Sabres come fossero birilli, uno, due …tre, poi tira a rete e trova un varco nell'angolino basso alla sinistra di Miller: goal! 3-2, Ottawa Senators in finale di Stanley Cup, un sogno.
Dopo Calgary (2004) e Edmonton (2006), è la terza volta consecutiva che una squadra canadese si gioca il trofeo più importante dell'hockey. E' dal lontano 1993 (Montreal) che questo trofeo non torna nella terra d'origine: che sia la volta buona?
Intanto a Buffalo si stanno leccando le ferite. Dopo una regular season eccezionale (53 vittorie) sono costretti di nuovo a cedere il passo nella finale di Conference, esattamente come lo scorso anno quando Carolina vinse in 7 partite e poi andò addirittura a conquistare la Stanley.
Coach Ruff ci credeva davvero quest'anno, credeva nel titolo e nella consacrazione di questo gruppo. Ci potrà riprovare la prossima stagione, ma ci sono problemi di free agent in casa Sabres: Briere e Drury saranno UFA dal primo luglio perciò questa potrebbe essere stata la loro ultima partita insieme.