Ed Belfour ha il suo bel da fare davanti alla porta dei Panthers…
Grandi i Lightning che racimolano 5 punti su 6 e si portano in vetta alla Division; dietro, come ovvio, cede Atlanta che però sarà l'ultima squadra ad arrendersi. In posizione intermedia gli Hurricanes, ancora tra le magnifiche 8 ma sempre più in bilico; Florida continua a combattere, chissà , forse invano. Washington ha definitivamente gettato la spugna insieme all'uomo simbolo, Ovechkin.
Tampa Bay Lightning (34-24-3, 71 punti)
Non il migliore hockey che i Lightning di Tortorella abbiano mai espresso, ma il gioco mostrato negli ultimi tempi dai fulmini è qualcosa di tremendamente fruttuoso tanto che la leadership nella SouthEast Division è diventata da sogno proibito e piacevole realtà . Altri 5 punti conquistati in appena tre match, tutti finiti oltre il sessantesimo; la prima vittoria è scaturita contro i sempre più zoppicanti Capitals, battuti al St.Pete Times Forum grazie a una doppietta di LeCavlier (15 gol nelle ultime 19 partite), dall'unico gol degli shootout di St.Louis e dalla solita grinta di Boyle, giunto a quota 210 punti con la maglia di Tampa Bay e primato come difensore più prolifico nella storia del team.
Contro i cuginastri di Miami, però, i Bolts si buttano un po' la zappa sui piedi e concedono ai Cats la prima vittoria all'extra-time della loro stagione; sotto di 2 gol, Tampa reagisce con una bella doppietta di St.Louis, col gol di Perrin e quello di Boyle; non bastano però perché Florida spinge la partita all'overtime dove arriva il gol fulmineo di Horton. Nel re-match a Tampa Bay, i padroni di casa si prendono la rivincita vincendo la partita agli shootout dopo un match non brillantissima: al gol di Craig risponde due volte Horton e solo nell'ultimo terzo St.Louis pareggia i conti; lo stesso piccoletto poi sigla il rigore decisivo. E' la settima volta in 22 occasioni che i fulmini vincono un match che li vedeva soccombere alla seconda sirena.
Con 64 parate in 2 partite e 5 shootout sventati su 6, Denis è stato sicuramente una pedina importante per l'ottimo bottino conquistato ultimamente dai suoi compagni; i Lightning, tuttavia, vengono da 15 vittorie nelle ultime 19 partite, molte delle quali giocate con Holmqvist tra i pali. Segno che la squadra a partire dal proprio goalie ora gira a meraviglia, così come ormai appaiono garanzie gente come i già citati St.Louis, LeCavalier e Boyle. Il primo posto a Sud-Est è conquistato, ora toccherà mantenere questi standard per evitare il ritorno furioso di Atlanta!
Atlanta Thrashers (31-22-9, 71 punti)
Il tempo per rimediare allo sciagurato ultimo mese c'è eccome per i Thrashers che già nell'ultima partita disputata, contro i Canes, hanno mostrato carattere da vendere. I numeri tuttavia dicono inesorabilmente che i playoff non sono più cosa certa, che il primo posto nella Division vacilla e che l'involuzione nel gioco non è un buon campanello d'allarme per l'imminente futuro. Contro i Senators i georgiani sono giunti alla settima sconfitta nelle ultime otto partite, match deciso da un gol di McAmmond in linea con Spezza e Heatley. McCarthy, Metropolit e Kozlov non bastano per evitare il 5-3 (prima sconfitta stagionale di Atlanta contro Ottawa), con Hossa autore di 2 punti (10 assist quest'anno contro i Sens) e l'allenatore canadese Murray autore della vittoria numero 599 (quinto coach di tutti i tempi).
In bilico su un burrone, però, Atlanta risorge a Releigh dove i Canes si fanno sopraffare dagli ospiti dopo due periodi tirati e conclusi col punteggio di 1-0 per gli uragani (Brind'Amour); dopo 21 vittorie su 21 partite in cui alla seconda sirena Carolina era in vantaggio, questa volta la storia va diversamente giacché i Thrashers ribaltano nettamente la partita: prima Hossa da posizione defilata pareggia i conti in penalty killing, quindi Kovalchuk sigla il game winning (con Boulton che arrotonda il punteggio sul finale).
Dopo 4 sconfitte di fila Hedberg ha dato un po' di riposo a Lehtonen e la scelta fatta da coach Hartley contro Carolina ha funzionato (e oltre parate decisivo il goalie ha anche registrato un assist nel gol di Hossa); tuttavia l'ultima vittoria non deve illudere troppo questa squadra, un po' troppo vanitosa nei momenti chiave (successe anche l'anno scorso ma molto prima). Sicuramente non può non sottolinearsi l'ottimo momento di Hossa (1 gol e 3 assist in 120 minuti), ma in generale il tutto è troppo poco. Come detto sopra, comunque, non bisogna lasciarsi andare: mancano 20 partite e ci sono 40 punti in palio. I playoff sono ancora in loro pugno!
Carolina Hurricanes (30-25-7, 67 punti)
Gli infortuni sono stati una costante per Carolina quest'anno; tuttavia gli uragani non hanno mai lesinato impegno per sopperire ad assenze più o meno importanti e contro i Rangers è andata più o meno così. Già fuori Cole e Stillman, durante il match si sono infortunati pure Williams e Hedican e così i Canes hanno perso per la prima volta nelle ultime sei uscite casalinghe contro i newyorkesi, apparsi brillanti in powerplay (3 gol su 3 occasioni) e con i due neo-acquisti già subito integratisi (Avery dai Kings e Dupuis dai Wild). Per i campioni in carica, sconfitti 4-1, in gol il solo Ladd per il momentaneo 1-1.
Contro i Canadiens la musica però cambia e complice anche il momentaccio degli Habs (6 sconfitte di fila con questa), Carolina conquista un prezioso successo, il quarto nelle ultime 6 partite; la serata ha sorriso al vecchio Brind'Amour, autore del 399esimo e del 400esimo gol in carriera, entrambe le marcature siglate in powerplay. Al 5-3 finale contribuiscono anche LaRose, il rientrante Cole e Staal, con Ward ottimo protagonista tra i pali (ben 42 parate per lui). Nel match clou della settimana, però, i ragazzi di coach Laviolette soccombono contro Atlanta, capace di ribaltare lo svantaggio a fine secondo periodo (fino alla gara contro i Thrashers, i Canes avevano vinto 21 partite su 21 quando sopra alla seconda sirena). In gol ancora Brind'Amour, ma le bocche di fuoco georgiane ribaltano la situazione negli ultimi 20 minuti fissando il punteggio sul 3-1.
Il saliscendi tipico degli Hurricanes s'è confermato anche questa settimana; con precisione chirurgica a un paio di vittorie sussegue una sconfitta e il risultato è che i punti sono "solo" 67 in 62 partite, virtualmente insufficienti per un posticino ai playoff. Tanti gli infortuni, ma tanta anche l'imprecisione di una squadra che troppo spesso vive degli exploit dei singoli, al secolo Brind'Amou, Williams, Whitney, Staal, Cole e, occasionalmente, il portiere Ward. Squadra che non eccelle in niente ma che di sicuro da qui alla fine si giocherà le sue carte per raggiungere la post-season: noi saremo qui curiosi di vedere come finirà !
Florida Panthers (23-26-12, 58 punti)
La speranza è l'ultima a morire, questo è vero, ma riuscire a raddrizzare una stagione che a novembre pareva già compromessa è difficile; il ruolino dei Panthers negli ultimi mesi è senza infamia e senza lode ma ciò non è abbastanza per compiere quel salto di qualità necessario per giocare anche ad aprile inoltrato. Sintomo che le cose non vanno per il meglio la sconfitta netta per 4-0 contro i Senators: primo shutout stagionale per Gerber (settimo in carriera) per la squalifica di 3 turni a Emery, 10 giocatori diversi a punti e 2 punti strameritati. I Panthers hanno fatto poco movimenti, tanti tiri da lontano e nulla ha potuto Belfour: ha effettuato 29 parate, le stesse che la partita precedente gli erano valse lo shutout contro Montreal.
Nel doppio derby contro Florida, poi, le due cuginastre si spartiscono la posta in palio nel modo migliore possibile: 3 punti a testa, punto e accapo. Nel primo match, al BankAtlantic Center, la vittoria dei Panthers è in qualche modo "storica" perché dopo 11 sconfitte su 11 volte che la squadra era andata oltre i 60 minuti, finalmente è riuscita a vincere grazie a un gol dopo pochi secondi d'overtime del caldo Horton (Salei, Weiss, Allen e Peltonen gli autori dei gol del 4-4 nei tempi regolamentari). La rivincita dei Bolts però sorride a quest'ultimi che vincono agli shootout (unico a segnare per i Cats Horton) dopo un combattuto 2-2 nei 65 periodi (doppietta ancora di Nathan Horton): peccato per le tante penalità subite, altrimenti potevano essere 4 anziché 3 i punti conquistati.
Tre partite che regalano 3 punti ai ragazzi di coach Martin, forse non quanto auspicato alla vigilia; il problema è però che a parte Horton l'attacco ha sonnecchiato e Belfour, pur parando bene, non ha mai fatto più dello stretto necessario. Il risultato è che i playoff rimangono una chimera ma almeno ci si può consolare sapendo che non si è più ultimi nella Division dacché l'ultima piazza ora l'occupano i Caps. Si ha come la sensazione che i Panthers, tuttavia, non vogliamo mollare e di sicuro assisteremo a belle partite anche nei prossimi giorni: se poi si svegliano anche gente come Jokinen o Weiss, beh, perché non sognare?
Washington Capitals (23-28-10, 56 punti)
Quattro sconfitte in altrettante partite sono abbastanza per poter affermare che i Capitals hanno ormai gettato la spugna, "traditi" per così dire anche dal loro uomo migliore e cioè quell'Ovechkin che sta attraversando il periodo più buio della sua breve carriera. Nella settimana passata Washington ha iniziato più o meno bene se non altro perché contro i Bolts a 15 secondi dalla terza sirena Zubrus ha pareggiato un match fermo sul 2-1 (di Semin l'altro gol): agli shootout finali ovviamente vince Tampa con Johnson tra i pali a sostituire l'infortunato Kolzig (ne avrà per qualche settimana). Le sconfitte diventano 12 nelle ultime 13 trasferte quando i Caps fanno visita ai Penguins alla Mellon Arena: Crosby sempre più cold ma Pittsburgh rimane caldissima grazie anche ai gol di Malkin. Finisce 3-2 per il team della Pennsylvania con reti capitoline di Zednik e Semin (che ha sbagliato pure un penalty shot).
Al Centre Bell di Montreal, Washington fa 13 perdendo ancora nonostante ce l'abbia messa tutta per andare via dal Canada con almeno un punticino; finisce 5-3 per i padroni di casa con la seconda vittoria consecutiva dell'esordiente goalie Halak (mentre per Johnson perde ancora) e la linea di Higgin, Koivu e Ryder iper-ispirata. I gol degli ospiti sono nati dalla stecca di Sutherby, Heward e Semin, non abbastanza visto pure il disastro in penalty killing (3 powerplay gol subiti). E il ritorno al Verizon Center non dice niente di buono a coach Hanlon e soci che perdono per la decima volta di fila contro gli Sharks dell'ex Ron Wilson e che registrano così la 14esima sconfitta nelle ultime 18 partite: 3-2 agli shootout dopo i gol di Morrisonn e Sutherby (del momentaneo 2-0). Ai rigori sbagliano Ovechkin e Semin (1 vittoria e 8 sconfitte per i Caps ai rigori) e risorge San José dopo 3 sconfitta di fila e un misero 4 su 31 in powerplay.
Non solo la Casa più famosa del mondo: a Washington, sponda Capitals, anche la bandiera è bianca. La squadra da un mese e mezzo a questa parte sta girando chiaramente a vuoto e il tutto è più o meno coinciso col momento decisamente no di Ovechkin, in gol solo una volta nelle ultime 9 partite. L'infortunio in allenamento di Kolzig non ha aiutato il team a uscire fuori dall'impasse e il solo Semin, tanto impressionante quanto poco osannato, pare un predicatore nel deserto. Il magnate Leonsis, proprietario della franchigia, non deve disperare ma indubbiamente deve chiedere alla sua squadra di fare le ultime 20 partite alla grande: solo così si creano le basi per un roseo futuro!