LeCavalier, anima di Tampa Bay, ha toccato quota 600 gare in carriera
Tampa Bay continua ad essere la regina incontrastata di questa Division, almeno negli ultimi tempi. Atlanta infatti ha subito un calo inatteso, mentre ben più grave è la crisi che sta lambendo i Canes. Niente da fare per Capitals e Panthers, squadre che si battono e si impegnano ma che rimangono, rispettivamente, terzultima e penultima nella classifica della Eastern Conference. Vediamo nel dettaglio come è andata!
Atlanta Thrashers (29-18-9, 67 punti)
Essere più o meno sicuri di accedere alla post-season non vuole dire smettere di giocare ad hockey anche perché la Eastern Conference di quest'anno sta rivelandosi imprevedibile e molto combattuta; i Thrashers, allora, dovranno darsi subito da fare anche se il road-trip di 6 gare che li aspetta non sarà il miglior palcoscenico per prendersi una rivincita. Nella settimana passata le sconfitte sono state 3 su altrettante gare giocate, con ben 14 gol subiti. Le prime 5 pappine i georgiani le hanno buscate contro gli Islanders, arrivati ad Atlanta un po' in affanno e senza Di Pietro e Yashin; ci pensano però l'ex goalie dei georgiani Dunham e Tambellini, appena richiamato dalla AHL e che ha fatto i primi 3 assist della sua stagione, ad abbattere una squadra molle e confusionaria, andata in gol solo con Sim e Slater (e con Hossa che ha sprecato un penalty shot sulla traversa) per il 5-2 finale a favore dei newyorkesi.
Non va meglio contro i fanalini di coda, al secolo i Flyers, che vincono la quinta partita consecutiva contro Atlanta con Niittymaki autore della sesta vittoria di fila contro Kovalchuk e soci; pensate, nelle ultime 13 partite Philly ne ha vinte solo 2: entrambe contro Atlanta! Nel 5-2 del team della Pennsylvania ha avuto un ruolo determinante… Lehtonen, capace di subire 3 gol in 7 tiri nell'ultimo terzo. A niente, dunque, sono serviti i gol di Kovalchuk e, ancora, Slater. Contro i Sabres, infine, la partita è stata tirata e s'è decisa agli shootout: Miller strega due marpioni della specialità come Kozlov e Hossa, mentre Briere (per cui Lehtonen ha sprecato parole di grande ammirazione) non ha fallito. Erano finiti 3-3 i tempi regolamentari con Kovalchuk, Sim e Mellanby sugli scudi.
Due vittorie e quattro sconfitte, di cui una agli shootout, in 6 partite consecutive in casa non sono un buon bottino per una squadra a lungo vicina al primo posto nell'intera Conference. Atlanta ha un po' smarrito la via e la controprova la si può trovare nella statistica del powerplay: nelle ultime 8 partite per ben 6 volte la squadra è rimasta a secco con l'uomo in più e degli ultimi 73 powerplay solo 8 sono andati a buon fine. In più s'aggiunga la crisi di Hossa e Kozlov che nella settimana trascorsa hanno messo a referto appena 1 punto a testa e la non perfetta tenuta di Lehtonen ed ecco che il piatto è servito (meritevole di applauso è però Slater che negli ultimi 185 minuti ha segnato 2 gol conditi da 2 assist). Ce la faranno i georgiani ad alzare la testa nelle trasferte in terra canadese?
Tampa Bay Lightning (30-23-2, 62 punti)
C'è qualcuno che fermi questi Lightning? Passano le partite e le settimane e ormai da un bel po' ci ritroviamo a commentare vittorie su vittorie di una squadra ormai ritrovata. Anche questa settimana su 3 partite giocate, i Bolts hanno raccolto l'intero bottino, frutto di 3 belle partite contro Canes, Rangers e Kings. Contro i rivali di Division, la cui serie è ora sul 3-3, la squadra di coach Tortorella ha fatto una partita praticamente perfetta: 4-0 finale col primo shutout in carriera per Holmqvist, settima vittoria esterna di fila, 600esima partita di LeCavalier condita con un gol e un assist (gli altri gol di Craig, Janik e St.Louis), powerplay impeccabile (2 su 2) e blue line arcigna, capace di concedere solo 4 tiri a Carolina nel primo periodo (nonostante i 3 powerplay degli uragani contro gli zero degli ospiti).
Non paga, Tampa ha ospitato i New York Rangers e anche contro di essi ha raccolto il bottino pieno: è finita 3-2 nonostante la terza partita consecutiva senza capitan Taylor per febbre. Grande ancora la rivelazione tra i pali Holmqvist, bravi ad andare in gol Ranger e Richards, ma ancora immenso LeCavalier che ha firmato il sesto game winning gol stagionale ai danni di un Lundqvist sommerso di tiri (ben 41!). Infine il St.Pete Times Forum ha aperto i proprio cancelli per ospitare i sofferenti Kings, che pure venivano però da un clamoroso 7-0 ai danni dei Panthers: dopo 123 partite in NHL segna Weaver ma non basta perché i Bolts trovano i due punti agli shootout, specialità di casa. Finiti 2-2 i tempi regolamentari (ancora LeCavalier e Jones, al primo centro in carriera), ai rigori è risultato decisivo il gol di Brad Richards, con Holmqvist che ha però subito il primo gol negli shootout. Undici volte i Lightning hanno finito in pareggio i 60 minuti e per ben 9 volte hanno poi vinto; chissà però se sarebbe stato lo stesso se fosse sceso sul ghiaccio anche Cammalleri, all'ultimo infortunatosi.
Ancora una sette giorni da favola per la squadra di Tampa Bay che da un po' di tempo pare abbia messo la quinta marcia e non intende fermarsi più; superati gli Hurricanes, ora l'obiettivo sono i Thrashers anche se per compattezza della classifica nella Eastern Conference, il posto ai playoff è tutt'altro che assicurato e le 11 vittorie nelle ultime 13 partite devono essere metabolizzate in fretta. La medicina per questa squadra ha avuto il nome di LeCavalier, giocatore che ora come ora pare l'anima dei Bolts, oltre alla sicurezza inaspettata che Holmqvist sta dando a tutta la difesa; buoni anche gli special teams con un solo gol subito in 9 situazioni di penalty killing e ben 5 powerplay gol realizzati nelle ultime 13 opportunità di superiorità numerica. Grandi numeri per una grande squadra che, non dimentichiamolo, meno di 3 anni fa alzava al cielo la Stanley Cup.
Carolina Hurricanes (27-22-7, 61 punti)
Probabilmente a Releigh stanno sudando freddo perché a buttare al vento una stagione non ci vuole niente; per fortuna però che è tornato Kaberle, disponibile dopo una operazione alla spalla e 55 partite passate fuori dal ghiaccio per ristabilirsi: col vecchio Frantisek Carolina ha rivisto la luce. Prima però, come accennato, gli Hurricanes hanno toccato il fondo: in casa, contro una diretta concorrente come Tampa Bay, non era ammissibile perdere per 0-4, senza appello e con una prestazione opaca. Importanti le assenze di Wallin, Hedican e del succitato Kaberle, ma non tali da giustificare un powerplay così molle e un attacco così privo di idee che per la settima volta quest'anno è rimasto a secco. Senza parlare dei 4 gol subiti su 20 tiri per l'ex di turno, Grahame.
Contro i Bruins è andata un po' meglio: contro una squadra reduce da 5 sconfitte di fila, Staal e soci hanno quantomeno conquistato un punto dacché il gol vittoria di Chara è arrivato in overtime. Prima di allora 3-3 sudato con doppietta di Cole e pareggio in extremis di Brind'Amour con ancora un powerplay scadente (3 gol segnati nelle ultime 39 opportunità ), un Ward incerto (ancora poker degli avversari) e la sesta sconfitta (terza consecutiva in casa) nelle ultime sette partite. A Montreal però un raggio di luce: a segno i due giocatori più attesi che hanno così confezionato un vitale 2-1. Battono Aebischer prima Williams,fischiatissimo perché nella serie dei playoff tra i due team l'anno passato infortunò all'occhio capitan Koivu, quindi Kaberle, autore del gol decisivo in gara 7 della finale con Edmonton qualche mese fa e di nuovo in gol nella prima partita ufficiale da allora.
Due vittorie nelle ultime 8 partite sono poche, troppo poche: per una squadra che ha fatto una brillante prima parte di stagione e che rimane sempre la campionessa in carica, ci si aspetterebbe sempre di più. Come già detto contro gli Habs al Bell Centre le varie statistiche si sono un po' raddrizzate ma rimane un periodo chiaramente negativo in cui gli special teams balbettano, i goalie non danno garanzie e i top-scorer dormono: solo Cole e Williams paiono costanti, con Staal e Brind'Amour troppo soggetti a periodi più o meno floridi. Potrà il solo Kaberle dare quella scossa che già a Montreal ha dato ossigeno ai Canes? Difficile, non impossibile.
Washington Capitals (22-25-8, 52 punti)
I Capitals non giocano malaccio, ma ancora una volta fanno registrare uno scorcio di stagione col segno negativo frutto di una sola vittoria e tre sconfitte, una delle quali agli shootout. La squadra di Hanlon è quella nella Division che ha giocato di più scendendo sul ghiaccio per ben 4 volte: la prima delle quali contro Florida che batte Washington per la terza volta in 19 giorni. Serataccia della blue-line, Kolzig nervoso si becca due penalità e alla fine finisce 6-3 per le pantere: ai capitolini non bastano i gol di Clark, Zubrus e Ovechkin, nel 2007 sempre a punti. Contro i Penguins però anche il russo si blocca e il caldo team di Pittsburgh vince, non senza sudare, 2-0 grazie a un super Fleury, autore del secondo shutout in 3 partite: un errore di Fehr porta in vantaggio i pinguini con Petrovicky, che poi amministrano fino al definitivo 2-0 di Jordan Staal a porta vuota. Da segnalare l'esordio di Jurcina per i Caps e la prima vittoria in 32 partite dei Penguins quando Crosby non realizza neanche un punto!
Ancora a secco Ovechkin nella prima vittoria di Washington agli shootout: vittima sono gli Islanders che non riescono ad avere la meglio di un team che in precedenza aveva perso tutte e 5 le partite terminate ai rigori. A Pettinger aveva risposto Sillinger e ai tiri finali il gol decisivo lo sigla Semin, bravo a battere Di Pietro. E se due partite senza punti erano un record negativo per quanto riguarda questa stagione per Ovechkin, il continuo digiuno, perpetuato anche contro i Bruins, gli fanno stabilire un record negativo assoluto: non solo, l'ala russa si becca pure la penalità da cui scaturisce poi il powerplay gol del pareggio di Bergeron, fa solo due tiri (ma che bravo Chara a contenerlo) e sbaglia pure lo shootout decisivo. Le aquile perdono infatti ai tiri finali dopo il 2-2 in 65 minuti per opera dei gol di Laich e Fehr.
La squadra non ne ha più e nonostante l'impegno pare ineluttabile la resa di un team che aveva reso sopra le aspettative per 100 giorni. Tuttavia il digiuno inatteso di Alexander the Great ha complicato ancor più le cose, per non parlare del concomitante raffreddamento di un giocatore a lungo caldo come Semin. I giovani stanno crescendo, è vero, ma disputare la post-season, quest'anno, sarebbe stato interessante e soprattutto avrebbe portato ulteriore esperienza a questi ragazzi (mentre i Penguins, squadra anagraficamente analoga ai Caps, stanno mantenendo il trend positivo e sono in piena zona play-off). A meno di clamorose sorprese coach Hanlon avrà ferie anticipate anche quest'anno ma è eresia non lottare nelle rimanenti 27 partite: ci sono più di 50 punti in palio e la matematica non condanna ancora nessuno. Se poi le bocche di fuoco si svegliano e la difesa si solidifica, beh, sognare diventa quasi lecito!
Florida Panthers (20-24-11, 51 punti)
Lo stesso discorso applicato ai Capitals, può farsi ai Panthers anche se la curva di rendimento, nel tempo ha subito variazioni diverse: avvio buono, poi disastro per un paio di mesi, quindi da qualche tempo a questa parte coach Martin le sta tentando tutte per aggiustare una classifica comunque deficitaria. L'impressione è che comunque il Bank Atlantic Center rimarrà chiuso ad aprile. Proprio contro Washington la nuova linea composta da Stumpel, Kolnik e Olesz fa faville e così Florida asfalta ancora una volta gli avversari con un netto 6-3: doppietta di Stumpel, doppietta di Gelinas e gol di Kolnik e Peltonen, per confermare la tradizione positiva di Belfour con una squadra da un po' di tempo alla ricerca di se stessa.
Contro la peggior squadra esterna della lega, alla prima gara lontani dallo Staples Center in un più o meno lungo road-trip, Florida s'addormenta però completamente e regala un clamoroso e sonante 7-0 ai non irresistibili Kings. Non è servito essere da sempre considerati una delle migliori franchigie tra le mura amiche perché Burke (ex Lightning e quindi mezzo derby per lui) fa registrare il 38esimo shutout in carriera e Cammalleri e Frolov siglano una doppietta a testa facendo sì che per la settima volta in questa stagione i Cats rimangono a secco in quanto a gol. Sconsolati e delusi, i Panthers volano a Denver dove, in vantaggio 4-2 alla seconda sirena (gol di Jokinen, Horton, Gratton e Stumpel), si fanno dapprima raggiungere, quindi perdono all'overtime grazie al gol del sempreverde Joe Sakic che con la sua rete rende speciale la serata di Skrastins, sul ghiaccio per 486esima volta di fila: un record per un difensore in coabitazione con un vecchio blue-liner dei Leafs, Tim Horton (deceduto a 44 anni). Condotta scellerata della squadra di Miami che stava costruendo una importante vittoria anche grazie agli interventi di Belfour e che invece ha dovuto inchinarsi ancora una volta agli avversari.
Perciò anche questa settimana i Panthers non compiono quel salto di qualità che li avrebbe quantomeno avvicinati alla zona calda: buone partite, giocatori più o meno caldi (Stumpel ha raggiunto i 42 punti grazie anche ai 3 gol e all'assist messi a segno contro Caps e Avs), un Belfour sempre affidabile, ma alla fine a vincere sono gli avversari. Da sottolineare come nell'unica assenza di Van Ryn (sostituito dall'esordiente Lojak contro i Kings) la difesa è andata chiaramente in vacanza e che gli special teams sono stati pessimi nelle ultime due sconfitte, quelle contro Los Angeles e Colorado. Mancano poco meno di 30 partite alla fine e gettare la spugna non ha senso: di sicuro questo team continuerà a lavorare sodo ma per quanto potranno impegnarsi l'impressione è che non rientreranno tra le prime otto. La speranza, in ogni modo, è l'ultima a morire!