Eric Lindros non si può dire abbia avuto una carriera fortunata…
Una storia di capricci, rifiuti, infortuni e momenti drammatici.
La carriera di Eric Lindros non è certo stata una passeggiata di salute, un po' per colpa sua, un po' perché attanagliato dalla sfortuna.
Resta il fatto che l'atleta un tempo soprannominato "The Next One", l'erede designato dell'immenso Wayne Gretzky, non è mai riuscito a rispondere appieno alle attese e, alla vigilia della stagione 2006-07, si trova con le spalle al muro, costretto a dimostrare che per il canto del cigno c'è ancora tempo.
Nato a London, nell'Ontario, il 28 febbraio 1973, Eric Lindros, nipote di immigrati svedesi, cresce hockeysticamente nei St. Michael's Buzzers della Ontario Junior Hockey League. Nella stagione 1988-89 realizza la bellezza di 67 punti in 37 partite. A fare impressione, però, sono i 193 minuti di penalità , un numero mostruoso.
La statistica è emblematica. Lindros, già a 16 anni dotato di un fisico impressionante, sfrutta la stazza per sfondare le difese avversarie e per marcare il territorio nella fase difensiva. Al momento del draft delle leghe giovanili canadesi, il buon Eric dichiara candidamente di non avere nessuna intenzione di giocare per i Sault Ste. Marie Greyhounds.
Phil Esposito, il proprietario della squadra, ignora i capricci del ragazzino e lo sceglie ugualmente. Ma non c'è niente da fare: pochi giorni dopo è costretto a cederlo agli Oshawa Generals. Una storia che si ripeterà su ben altri palcoscenici.
Con la maglia dei Generals, Lindros gioca tre stagioni, realizzando 216 punti in 95 partite. Al termine della seconda, i Québec Nordiques lo scelgono in prima posizione. Ma la destinazione canadese non è di suo gradimento e il simpatico Eric si intestardisce un'altra volta. Lui vuole i Philadelphia Flyers, nient'altro che i Philadelphia Flyers.
E i Philadelphia Flyers si svenano per accontentare il ragazzone viziato e spediscono in Canada Peter Forsberg, Ron Hextall, Steve Duchesne, Kerry Huffman, Mike Ricci, Chris Simon, due prime scelte al draft e, nel caso non fosse abbastanza, una discreta sommetta in contanti. I Nordiques commossi ringraziano e cominciano a costruire la squadra che regalerà alla franchigia, nel frattempo trasferitasi nel Colorado, due Stanley Cup.
Le stagioni di Eric Lindros in Pennsylvania sono sì eccellenti dal punto di vista numerico (659 punti in 486 partite), ma la bassissima media di partite giocate in una stagione (circa 60) illustra inequivocabilmente il suo principale problema: gli infortuni.
Inserito nella linea soprannominata "Legion of Doom" (la legione del giudizio) in compagnia di John LeClair e Mikael Renberg, Lindros delizia i tifosi con un gioco contraddistinto da reti e cariche terribili alla balaustra. Un mix che però lascia il segno anche sul suo fisico, non solo su quello degli avversari.
In otto anni a Philadelphia colleziona sette commozioni cerebrali, l'ultima delle quali provocata dall'ormai celeberrimo quanto terribile scontro frontale con Scott Stevens. Una serie interminabile di assenze dal terreno di gioco che incrina il suo rapporto con il General Manager Bobby Clarke che, addirittura, lo accusa sulla stampa di essere una mammoletta..
Ma al peggio non c'è mai fine. Il 1° aprile 1999 i Flyers sono di scena a Nashville. In un apparentemente innocuo contrasto di gioco Lindros si infortuna alle costole. Di ritorno in albergo, Eric si chiude in bagno. Passati diversi minuti, Keith Jones, il compagno di camera, inizia a preoccuparsi e decide di accertarsi delle condizioni dell'attaccante. Lo trova riverso nella vasca da bagno, bianco e freddo come un cadavere.
Jones chiama Clarke, che gli ordina di accompagnare Lindros all'aeroporto e di farlo salire sul volo che si appresta a riportare a Philadelphia l'infortunato Mark Recchi. Jones, invece, fa di testa sua e porta il compagno al pronto soccorso, dove si scopre che Eric ha una grave emorragia interna provocata da una lesione alla gabbia toracica. Ancora qualche minuto, e Lindros sarebbe morto dissanguato.
Ristabilitosi, Lindros attacca duramente la società . Per tutta risposta, i Flyers lo puniscono togliendogli i gradi di capitano. Ormai il rapporto è irrecuperabile e, alla conclusione della stagione successiva, Lindros si rifiuta di sottoscrivere un nuovo contratto con la squadra di Clarke, che lo cede ai New York Rangers in cambio di Jan Hlavac, Kim Johnsson, Pavel Brendl e una terza scelta.
Nella Grande Mela, per la prima volta nella sua carriera, Lindros riesce finalmente a giocare una stagione quasi completa (81 partite). Ma la sfortuna non lo abbandona a lungo.
Nel 2004 subisce l'ottava commozione cerebrale. La sua carriera sembra legata a un filo, ma Lindros decide di tentare una nuova avventura, questa volta nel natio Ontario. L'11 agosto 2005, infatti, firma un contratto di una stagione con i Toronto Maple Leafs. Una stagione che, tuttavia, durerà solo 33 partite. Questa volta è un grave infortunio al polso a tradirlo.
E siamo alla stretta attualità . Il 17 luglio scorso Lindros sottoscrive un accordo di un anno con i Dallas Stars, che hanno appena salutato Bill Guerin e Jason Arnott e che, di conseguenza, hanno urgente bisogno di reti.
Riuscirà Lindros a mettersi finalmente alle spalle un'assurda serie di infortuni? Tornerà ad essere quel centro devastante che investiva i difensori avversari neanche fossero birilli del bowling? Basta pazientare ancora pochi giorni per scoprirlo.
Una cosa, però, è certa. Una nuova stagione trascorsa in tribuna sarebbe sicuramente l'ultima.