Home Sweet Dome

Il cartello diquesto tifoso è stato di buon auspicio: i Saints sono 3-0.

Un anno ed un mese fa, dopo Hurricane Katrina, era davvero difficile immaginare che cosa ne sarebbe stato, al di là  delle ben più gravi conseguenze umane, dei New Orleans Saints, del football professionistico e collegiale, dell'intera città .

Dopo tanto lavoro, tanto volontariato, tanta beneficenza, oggi siamo riusciti ad assistere alla riapertura del Superdome, quell'edificio simil-marziano nell'estetica, rifugio e purtroppo luogo di morte di tanti senzatetto tredici mesi fa, tornato ad essere si spera per lungo tempo casa degli amatissimi Saints.

Il terzo Monday Night dell'anno, che sembrava perlopiù un Martedì Grasso e che opponeva i Falcons alla squadra della Louisiana, è stato vissuto con un'atmosfera irripetibile, un'aria carica ed elettrica che ha alzato il livello di prestazione di ogni singolo giocatore vestito in bianco-oro, fattore che ha fatto scaturire un risultato, 23-3, ampiamente difficile da pronosticare ed altrettanto improbabile in condizioni di gioco e di atmosfera normali, senza nulla volere togliere allo splendido gruppo di giocatori che il nuovo staff capeggiato da Sean Payton, primo dei 14 head coach della storia della franchigia a partire con 3 vittorie consecutive, ha saputo assemblare tra mille difficoltà .

In mezzo ad una bolgia infernale, il miglior gioco di corse della Nfl si è arenato contro il muro difensivo capeggiato da Charles Grant e Brian Young (al quarto sack stagionale), con Vick a risultare il miglior rusher di serata solamente grazie ad una scarpinata di 30 yards a risultato già  acquisito e con Warrick Dunn limitato a 44 yards in 13 tentativi, solo una settimana dopo aver sommerso Tampa Bay con 306 yards di rushing offense.

Per vie aeree, a Vick è andata anche peggio, manco fosse stato oggetto di un rito vodoo prima di scendere in campo: il 38% di passaggi completati per 137 yards è stato il nettamente insufficiente frutto di una partita vissuta in fretta e sotto costante pressione con colpe che vanno senz'altro condivise, visto l'insolito numero di palloni sicuri e malamente fatti cadere dal fido Alge Crumpler, che con le sue 49 yards su ricezione è stato il miglior produttore di gara, e viste le coperture fisse su Ashley Lelie, capace di confezionare solamente un big play da 48 yards nel secondo drive offensivo, l'unico terminato a punti grazie al field goal del 46enne Morten Andersen.

L'aria di festa ha portato con sé dinamismi e giocate che qui non si vedevano da parecchi anni, che hanno fatto capolino sin dalle prime battute: i Saints, dopo aver dato il benvenuto a Vick con un fumble poi uscito dal campo, sono andati sul tabellone molto presto grazie ad un punt bloccato da Steve Gleason e trasformato in 7 punti da Curtis DeLoach, lesto a ricoprire il bloccaggio nella vicina endzone per scatenare i primi urli di gioia dei presenti. Il party è continuato con una doppia reverse chiamata per l'agile Devery Henderson, che ricevuto il pallone in handoff da Reggie Bush, il nuovo idolo locale, ha varcato il paletto della endzone terminando una serie caratterizzata dall'ingenuità  di Kevin Mathis, andato a colpire gratuitamente il promettente rookie Marques Colston dopo un guadagno di 28 yards prendendosene altre 15 di penalità . 14-3 Saints in un amen in un'atmosfera irreale"

Nella battaglia dei kickers nonnetti, anche John Carney, 42 primavere, ha voluto dire la sua: tutta farina del suo sacco quella che ha gonfiato il tabellino delle marcature di New Orleans, con 3 calci a segno rispettivamente da 37, 51 e 20 yards, mentre nel frattempo Andersen si vedeva annullare una facile conclusione dalle 25 yards dalla safety Josh Bullocks, autore del secondo bloccaggio di serata da parte dell'indemoniato special team dei Saints.

Drew Brees ha giocato una partita ordinata e di sostanza, protetto alla grande dalla linea offensiva, ed ha chiuso con 20 completi su 28 passaggi per 191 yards, senza mete né intercetti; si è fatto notare in occasione di un suo blocco sulla riverse vincente di Henderson, che ha liberato l'ultimo pezzettino di strada per il compagno dando anche dimostrazione della volontà  di sacrificio del ragazzo, pronto a svestire per una volta i panni del quarterback andando a rischiare una spalla operata durante la offseason.

Assieme a lui è funzionato bene il combo Bush/McAllister, che ha prodotto 134 yards in combinata riuscendo ad eseguire giochi superiori alle 10 yards nelle occasioni di schieramento contemporaneo, con Bush a partire dalla posizione di slot receiver per incrociare Brees con finte di end around mentre il quarterback con la mano opposta serviva il compagno, e da notare le 7 ricezioni per 97 yards di Colston, una scelta di settimo giro dell'ultimo draft dimenticato da molte squadre, convinte che il ragazzo potesse presenziare solamente in determinate situazioni di gioco, ma che ieri notte si è dimostrato un riferimento puntuale e sicuro.

I Falcons, penalizzati in fase di pass rush sia per l'assenza di John Abraham e sia per la grande partita di Matt Stitchcomb su Patrick Kerney, non sono riusciti a mettere Brees sotto pressione e la difesa in generale è sembrata distratta dai piccoli trucchi messi in atto da Sean Payton, la cui mano nel playbook dei Saints comincia a farsi vedere.
I giocatori di Atlanta sapevano bene che non sarebbe stata una partita facile, come aveva predetto Warrick Dunn prima del kickoff e come ha confermato il frastornato Vick nelle interviste del dopo-gara, dove ha espresso tutta la sua frustrazione dopo aver giocato in un posto rumoroso come mai gli era capitato prima.

Per via della natura stessa del match è comunque difficile giudicare le due squadre: i Saints si trovano sorprendentemente imbattuti in testa alla difficile Nfc South ma sono in attesa della parte difficile del calendario, Atlanta era e resta una buonissima squadra tra le favorite per l'accesso ai playoffs anche se questa è stata l'ennesima conferma del fatto che se le corse non funzionano c'è poco da restare felici, viste le ormai note difficoltà  di Vick nel generare un attacco aereo fatto di continuità  senza varietà  di soluzioni; se tutto va secondo i piani con le corse a produrre e la difesa a contenere questa squadra è pericolosissima.

Avranno modo di rifarsi i forti Falcons ma per una sera, in una delle migliori sceneggiature che si potessero prevedere, è prevalsa la magia che da sempre aleggia attorno alla Big Easy e che per una notte, sportivamente, ha voluto stare accanto a tutti quanti, dalle bandiere come Joe Horn fino ad arrivare ai giocatori poco conosciuti come i Gleason, od i DeLoach.

Congratulazioni dunque a New Orleans per una vittoria di cuore e di volontà , una vittoria da dedicare a chi ha sofferto in questi tredici mesi di parziale ricostruzione, ma anche a chi non può più soffrire, perché il tragico destino se l'era già  portato via in quel dannato agosto del 2005. Per la Big Easy, un successo dal sapore di rivincita.

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