Nikolai Khabibulin è tra i giocatori in cerca di rilancio
Mancano pochissimi giorni al fischio d'inizio delle prime amichevoli (17 settembre) e un mese scarso alla prima giornata di campionato (4 ottobre). È tempo di analisi: quale squadra si è meglio rafforzata? Quale, invece, ha dovuto smantellare l'organico?
Spulciando tra i roster delle trenta contendenti, ci scopriamo ansiosi di vedere se Alexander Ovechkin e Sidney Crosby si riconfermeranno ai livelli siderali dell'anno scorso, se Henrik Lundqvist si rivelerà ancora una saracinesca imperforabile per i Rangers o se Joe Thornton sarà ancora lo splendido capobranco degli squali di San José.
Esiste però anche un'altra faccia della medaglia. È rappresentata dai giocatori che, per un motivo o per l'altro, l'anno scorso non sono stati all'altezza delle attese e che, alla stagione 2006-07, chiedono il rilancio. Sei di loro saranno protagonisti della rubrica "Ultima chiamata" che ci accompagnerà fino all'inizio della Regular Season. Ne abbiamo scelti uno per ruolo, così da formare idealmente un "blocco affamato di rivincite". Iniziamo quest'oggi con il portiere.
Quando, al termine della stagione 2003-04, alzava la Stanley Cup al cielo con il St.Pete Times Forum ai suoi piedi, non sapeva ancora cosa lo aspettava. Nikolai Khabibulin non sapeva ancora che, sul più bello, la NHL sarebbe stata fermata da uno sciopero di un anno e che, al rientro, il suo soprannome "Bulin Wall" avrebbe rischiato di assumere i connotati di un documento d'identità ormai ingiallito dal tempo.
Nato a Sverdlovsk (ora Ekaterinburg) il 13 gennaio 1973, Nikolai Ivanovich Khabibulin non ha niente del tipico portiere di stampo sovietico. Spettacolare e in continuo movimento tra i pali, i gambali spalancati a formare la classica V rovesciata, denota invece caratteristiche tipiche degli estremi difensori di scuola canadese.
Khabibulin cresce nello Sverdlovsk Automobilist, per poi passare immediatamente al ben più conosciuto CSKA di Mosca. Draftato nel 1992 dai Winnipeg Jets, raggiunge gli Stati Uniti l'anno successivo per vestire la maglia dei Russian Penguins, una delle squadre più curiose della storia dell'hockey nordamericano. Fondati proprio nel 1993 da Harold Baldwin, allora proprietario dei Pittsburgh Penguins e fresco acquirente del 50% del CSKA di Mosca, i pinguini russi erano formati da una selezione di giocatori della squadra della capitale russa ed erano iscritti al campionato della International Hockey League. L'esperimento durò lo spazio di due stagioni, ma bastò a Khabibulin (e a Sergei Brylin, ora ai New Jersey Devils) per mettersi in luce.
Per la stagione successiva, infatti, ecco il salto nella AHL con i colori degli Springfield Falcons e, a metà campionato, ben 26 presenze in una NHL pronta a ripartire dopo il primo lockout. In una squadra trascinata dallo spettacolare trio formato da Teemu Selà¤nne, Keith Tkachuk e Alexei Zhamnov, Khabibulin riesce a battere la concorrenza del modesto Tim Cheveldae e strappa una maglia da titolare in vista della stagione 1995-96, l'ultima giocata dalla squadra a Winnipeg.
Il trasferimento della franchigia a Phoenix non cambia la sostanza. Khabibulin è in continua ascesa e nelle prime due stagioni in Arizona l'estremo difensore russo è schierato addirittura in 142 partite su 164 possibili. Nel campionato 1998-99, poi, è semplicemente straordinario: gioca 63 partite subendo una media di 2.13 gol e parando il 92.3% dei tiri. Numeri da stropicciarsi gli occhi.
Saranno i tifosi dei Coyotes, invece, a stropicciarsi gli occhi increduli, quando vedono il loro idolo lasciare Phoenix in seguito a una disputa contrattuale e accasarsi di nuovo nella mediocre IHL, con i Long Beach Ice Dogs (dove, tra gli altri, giocano Pavel Rosa, eterna promessa ceca mai esplosa nella NHL, Nils Ekman e Wes Walz). L'esilio dura lo spazio di una stagione, il tempo di convincere i Coyotes a cederlo ai Tampa Bay Lightning in cambio di Mike Johnson, Paul Mara e Ruslan Zainullin.
Siamo ormai alla storia recente. Il rendimento di Khabibulin in Florida si mantiene su livelli eccellenti, per poi sfociare nella fantascienza nei Play Off 2004. Con 1.71 gol subiti a partita e il 93.3% di tiri parati, Nikolai trascina i Lightning al trionfo nella finale contro i Calgary Flames.
Giunto alla scadenza del contratto, Khabibulin monetizza al massimo il suo status di portiere del momento firmando con i Chicago Blackhawks per la bellezza di 27 milioni di dollari sull'arco di quattro anni. Il lockout lo costringe però al ritorno in Russia, dove veste la maglia del Bars Kazan, una vera succursale di "scioperanti" con Alexei Morozov, Ilya Kovalchuk, Vyacheslav Kozlov, Alexei Kovalev, Ruslan Salei, Darius Kasparaitis, Vincent Lecavalier e, per una manciata di partite, Brad Richards, Dany Heatley e Michael Nylander.
Il ritorno nella NHL, l'anno scorso, è da incubo. Oltre a essere passato da una squadra vincente a una dal rendimento disastroso, a ogni intervento mancato Khabibulin è preso di mira dalla critica che, in poche parole, lo accusa di pensare più ad accudire i milioncini che non a fermare i dischi.
A metà stagione i Blackhawks hanno ormai abbandonato qualsiasi speranza di partecipare ai Play Off e Khabibulin chiude un campionato costellato da infortuni con 3.35 reti subite a incontro e uno scarno 88.6% di parate.
La stagione che va ad iniziare dovrà quindi essere quella del rilancio per il portiere russo, che non può più permettersi di fallire. La squadra dell'Illinois si è rinforzata con gli innesti di Havlat, Smolinski, Handzus, Arkhipov e, soprattutto, Lalime, un altro portiere affamato di rivincite. Khabibulin è chiamato a tornare il Bulin Wall che tutti conoscono, altrimenti quel che resta del muro rischia di essere sbriciolato dall'interno.