Five Hockey Moments

Herb Brooks, protagonista di due storie. Allenatore della Team U.S.A. oro olimpico nel 1980. Cerca di ripetersi nel 2002 perdendo pero' in finale contro il Team Canada.

In nessun ordine particolare, ecco cinque momenti che hanno saputo definire, o hanno lasciato un segno importante in questo sport.

Wayne Gretzky, 50 in 39

50 in 50 significa segnare 50 gol nelle prime 50 partite della propria squadra. E' una delle cose piu' difficili da fare nell'hockey, se non la piu' difficile in assoluto, e non e' nemmeno un record riconosciuto come tale. Il primo a riuscire in tale impresa fu Maurice "The Rocket" Richard.

Wayne Gretzy c'e' riuscito ben tre volte, con il record di 50 gol in 39 partite (che sarebbero poi diventati 61 in 50) che sembra essere ormai impossibile da battere.

La gente stava ancora parlando di Mike Bossy e dei suoi 50 in 50 della stagione precedente (era solo la seconda volta che succedeva). Nessuno si sarebbe mai immaginato che cosa avrebbe potuto fare "The Great One" soltanto una stagione dopo. Gretzky aveva 45 gol dopo 38 gare, con la gara successiva in casa contro i Flyers. A pochi secondi dalla fine, con Edmonton sopra 6-5 e Philadelphia che sostituisce il portiere con un uomo di movimento, il disco e' recuperato e spedito verso Gretzky che elude l'intervento del difensore e segna a porta vuota dalla zona neutrale. E' il 30 dicembre del 1981 e Wayne Gretzky ha segnato il suo quinto gol in quella gara, il numero 50. Degli altri giocatori della NHL in quel momento nessuno era arrivato neanche a quota 30.

La stagione finisce con un altro record frantumato, il maggior numero di gol in una stagione che prima era di 76 (Phil Esposito) ora e' di 92, e neanche a dirlo il nome che c'e' di fianco e' quello di Wayne Gretzky.

Eric Lindros Trade

Nel 1991 i Quebec Nordiques avevano la prima scelta e chiamarono quello che una volta veniva definito "The Next One", Eric Lindros. Sapevano benissimo che in Quebec non ci voleva andare, ma sapevano anche meglio che cosa avrebbero potuto ottenere in cambio.
Dubito che si aspettassero qualcosa del genere pero'.

Alla fine della stagione i Philadelphia Flyers ottenevano i diritti per "The Big E", mandando in Quebec Peter Forsberg, Steve Duschene, Mike Ricci, Chris Simon, Ron Hextall, Kerry Huffman, due prime scelte (quella del 1993 con cui fu scelto Thibault, chiave nello scambio per ottenere Roy, e quella del 1994 che fu scambiata con gli Islanders che scelsero Todd Bertuzzi) e 15 milioni di dollari.

Eric Lindros era il miglior prospetto del mondo, Peter Forsberg era il miglior prospetto europeo e lo scambio sembrava gia' completarsi in modo equo.
Invece sono stati gli altri giocatori a portare, dopo il trasferimento della franchigia a Denver, alla formazione di una delle squadre piu' forti della NHL di tutti i tempi: i Colorado Avalanche di fine anni '90.

E' stato tramite scambi e scelte tutte collegate a “The Trade” infatti che in Colorado arrivarono: Ray Bourque, Claude Lemieux, Uwe Krupp, Adam Deadmarsh, Alex Tanguay, Rob Blake e Patrick Roy. Giocatori che sono andati a completare una squadra che gia' vedeva presenti Joe Sakic, Mats Sundin e il sopracitato Peter Forsberg. Tutti, tranne Sundin che ando' a Toronto prima del trasferimento della franchigia, nomi che hanno portato Colorado a vincere 2 Stanley Cup e 8 titoli della division.

E' facile definire Colorado la vera vincitrice di quello scambio. Ma tutte le persone coinvolte possono dire di aver vinto:
– L'ex proprietario della franchigia ha guadagnato $75 milioni di dollari nel trasferimento dal Quebec in Colorado;
– I Flyers, pur avendo da mostrare solamente 8 anni di attese e promesse non mantenute con una sola finale di Stanley Cup giocata e tra l'altro finita male, hanno beneficiato finanziariamente di un giocatore che non solo aiutava la vendita di biglietti in un mercato difficile ma portava soprattutto gli sponsor;
– I New York Rangers, che erano in corsa per Lindros, non ottenendo l'arbitration del giocatore (Quebec aveva ceduto i suoi diritti sia ai Rangers che ai Flyers e si e' dovuto ricorrere a una decisione giudiziaria) si sono tenuti cosi' tre giocatori che sarebbero diventati chiave per il titolo del 1994. Tra l'altro assicurandosi il giocatore 8 anni dopo per un prezzo di molto minore.
L'unico sconfitto sembra proprio Lindros stesso. In 14 anni di NHL ha da mostrare un Hart Memorial Trophy, 8 commozioni cerebrali e un alto numero di infortuni che gli hanno permesso di completare una sola stagione.

The Miracle on Ice

Il Miracolo sul ghiaccio e' la vittoria della medaglia d'oro del Team USA alle olimpiadi del 1980. Piu' precisamente la vittoria per 4-3 nello scontro diretto contro l'armata rossa dell'Unione Sovietica. Un lavoro durato ben 9 mesi, sviluppato e diretto da Herb Brooks.

E' tutto cominciato con una risata, quella da parte dei commissari della Amateur Hockey League (al tempo i giocatori della NHL non partecipavano alle olimpiadi) quando il signor Brooks annuncio' il suo obiettivo per le olimpiadi "battere i sovietici e vincere la medaglia d'oro". Risata comprensibile, perche' gli Stati Uniti erano considerati la squadra numero 7 su un totale di 12, con ovviamente l'inarrivabile Unione Sovietica al primo posto. Come se non bastasse l'USSR veniva da una striscia di 21 vittorie consecutive (e vinse tutte le gare delle olimpiadi tranne quella contro gli Stati Uniti), e aveva umiliato da poco l'All-Star Team della NHL in un'amichevole.

L'impresa sembrava proprio impossibile, i sovietici schieravano giocatori del calibro di Vladislav Tretyak, Boris Mikhailov e Valeri Kharlamov solo per citarne alcuni. Gran parte della loro selezione giocava insieme da ormai oltre 10 anni e tutti quanti sarebbero potuti essere stelle della NHL se non fosse stato per l'embargo causato dalla guerra fredda.
Brooks pero' aveva un piano e aveva i giocatori per attuarlo.

Giocatori sconosciuti come Jim Craig, Dave Silk e Jack O'Callahan sarebbero diventati eroi e NHLer nel giro di una sola notte.

Eroi non solo sul ghiaccio, sappiamo tutti com'era il clima tra le due nazioni negli anni '80, e di astio nei confronti dell'Unione Sovietica ce n'era. La voglia di batterli, e farlo in quel modo, non era semplicemente per avere la strada spianata verso la medaglia d'oro (che il Team USA conquisto' dopo aver battuto la Finlandia per 4-2 nell'ultima gara), voleva dire tantissime altre cose. Almeno per i tifosi. Per Herb Brooks no, lui voleva semplicemente battere la piu' grande squadra di hockey mai esistita.

Team Canada 2002, di nuovo oro olimpico

A giudicare dalla piega che avevano preso inizialmente le olimpiadi sembrava che i canadesi dovessero aspettare almeno altri 4 anni prima di tornare sul gradino piu' alto del podio olimpico. Invece ne sono bastati 50, nonostante la falsa partenza (record di 1-1-1) nel girone eliminatorio la medaglia d'oro attesa dal 1952 e' arrivata proprio a Salt Lake City 2002.

La tanto attesa battaglia finale tra le due superpotenze NHL, Canada e Stati Uniti, e' stata una gara avvincente fino agli ultimi minuti, quando il Team Canada si e' assicurato la vittoria con un paio di gol.

Ma era cominciata male. Nonostante un predominio sul ghiaccio dei canadesi e' stato infatti l'americano Tony Amonte ad aprire le marcature. Il Team Canada non si e' lasciato abbattere e prima della fine del periodo ha ribaltato il risultato con il pareggio di Paul Kariya e il gol del 2-1 di Jarome Iginla. Copione simile nel secondo, con il cinico Team USA che prima, grazie alle prodezze del portiere Mike Richter, annulla due doppie superiorita' numeriche consecutive, e poi trova il pareggio alla prima possibilita' portando la gara sul 2-2.

Prima del secondo intervallo pero' comincia lo show di Joe Sakic, che sara' eletto come miglior giocatore del torneo. Mentre tutto il palazzo canta "U S A! U S A !" per incitare i propri giocatori ad annullare anche questa powerplay, il capitano dei Colorado Avalanche batte con uno slap shot dalla linea blu Richter per il 3-2 Canada.

Martin Brodeur non ci sta ad essere secondo al suo avversario Richter, e sono le sue di prodezze a salvare il Team Canada nel terzo periodo. Gli Stati Uniti continuano a crederci fino alla fine, lasciando pero' molti spazi. Situazione che viene sfruttata al meglio dal Team Canada che chiude la gara sul 5-2 con gli ultimi due gol in contropiede firmati da Jarome Iginla e Joe Sakic.
Il canto "U S A! U S A!" viene cosi' sostituito da "Oh Canada!" per celebrare i nuovi campioni olimpici.

Lockout 2005

Alla fine del contratto stipulato nel 1994 fu annunciato il lockout della NHL per la stagione 2004-2005. Lo stop di 310 giorni e' stato il piu' lungo nella storia sportiva d'oltreoceano e ha reso la NHL la prima lega professionistica nordamericana a saltare una stagione intera.

Tutto cio' pero' e' stato necessario. Si era arrivati a contratti improponibili con giocatori che prendevano oltre $20m l'anno e numerose plusvalenze. Si erano formate vere e proprie squadre dominanti con le altre che prendevano le briciole. Tutte le franchigie pero' si sono riunite nel momento in cui hanno capito che non si poteva continuare ad andare avanti cosi'.

La stagione nera dell'hockey nordamericano e' stata condita da parecchi batti e ribatti tra la NHL, rappresentata da Gary Bettman, e la NHLPA, rappresentata da Bob Goodenow.

Le due parti non si sono parlate per i 4 mesi che seguivano l'annuncio del lockout da parte delle 30 franchigie. Gli incontri, che cominciarono a meta' dicembre, non furono per niente costruttivi ed entrambe le parti non riuscivano a fare alcun progresso. Febbraio il mese della svolta. Prima venne cancellata del tutto la stagione 2004-2005 e poi l'annuncio della NHLPA che si dice pronta ad accettare un tetto salariale, purche' sia lo stesso per ogni squadra e non legato agli introiti. Un piccolo passo ma un passo decisivo, che portera' in pochi mesi ad accettare la proposta del tetto salariale di $39m, rivedibile in caso di aumento di introiti come infatti e' stato, e al cambio di alcune regole di gioco.

La "nuova NHL", meno ricca, meno aggressiva e piu' veloce ed eccitante ricomincia il 5 ottobre 2005. Il successo e' gia' annunciato: quella sera si giocano 15 partite e ben 11 registrano il tutto esaurito. Alla fine della stagione ci sara' un aumento dell'1.2% di tifosi presenti allo stadio rispetto al record stabilito nel 2002. La media di spettatori per partita e' di 16,955 e tre squadre (Colorado, Vancouver e Montreal) registrano il tutto esaurito per tutte e 41 le gare casalinghe.

Le nuove regole e il tetto salariale riaprono lo sport a qualunque genere di tifoso e di squadre, sparpagliando il talento nelle 30 franchigie.

Salgono quindi alla ribalta i piccoli mercati e questo lo dimostrano le quattro finaliste del 2006. Edmonton, senza finali dagli anni di Gretzky; Anaheim e Buffalo, piccoli mercati costantemente all'ombra delle due metropoli Los Angeles e New York City; Carolina, per la prima volta arrivata alla Stanley Cup nel 2006, in uno stato in cui quasi tutti ti sanno dire chi ha vinto le ultime 10 Nascar Nextel Cup, ma sono in pochi a sapere come si chiami il capitano degli Hurricanes.

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