Tino Martinez, anima dei Devil Rays vincenti di questo periodo
31 Marzo 1998: prima partita nella MLB per i Tampa Bay Devil Rays, sconfitti 11-6 dai Detroit Tigers.
Era l'inizio dell'avventura della seconda squadra della Florida nelle Majors.
Nei 6 anni successivi a quell'esordio le speranze di raggiungere buoni risultati a breve termine non sono state confermate e le soddisfazioni non sono mai arrivate, soprattutto se si paragona la storia dei Rays con quella dell'altro expansion team del 1998, gli Arizona Diamondbacks campioni del mondo nel 2001, franchigia più veloce ad aggiudicarsi le World Series.
Certo l'inserimento di Tampa Bay in una division come la AL East, forse la più selettiva della lega, non ha aiutato i nuovi arrivati ad imporsi, ma i record della neonata franchigia non sono mai stati entusiasmanti.
In 6 anni di vita non è mai arrivata una stagione vincente, ed ovviamente mai un'apparizione ai playoff.
Anche lo stadio, il Tropicana Field, è in un certo senso uno “scarto” dei Tampa Bay Lightning, squadra della NHL che prima vi giocava le proprie partite casalinghe quando la struttura portava il nome di Thunderdome.
Poi la squadra di hockey si è trasferita nel moderno St.Pete Times Forum ed il vecchio Thunderdome è stato adattato per il baseball e rinominato Tropicana Field.
Impianto architettonicamente rivedibile, soprattutto se confrontato con gli altri due gioielli cittadini (il già citato St.Pete Times Forum ed il meraviglioso Raymond James Stadium casa dei Buccaneers), il Tropicana Field ha visto alternarsi con la maglia dei D-Rays diversi giocatori anche di fama mondiale, molti in parabola discendente, senza che però nessuno lasciasse un ricordo indelebile nei cuori degli appassionati della baia.
Uno dei primi free-agent messi sotto contratto fu Wade Boggs, ed in una stagione giocatori del calibro di Fred McGriff, José Canseco, Greg Vaughn e Vinny Castilla costituivano il fulcro del line-up.
Ma la politica “veterani a fine carriera” non portò i risultati sperati e dalla stagione 2002 l'attenzione della dirigenza si spostò sui giovani e sulla valorizzazione dei talenti appena usciti dal draft per costruire la squadra del futuro.
Anche stavolta i primi sforzi non sortirono gli effetti programmati (la prima scelta Dewon Brazelton su cui si puntava per la rotation stenta ad affermarsi ancora oggi), ma nei due anni successivi la dirigenza cominciò ad intuire con maggiore efficacia il talento nei giocatori giovani ed ha operò scelte di mercato oculate.
Il fiore all'occhiello di questa serie di ingaggi è stata sicuramente la coppia di esterni Rocco Baldelli-Carl Crawford, che nel giro di due stagioni sarebbero poi diventati punti fermi del line-up della squadra.
La svolta dal punto di vista manageriale è arrivata poi nell'inverno del 2003 con la firma come capo allenatore di Lou Piniella, grintoso coach ex Seattle Mariners con i quali ottenne ottimi risultati a cavallo del nuovo millennio, che circondatosi di uomini di grande esperienza (uno su tutti Don Zimmer) si è assunto la responsabilità di portare i Rays al salto di qualità .
Ambiziosi gli ingaggi di inizio anno per Tampa che ha sensibilmente rinforzato il roster soprattutto per quanto riguarda il parco battittori.
La partenza però non è stata brillante e la scarsa affidabilità dei partenti, peraltro mai certi data la difficoltà di Piniella ad affidarsi con continuità a pitcher che non fossero Victor Zambrano, non ha permesso ai Rays di staccarsi dall'ultima posizione nell'AL East.
Poi però il cambiamento di rotta, coinciso, forse nemmeno tanto casualmente, con la vittoria dei Lightning nella Stanley Cup NHL, che ha portato la squadra di Piniella all'attenzione di tutti.
Striscia di vittorie consecutive ancora aperta di 11 partite e terzo posto nella division davanti a Orioles e Blue Jays.
Nel gioco dei D-Rays non è cambiato molto rispetto ad inizio anno, ma la convizione e la fiducia nei propri mezzi dei giocatori di Tampa sono aumentate esponenzialmente ad ogni successo, fomentate dall'esperienza e dalla leadership della vera guida dello spogliatoio Tino Martinez.
L'ex prima base dei primi Yankees di Joe Torre è tornato sul diamante dopo la breve esperienza con i St. Louis Cardinals ed un anno di inattività ma sta dimostrando di poter essere ancora più che competitivo ad alti livelli.
Il suo carisma in campo è uno stimolo ed un esempio per tutti i rookies, e la sua voglia di vincere anche a 36 anni suonati non può che incidere positivamente sull'approccio della squadra.
La grande forza dei Rays sta soprattutto nell'aggressività del line-up, che schiera alle prime due posizioni le due giovani promesse, ormai già certezze, Carl Crawford e Rocco Baldelli.
Il primo sta diventando uno dei corridori sulle basi più pericolosi della lega, contendendosi con Scott Podsednik dei Milwaukee Brewers il titolo di miglior “ladro” di basi della MLB.
Già 30 le rubate in stagione per Crawford, che impressiona soprattutto per la sua cattiveria agonistica unita anche ad una buona dose di incoscienza (9 volte colto rubando ed altrettante arrivato salvo per miracolo in folli tentativi di rubare la terza base), che però ben miscelate ad una media battutta sempre più alta lo stanno consacrando come uno dei migliori lead-off della lega (secondo anche nei tripli dietro a Chone Figgins degli Angels).
Baldelli è stato in corsa per il titolo di rookie dell'anno nella passata stagione e quest'anno sta completando il proprio bagaglio tecnico con più sicurezza in difesa e maggiore produttività in battuta.
Gli slugger della squadra sono di buon livello: Aubrey Huff è tra i migliori DH dell'American League e l'esperienza di Martinez con i corridori in posizione punto è una sicurezza (37 RBI e 12 HR per Tino).
Il resto del line-up è composto da situational players di grande impatto, come lo short-stop Julio Lugo, che oltre alle doti difensive già riconosciutegli sta dimostrando miglioramenti sensibili anche in fase offensiva (40 RBI e 18 doppi in stagione).
Fred McGriff, tornato a casa per chiudere la carriera e tentare di raggiungere quota 500 HR, è un pinch hitter ancora letale contro i power pitcher e Robert Fick ed Eduardo Perez rappresentano due valide alternative rispettivamente contro lanciatori destri e mancini.
Anche José Cruz jr. sta disputando una buona stagione, non tanto dal punto di vista della media quanto sotto l'aspetto slugging: 10 HR, 11 doppi e 5 tripli per lui fino a questo momento.
Ma nelle vittorie della striscia quello che migliorato è l'apporto dei partenti e del tanto vituperato bull-pen.
Nei due successi contro i Giants e nei 3 sweep consecutivi ai danni di Rockies, Padres e D-Backs la media ERA dei pitcher di Tampa Bay è stata di poco superiore al 2,90 ed i rilievi (Danys Baez su tutti) hanno amministrato con freddezza i vantaggi che l'attacco concedeva.
Il manager Piniella è riuscito a dosare le forze dei suoi due partenti più affidabili, Victor Zambrano (7-4) e Mark Hendrickson (5-5), alternando in rotation giovani come Chad Gaudin e Dewon Brazelton ad esperti veterani di fiducia, come gli ex Mariners John Halama e Paul Abbott, da poco riliasciato ed accasatosi ai Phillies.
I risultati sono davanti agli occhi di tutti: 11 vittorie consecutive, ovviamente record di franchigia, e miglior parziale tra tutte le squadre MLB, Bronx Bombers compresi.
Piniella dichiara di voler rimanere con i piedi per terra, affermando che come non ci si doveva demoralizzare troppo quando i risultati non arrivavano non bisogna esaltarsi in questo momento favorevole.
Ma oltre alla ovvia modestia imposta dalla situazione Piniella pone l'attenzione sul fatto che questa striscia vincente, anche quando sarà finita, sarà stata di enorme aiuto per il morale e la fiducia dei giocatori, che nei futuri momenti di difficoltà ricorderanno questo periodo e si renderanno conto che la squadra può tornare a vincere.
I playoff rimangono una chimera, ma comunque andrà questa stagione i tifosi del Tropicana Field potranno raccontare ai nipoti del memorabile Giugno vincente del 2004.