Mighty Ducks â€â€œ Oilers: Preview

Ilya Bryzgalov, difficile batterlo!

Dopo aver atteso a lungo l'inizio dei Play Off, ci siamo ormai lasciati alle spalle due turni, ovvero la metà  del cammino verso la Stanley Cup. In lizza sono rimaste quattro squadre ed è interessante notare come tutte abbiano raggiunto questo stadio della competizione basandosi soprattutto su rapidità  e pattinaggio, trascurando apparentemente (ma solo apparentemente) potenza fisica e supremo rigore difensivo.

Solo una coincidenza? Assolutamente no. Si tratta invece delle squadre che meglio hanno interpretato l'avvento delle nuove regole.

All'Ovest la finale di Conference vedrà  di fronte gli Anaheim Mighty Ducks, fermi da quasi una settimana dopo aver massacrato Colorado, e gli Edmonton Oilers, reduci da una nuova, entusiasmante impresa contro i San José Sharks.

Le papere sono un felice mix di hockey vecchio stile e disco su ghiaccio versione 2005-06. Una squadra mutante, insomma. Ed è proprio questo che li ha portati a quattro vittorie dalla finalissima. Nel primo turno affrontavano i Calgary Flames, squadra abituata a dominare le partite a livello fisico prosciugando le energie degli avversari?

Ebbene, i californiani hanno accettato la sfida proprio su questo piano e, check dopo check, hanno portato i canadesi alla settima gara, battendoli con un secco 3 a 0. Nel secondo turno li aspettavano i Colorado Avalanche, squadra più basata sulla tecnica individuale? Nessun problema, si annullano le fonti del gioco rivali e si ottiene la qualificazione in sole quattro partite.

L'organico a disposizione di Carlyle riflette proprio queste peculiarità  camaleontiche. In questo senso, infatti, la franchigia americana sembra essere la più completa tra quelle rimaste in gara. La difesa può contare sull'eleganza di Scott Niedermayer, a livelli elevatissimi nelle prime due serie, e sulla durezza di Beauchemin, straordinario nella sfida contro Calgary nel portare al limite di una crisi di nervi un toro scatenato come Iginla.

L'attacco, invece, gode della freschezza atletica dei promettentissimi Getzlaf, Lupul e Penner e della sagacia tattica di Marchant e Pahlsson. Quest'ultimo, in particolare, è forse il giocatore che più passa inosservato tra i californiani, ma il suo lavoro di copertura contro la linea di Sakic è stato a dir poco fenomenale.

Un quadro praticamente perfetto, arricchito da due gustose ciliegine. Tra i pali è spuntato Bryzgalov, che sembra ripercorrere le orme lasciate da Giguère nel 2003, quando dal nulla aveva portato i Mighty Ducks alla finalissima.

Dotato di un fisico imponente e di un gran senso della posizione, l'estremo difensore russo ha assunto a tratti i contorni di una muraglia insormontabile. E che dire di Selà¤nne? Sfruttato il lockout per aggiustare un ginocchio ballerino, l'attaccante finlandese sembra ringiovanito di un decennio e ha condotto per mano i suoi colleghi più giovani.

Gli Edmonton Oilers, dal canto loro, hanno ardore agonistico da vendere. Fatto il pieno di entusiasmo eliminando Detroit, i petrolieri hanno superato in volo anche gli Sharks, dimostrando un ardore agonistico senza eguali.

Nel passaggio dalla Regular Season ai Play Off MacTavish ha ridotto le presenze sul ghiaccio di giocatori come Samsonov, Hemsky e Bergeron, prediligendo la cattiveria agonistica di Moreau, Peca e Torres. Il risultato è una squadra che pattina, aggredisce, pressa e non fa respirare l'avversario.

In Gara 6 Pronger e compagni hanno dimostrato che la spia della riserva è ancora ben lontana dall'accendersi. I Mighty Ducks, però, hanno potuto sfruttare una pausa di una settimana per curare acciacchi vari e ripresentarsi tirati a lucido. Non dimentichiamo, tuttavia, che era la stessa condizione della quale godevano i Colorado nell'affrontare gli stessi Anaheim, reduci 24 ore prima da Gara 7 a Calgary.

Un elenco di incognite, quindi, che non fa che rendere questa nuova sfida ancor più avvincente. Volendo lanciare la serie con una freddura ambientalista, le papere dovranno fare attenzione a non annaspare nel petrolio. Dopo aver respinto le valanghe, però, nessuna catastrofe naturale sembra turbare loro il sonno.

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