Sweep di Anaheim, Colorado out

Joffrey Lupul ha trascinato Anaheim in finale di Conference

La stagione degli Avalanche è finita. Per la prima volta, da quando il team si è spostato a Denver 10 anni or sono, subiscono uno sweep, un 4-0 umiliante che non lascia spazio alle repliche. Anaheim spazza fuori Colorado dai playoff e accede alla finale della Western Conference godendosi in tv la serie San Josè – Edmonton. Chi sarà  la prossima avversaria poco importa: ormai sono consapevoli della loro forza.

Che l'eliminazione fosse nell'aria per gli uomini di coach Quinneville lo si era capito già  dopo i 2 incontri persi in California. Le statistiche della semifinale dicevano 0 goal segnati e ben 8 subiti. Il gioco è venuto meno, l'attacco non è stato all'altezza, la difesa ha tentennato e il portiere ha deluso. Una combinazione fatale.

Tutti i tifosi degl'Avs hanno sperato in una rimonta casalinga e in gara 3 il Pepsi Center era gremito di gente che voleva vedere all'opera la squadra che ha fatto fuori i favoriti Dallas. Ma quella squadra non è scesa sul ghiaccio. A fatica e a stento hanno aggrappato l'overtime con Rob Blake, ma poi Joffrey Lupul (poker di goal per lui e prima stella assoluta della gara) ha rimesso le cose a posto e ha ribadito chi è la squadra più forte: Anaheim.

In gara 4, la gara del dentro o fuori, la gara dove o si dà  tutto o non si merita di giocare i playoff, capitan Sakic illude tutti portando in vantaggio Colorado dopo poco più di due minuti di gioco. Ma qualcosa non funziona, il PP team continua a non dare segni di vita (finirà  i playoff con la percentuale peggiore di tutti: 9.6%) e la difesa barcolla sotto ogni colpo delle Papere di Anaheim: Marchant, Selenne, Penner e ancora Marchant fissano il risultato sul 4-1.

E' festa grande a Los Angeles, i Mighty Ducks tornano a giocarsi la finale di Stanley Cup dopo l'avventura del 2003 che li ha visti perdere la coppa in 7 gare a vantaggio dei Diavoli del New Jersey. Un traguardo quasi impensabile ad inizio stagione ma ora raggiunto grazie ad uno Scott Niedermayer che ha diretto una difesa granitica e a un Teemuu Selenne che, oltre a regalare un dispiacere al suo ex team (la scorsa stagione indossava la casacca di Colorado), ha orchestrato magistralmente il reparto avanzato. Le nuove leve hanno fatto il resto. E vi assicuro che non è poco.

In casa Avalanche ci si sta leccando le ferite chiedendosi cosa non ha funzionato. A stagione ormai conclusa si ripensa a quell'ormai famoso (per i tifosi) 3 agosto 2005, quando il general manager Pierre Lacroix è costretto a cedere Peter Forsberg per rimanere dentro al tetto salariale.

I dubbi sollevati sono stati molti, il gioco del centro svedese era determinante per gli equilibri della squadra, ma poi la stagione regolare sembra aver smentito tutto e tutti. Gli alti e bassi ci sono stati, ma alla fine Colorado ha chiuso con il quarto miglior attacco della lega e lo stesso Forsberg è stato a disposizione dei Flyers per sole metà  partite.

A tenere banco in questo momento sono gli innesti di Brisebois, Turgeon e Theodore, il cui salario, se sommato, è maggiore di quello che avrebbe percepito Forsberg. Sono loro tre i principali capi d'accusa del primo sweep subito nella storia della franchigia di Denver e che hanno deluso oltre ogni aspettativa.

Brisebois è stato fischiato dal pubblico amico dal primo all'ultimo minuto delle 2 gare casalinghe e il suo rendimento difensivo è stato nullo. Stessa cosa si può dire dell'apporto di Turgeon (ormai 35enne) in fase offensiva: non ha segnato neanche un goal in tutta la postseason.

Un discorso un po' diverso è da fare per il goalie Theodore, giunto a febbraio da Montreal in cambio dello svizzero Aebischer. Theodore era infortunato ed è entrato a far parte del gioco delle Valanghe solo a 5 gare dal termine della regular season. Il suo rendimento non è stato eccellente (1-3-1), ma si sperava che entrasse in forma per le gare di playoff.

Contro Dallas la porta di Colorado è stata presa d'assalto più volte e il disco ha visto la rete in più occasioni. A metterci una pezza, quella volta, era stata la linea d'attacco Sakic-Hejduk-Brunette che ha realizzato sempre un goal in più degli avversari.

Nella decisiva gara 5 è stato l'eroe della serata e le sue 50 parate hanno fatto ben sperare per il futuro. Ma poi è sceso il buio. Complice una blue line che non l'ha supportato, l'ex goalie dei Canadiens ha inanellato una serie di 4 partite al limite della mediocrità , facendo rimpiangere il backup Budaj che, per chissà  quale strano motivo, non ha mai visto il ghiaccio in questa post-season.

Ma adesso basta parlare di Colorado, da questo momento sono tutti (me compreso) ufficialmente in ferie. Ci risentiamo ad ottobre. Draft e mercato estivo permettendo.

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