Zdeno Chara, un gigante in difesa…
Alla luce delle ultime stagioni, è difficile negare che Zdeno Chara sia ormai una stella della National Hockey League. Eppure, dopo essersi classificato secondo alle spalle di Scott Niedermayer nella stagione 2003-04 nella graduatoria del Norris Trophy (miglior difensore della stagione) e aver partecipato all'All Star Game in due annate consecutive, quando si tratta di snocciolare i nomi dei migliori difensori della Lega in genere ci si ricorda dello spilungone di Ottawa solo dopo aver nominato i sempreverdi Lidstrà¶m, Niedermayer, Pronger, Blake, Foote, Chelios e compagnia difendente.
In questo senso, quindi, l'imponente slovacco è un candidato a pieno titolo alla copertina di "All'ombra delle stelle" di questa settimana visto che, se in casa Senators non ha ormai più niente da dimostrare, in generale l'opinione pubblica fa ancora fatica a porlo sullo stesso piano dei mostri sacri citati in precedenza.
Nato il 18 marzo 1977 a Trencin, città dell'odierna Slovacchia dominata da uno stupendo castello medievale situato su una roccia a picco, Zdeno Chara cresce hockeysticamente nella squadra locale del Dukla Trencin e nell'ultimo anno di settore giovanile (1994-95) realizza 44 punti in 30 partite.
Già allora Chara riesce a sopperire a un certa lentezza nel pattinaggio con uno strapotere fisico quasi imbarazzante, grazie al quale riesce a farsi largo nel settore offensivo avversario e, soprattutto, a tenere a bada con le buone o (più spesso) con le cattive i pochi temerari che osano farsi vivi dalle sue parti. Considerando che il padre Zdenek è stato olimpionico di lotta greco-romana nel 1976, deve essere un vizio di famiglia.
Lo Sparta Praga non vuole certo lasciarsi scappare questo gioiello e lo preleva dal Dukla, parcheggiandolo per una stagione al Piestany, nella seconda lega slovacca. Con la squadra della capitale ceca, tuttavia, Chara giocherà soltanto una partita. Le sirene che risuonano da oltre oceano sono troppo invitanti per essere ignorate.
Draftato nel 1996 dai New York Islanders, Zdeno non perde tempo e lo stesso anno attraversa l'Atlantico per giocare con i Prince George Cougars della Western Hockey League, una delle tre leghe giovanili canadesi che formano la Canadian Hockey League (le altre sono la Ontario Hockey League e la Québec Major Junior Hockey League).
La sua stagione è eccellente e per l'annata successiva (1997-98) si guadagna il debutto tra i professionisti con la maglia dei Kentucky Thoroughblades della AHL, nei quali milita anche l'azzurro Tony Tuzzolino. La scalata del ventenne slovacco è a dir poco vertiginosa. Poche settimane dopo, il 19 novembre 1997, i New York Islanders hanno bisogno di lui e quando Chara porta i suoi 205 centimetri sul ghiaccio del Nassau Coliseum diventa il giocatore più alto della storia NHL.
Per due stagioni fa la spola tra la AHL e la NHL, ma a partire dal campionato 1999-2000 diventa un Islander a tutti gli effetti. Come spesso accade, tuttavia, dopo aver raggiunto rapidamente la vetta, il difficile è riconfermarsi. Chara non fa eccezione. Inserito in una squadra che, dopo i fasti di inizio anni '80, si barcamena ad anni luce dai Play Off, Zdeno non riesce a mettersi in luce, anzi.
Se la sua potenza fisica e la sua capacità di fare piazza pulita davanti al suo portiere restano intatte, a questi livelli viene alla luce la sua (ovvia, visto il fisico) mancanza di agilità . Contro giocatori sguscianti come St. Louis, Brière o Samsonov è costantemente in gravi difficoltà nell'effettuare repentini cambi di direzione (i cosiddetti "quick turns") per seguire l'avversario.
Il problema è palese soprattutto nelle partite in trasferta, quando la squadra di casa ha la possibilità di effettuare per ultima il cambio delle linee e di mandare quindi sul ghiaccio giocatori scattanti contro il gigantesco slovacco. Le statistiche (-27 per due stagioni di seguito) non mentono e un confronto con i compagni di difesa (Kenny Jonsson -15, Mathieu Biron -13, Jamie Heward -9, Eric Cairns -5 e Jamie Rivers -4) è impietoso.
Il 23 giugno 2001 Zdeno Chara viene spedito agli Ottawa Senators in compagnia di Bill Muckalt e di una scelta al draft (che diventerà Jason Spezza) in cambio di Alexei Yashin. Zdeno, sfiduciato, inizia addirittura la stagione in patria, di nuovo con il Dukla Trencin. Quando però, dopo sole 8 partite, ritenta la scommessa nella NHL, è un altro giocatore.
Alla sua prima stagione con i Senators (2001-02) Zdeno Chara registra 23 punti e uno straordinario +30. Questa volta un confronto con i compagni di difesa (+22 Wade Redden, +7 Karel Rachunek, +5 Chris Phillips, +1 Sami Salo, -5 Curtis Leschyshyn e -10 Shane Hnidy) è impietoso per loro. Non si tratta di un fuoco di paglia. Nelle due annate successive, infatti, aumenta i punti realizzati (39 e 41) e mantiene su altissimi livelli la statistica +/- (+29 e +33).
Difficile, se non impossibile, spiegare una trasformazione tanto radicale. Come dimostrano i confronti con i compagni di squadra il sensazionale miglioramento nella statistica +/- tra il campionato 2000-01 e l'annata 2001-02 (+57) non è riconducibile unicamente al fatto che lo slovacco militi in una squadra più competitiva.
Analizzando le sue prestazioni, si nota una differenza sostanziale. Non potendo competere in velocità e agilità con gli avversari, Chara sviluppa un incredibile senso dell'anticipo, aiutato anche dalla sua enorme "apertura alare": detto a chiare lettere, l'attaccante di turno non ha il tempo di lanciarsi a tutta birra perché si ritrova a gambe all'aria prima ancora di aver controllato il disco. La convocazione per l'All Star game del 2003, nel quale registra il secondo tiro più potente dietro al dominatore Al McInnis, è una diretta conseguenza delle sue prestazioni.
Zdeno Chara non avrà mai l'elegante leggerezza di Nicklas Lidstrà¶m o di Scott Niedermayer (e come potrebbe?) ma, dopotutto, contano i fatti. E i fatti dicono che da quattro stagioni il gigante slovacco è ai vertici della NHL in quanto a rendimento. Se un giorno il signor Stanley fosse benevolo con i senatori, chissà , forse Zdeno Chara non avrebbe più ragione di essere presentato in una rubrica chiamata "All'ombra delle stelle".