C'eravamo tanto odiati…

Terrell Owens alla conferenza stampa di presentazione della sua nuova squadra: i Dallas Cowboys.

Un anno fa, di questi tempi, una notizia del genere sarebbe passata come il peggiore dei pesci d'aprile, quello che non ha nessuno effetto e che nessuno, ma proprio nessuno, prende sul serio. Una settimana fa le voci erano invece sempre più insistenti ed il 18 marzo 2006 l'owner dei Dallas Cowboys, mister Jerry Jones, ha ufficializzato la notizia che tutti ormai si aspettavano: Terrell Owens, in arte semplicemente T.O., è un giocatore dei 'Boys.

Con il rilascio di Keyshawn Johnson, TO sarà  il nuovo WR numero 1 della squadra guidata da Bill Parcells. Insieme all'acquisizione di Edgerrin James da parte degli Arizona Cardinals, la firma di TO rappresenta certamente il più esplosivo acquisto di fine inverno, l'ingaggio più sorprendente e forse il migliore degli upgrade.

E non ci sarebbe nemmeno nulla di strano in tutto questo, se non fosse che proprio con Dallas, intesa come squadra, città  e tifosi, Owens ha in attivo uno dei più antipatici contenziosi che si ricordino nella storia della lega.

A leggere nelle varie communities del web, oggi come oggi, si direbbe che nulla di ciò che è accaduto in passato sia poi così grave, ma appena dodici mesi fa l'ex WR di San Francisco e Philadelphia era accusato del crimine più grave: offendere lo stato del Texas calpestandone l'icona, la Lone Star, la stella che sventola sulla bandiera dello stato americano e risplende sul casco dei gloriosi Cowboys.

Un'offesa incredibile, un'onta che quest'anno i 'Boys avevano lavato con lo sweep stagionale ottenuto nei due scontri diretti interdivisionali. Non tutti i fans, a dire il vero, sono felici di questo ingaggio, ma nel tifo ciò che unisce tutti sono le vittorie e in Texas sono convinti che Owens possa essere il "collante" perfetto.

Esatto, il Texas, quello stato che vive le proprio regole all'eccesso del rigore, vittima di un essere conservatore che pianta le proprie radici nell'orgoglio, l'onore, l'indipendentismo e, troppo spesso, nei pregiudizi razziali, laddove i texani trascinano ancora dietro di loro quella misteriosa aura da mandriano, da duro e da fervente amante della propria nazione. Texas First!

Già , prima il Texas e, se possibile, prima il Texas dei bianchi. Perché il Texas è ancora difficoltà  di integrazione per le "minoranze", problematica non indifferente e spesso snobbata dagli amanti della tradizione sudista che si gustano le partite alla TV sotto l'insegna della "Dixie", la bandiera che fu degli stati confederati.

Ma lo sport è un'occasione per tutti e spesso riesce ad abbattere muri che nella società  comune non crollano mai. Quello sport che, in Texas, ha dato i natali a gente come l'olimpionico Michael Johnson e al pluridecorato Lance Armstrong e che oggi si prepara ad accogliere come nuovo messia Terrell Owens, il quale si tufferà  in questo bagno di ammirazione, senza modestia alcuna, fino al primo intoppo, alla prima litigata, alla prima frase sparata più velocemente di quanto non riesca a muovere le proprie gambe sul campo di gioco.

Perché tutto questo accadrà , vero?
Davvero qualcuno ha voglia di scommettere che TO abbia imparato la lezione, a 32 anni suonati (33 in luglio), e che se ne starà  buono buono anche quando le cose dovessero andare male (o solo "maluccio") per lui ed il suo ego? Smetterà  di ostentare la propria immagine, quell'immagine che tutto riflette tranne la luce di una vittoria che zittisca tutti, anche il peggiore dei detrattori. E nemici da mettere a tacere Owens ne ha tanti, molti dei quali forse troppo influenzati dal carattere eccessivo del receiver, e che non gli perdonano più nulla nonostante sul palcoscenico del football sia sempre uno degli attori più importanti.

Descrivere la carriera di Owens prima che sia conclusa sarebbe impossibile e, soprattutto, non è possibile parlare di lui evitando ciò che rappresenta fuori dal campo un personaggio così ingombrante.

Uscito dall'università  del Tennessee con una chiamata al terzo giro del draft 1996 (89° pick assoluto), il buon Owens si rivelò immediatamente un vero e proprio steal of draft, rimanendo però obbligato a lunghe pause in sideline all'ombra di un certo Jerry Rice. Steve Young fece in tempo a cullarsi questo ragazzo, soprattutto durante la stagione 1997, quando durante una wild-card contro Green Bay, TO ricevette quella che a Frisco venne poi definita come "The Catch II", ovvero un lancio di 25 yards completato in meta a 8 secondi dalla fine che regalò sorpasso e vittoria ai Niners.

L'amore tra il pubblico e TO parve esplodere improvvisamente, ma l'addio dei veterani e la rifondazione della squadra portarono ad una serie di alti e bassi che tuttora prosegue nella baia a nord della California. Una cosa divenne certa per tutti: Owens vuole i palloni per sé e li vuole per vincere. Se le due cose non entrano in simbiosi trova modo di lamentarsi, anche pesantemente, con tutto e tutti.

Questo lo ha reso uno dei più noti trash talker dell'ultimo decennio in tutto lo sport mondiale, fattore risultato spesso fondamentale nei giudizi affibbiati alla atleta, ma caratteristica che non ha impedito a TO di dare il massimo sul campo sempre e comunque. Fu negli anni di San Francisco che il nostro trovò il modo di dare avvio alla propria guerra privata nei confronti dei Cowboys, guerra terminata con la pace firmata una settimana fa dopo 5 anni di attese, lotte e offese. Il 24 settembre 2000 TO dà  inizio alle danze quando, dopo una meta realizzata a Dallas, il nostro eroe corre verso la stella disegnata sul sintetico del Texas Stadium e si piazza in piedi, con le braccia spalancate come ali e il volto a guardare il cielo.

Un angelo che ha deciso improvvisamente di schiacciare tutta Dallas è la metafora che potremmo cercare in quell'esultanza. La cosa non viene ben digerita, il pubblico inveisce, e quando poco dopo Owens segna di nuovo è un intervento poco ortodosso di George Teague a impedirgli un "reprise" grazie ad un colpo che manda sdraiato a terra il giocatore dei Niners. Il gesto rimane comunque un'offesa per i Dallas Cowboys e, dopo le scuse di rito, Steve Mariucci sospende il proprio giocatore per una partita.

Difficile credere che Owens intendesse davvero offendere tutti i texani del mondo, per quanto in America un comportamento del genere sia considerato deplorevole (offendere il logo di un team e quindi tutto ciò che esso rappresenta), si può supporre che l'impulsività  di TO l'abbia fatta da padrona, che solo l'irrefrenabile voglia di essere irriverente ad ogni costo lo abbia spinto a tale gesto.

Il suo reiterare però lascia intendere anche che il ragazzo non si stanchi davvero mai di far uscire dai gangheri tutto ciò che possa essere definito "avversario", dal tifoso all'adesivo sulla macchina. Ditegli di smettere e lui si ripeterà  alla nausea, è fatto così Terrell, cresciuto senza un padre, senza regole e con una madre che si spaccava la schiena per crescerlo. Cresciuto per scoprire, nella prima adolescenza, che la ragazzina della quale si era invaghito era in realtà  la sua sorellastra, nata da un rapporto tra la madre ed il vicino di casa.

Una giovinezza vissuta tra le pagine del più classico romanzo strappalacrime, una giovinezza dimenticata coi soldi e il successo e quella voglia di sbeffeggiare, oltre all'avversario battuto, la vita, sulla quale può prendersi una rivincita che resta scritta indelebile nel suo cuore ogni volta che uno stadio grida il suo nome. Ogni volta che migliaia di persone esplodono insieme in una festa che segue una sua ricezione, una sua meta. E' fatto così TO, è nato per andare oltre: oltre le difficoltà , oltre gli insulti, le punizioni, le regole e i difensori avversari.

Il suo umore è comunque legato al successo, le sue stravaganze vanno di pari passo con i risultati della squadra e Owens, nel 2003, decide che la misura è colma. Stanco degli insuccessi e dell'ambiente di San Francisco, litiga con tutti, definisce una "checca" il quarterback Jeff Garcia e chiede di essere ceduto a fine stagione.

Non solo, pretende di andare a Philadelphia, negli Eagles, e non a Baltimora dove i Niners vorrebbero spedirlo avendone tutto il diritto vista la validità  del contratto ancora in vigore. Capace di creare caos e contenziosi anche in off season, alla fine TO viene accontentato e finisce nella città  dell'amore fraterno dove si prende il lusso di abbattere di nuovo la difesa dei Cowboys e di correre ancora una volta sulla loro stella.

Non si pente Owens, più si cerca di metterlo al suo posto più diventa sfuggente, pungente e provocatorio. Gode, Owens, a colpire gli avversari ed irriderli, forse scherzando ,certamente esagerando. Contro Baltimora, tanto per gradire, scimmiotta l'esultanza dell'idolo locale Ray Lewis dopo un TD esasperando l'antipatia nei suoi confronti, come se ne avesse avuto bisogno visto il trasferimento rifiutato.

Ma è così TO, prendere o lasciare: dopo il trash talking TO ha bisogno di ricaricarsi mettendo in scena siparietti che i suoi tifosi adorano e i suoi rivali" be', lo avete capito, i suoi avversari non lo sopportano proprio.

E' la stagione 2004, Owens s'infortuna in dirittura d'arrivo perdendo tutti i playoff ma presentandosi ugualmente in tempo per il Super Bowl XXXIX, dove giocherà  una gran partita senza riuscire a dare la vittoria ai propri colori. Qualcuno dirà  che, come al solito, lo ha fatto per sé stesso, altri che ha finalmente dimostrato l'amore per il gioco di squadra.

Pochi mesi dopo ci penserà  lo stesso Owens a dare ragione a chi, nei suoi confronti, pare essere sempre in malafede. Durante il difficile avvio degli Eagles, TO se la prende subito con l'infortunato Donovan McNabb, simbolo sportivo intoccabile di Philadelphia insieme al cestista Allen Iverson. Owens afferma che il QB sia poco coraggioso e che dovrebbe prendere esempio da Brett Favre, il quale gioca sempre al 100% nonostante qualche acciacco, ed arriva in un certo senso a definire il numero 4 dei Packers più "uomo" del proprio QB.

Apriti cielo" lo spogliatoio (e la città ) è tutto contro Owens, si arriva persino alla rissa. La società  lo mette fuori squadra per tre partite, Andy Reid, uomo per il quale perdere la pazienza sembra più difficile che raggiungere la luna a piedi, prolunga la "squalifica" fino alla fine della stagione. Owens è fuori, out, a casa. Poco più di una stagione e il divorzio con Philadelphia è imminente. L'amore fraterno tradito, il matrimonio" un fallimento.

Nell'attuale off season gli Eagles non trovano nessuna squadra davvero intenzionata a giocarsi una trade per il ricevitore, tutti ben consci del fatto che a Philadelphia non resterà  che tagliare il giocatore per risolvere il problema alla radice.

Amico del grande Michael Irvin, il quale garantisce per lui (???) Owens viene scaricato e immediatamente ripescato dai Dallas Cowboys, diventando così il diretto successore del tre volte campione del mondo ex receiver proprio dei 'Boys. Il tifo si spacca, ma molta gente (quasi tutta) è con Owens.

E' l'uomo che riporterà  Dallas al Super Bowl, che importa il passato? In fin dei conti Owens dà  l'idea di non rendersi mai conto di quello che fa o di quello che dice, ma di essere vittima di un'impulsività  davvero incontrollabile. Per questo il rimedio lo dovrà  cercareBill Parcells, ma l'impresa sembra impossibile, soprattutto vista l'età  del ragazzo.

Che di palloni gliene verranno lanciati tanti è fuori discussione, ma l'unica cura per tenere il vulcano lontano da pericolose eruzioni è la vittoria. Può Owens portare i Cowboys al titolo? Owens può tutto, è uno dei più grandi ricevitori di sempre, è un giocatore capace di prendere ogni tipo di pallone, anche impossibile, di strappare l'ovale in mezzo al traffico e di guadagnare decine di yards post-ricezione.

Giocatore velocissimo, il cinque volte Pro Bowl è oggi il ventesimo ricevitore di sempre per numero di yards (10535) e il quarto come numero di TD ricevuti (secondo in attività  dietro Marvin Harrison). TO è anche l'unico giocatore insieme a Jerry Rice ad aver ricevuto 13 o più td pass in almeno cinque stagioni. Terrell Owens è devastante sul campo, ma un ingaggio da 30 milioni di dollari (di questi 5 solo per il singing bonus) per tre anni deve essere ripagato da subito, senza se e senza ma.

A costo di doversi ritrovare a chiedere scusa agli avversari ogni domenica per qualche stravaganza messa in mostra dall'ex Philadelphia Eagles, i Dallas Cowboys devono trovare il modo di capitalizzare al top e nel più breve tempo possibile questo investimento.

I problemi di Dallas non saranno certo avere un Terrell Owens in campo, ma alle prime avvisaglie, ai primi errori di un Drew Bledsoe che potrebbe vivere la pressione di TO in maniera negativa più che positiva, quale sarà  la reazione del ragazzo che giocava a Chattanooga quando era un giovane sconosciuto?

Scenderà  sulla sideline come nulla fosse, discutendo magari le prossime giocate da proporre sul campo o rincorrerà  Bledsoe per spiegargli i "segreti del gioco"? Non dimentichiamo che, proprio nella stagione della gran finale con Phila, bastò una sola partita storta, a Pittsburgh, per scagliare Owens contro un McNabb che si sorbì, con infinita pazienza, tutte le parole del compagno, passeggiando avanti e indietro con la speranza che il compagno si stancasse il più presto possibile di inveire.

Scene indimenticabili; una sola partita storta durante una stagione straordinaria e tutto finì in sfoghi infantili in diretta nazionale. Come si può gestire un personaggio così? Come si può, in un gioco di squadra, gestire una persona che afferma "sì, amo il narcisismo. E sono il migliore?" E' dura, e Parcells lo sa.

Sa anche che non esiste una medicina per tutto questo. Ma il grande vecchio Tonno si è preso questa patata bollente tra le mani, convinto probabilmente che Owens sarà  soddisfatto dei risultati che conseguirà  a Dallas, che la O-line quest'anno concederà  infinità  di secondi a Bledsoe per piazzare cannonate in downfield che TO dovrà  solo raccogliere e portare a casa.

Non ci può essere altra spiegazione, proprio perché dall'alto della propria esperienza e della grande conoscenza del football di cui dispone l'head coach di Dallas, Parcells non può davvero essere convinto di convertire in chierichetto un personaggio del genere.

Sa di avere uno dei migliori ricevitori in circolazione, una forza della natura se il fisico lo sorreggerà , una persona capace di vincere le partite con un'unica giocata; vuole sfruttarla fino in fondo, scommettere su quel cavallo che molti, per non dire quasi tutti, snobbano perché troppo selvatico. Un purosangue mal addestrato. Due cose sono certe: a Philadelphia TO ha un nuovo grande nemico e la sua affermazione rivolta agli avversari "potete odiarmi ma non potete fermarmi" è oggi valida più che mai.

E' di nuovo in pista Terrell Owens, perché una NFL senza di lui ci sarebbe sembrata più insipida, incolore se vogliamo. E' di nuovo il momento di divertirsi, dentro e fuori dal campo con lui e di augurare buon lavoro e buona fortuna a Bill Parcells. Ne avrà  bisogno, dentro e fuori dal campo.

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