Northeast: Senatori sempre N.1

Ray Emery sta giocando alla grande per i Senators

Molti problemi di gestione nella Northeast Division, dove Monteal, Boston e Torono stanno cercando di risalire verso le posizioni playoff dopo le molte sorprese che si sono presentate in questa stagione nella parte orientale della NHL.

Gli Ottawa Senators non sembrano avere grossi problemi nel mantenere il primo posto divisionale, giocandosi il tutto e per tutto le possibilità  di arrivare primi anche nella corsa al titolo di Conference insieme alle due vere sorprese stagionali rappresentate da Carolina e New York Rangers.

I Senatori hanno scoperto le grandi qualità  di Ray Emery dando anche fiducia al nativo di Cayuga visti anche gli acciacchi che hanno costretto Dominic Hasek a lasciare le Olimpiadi dopo solo nove minuti di gioco contro la Germania nella prima partita dei Giochi.

Hasek ha disputato ben 43 partite di stagione regolare prima dell'infortunio, vincendone ben 28 e garantendo estrema tranquillità  nella gestione delle partite più serrate: basti pensare che Ottawa ha dimostrato di non avere alcun problema nel numero di gol segnati per riuscire a vincere le partite forte di un attacco che dall'inizio della stagione è molto variegato anche per le caratteristiche dei giocatori che ha schierato in prima linea.

Daniel Alfredsson è un giocatore ormai a tutto campo, dove riesce a gestire molto bene sia gli assist di Jason Spezza (al momento sono 46 dopo 45 gare giocate) e le reti di Dany Heatley (35 in 58 partite).

A fronte di un attacco produttivo c'è una difesa capace di aiutare a piene mani i compagni del reparto offensivo: 4 difensori oltre i 20 punti (Redden 44, Chara 35, Meszaros 28 e il sorprendente Pothier 22) messi a referto sono un capitale utilissimo per non dare punti di riferimento sicuri agli avversari, costretti a badare anche al pacchetto arretrato di una squadra potente, giovane e che comunque tutti aspettano ai playoff.

Dopo aver avuto la conferma per le prossime stagione Lindy Ruff ha continuato a fare miracoli in una squadra che non è quasi mai stata in grado di schierare tutta il roster al completo. I Buffalo Sabres sono stati bravissimi a trovare alternative validissime ad infortuni importanti in alcuni momenti importanti della stagione regolare.

Quello che a detta di tutti avrebbe penalizzato oltre modo i Sabres erano gli stop che hanno fermato J.P. Dumont e e Daniel Briere, due che hanno sempre dato il 100% anche quando le cose andavano male e la squadra era in amministrazione controllata. Ora ai box ci stanno il difensore Kalinin e soprattutto Tim Connolly, messo fuori gioco alla fine di gennaio per uno strappo con una prognosi di 2 mesi di fermo forzato.

Il segreto del secondo posto nella Divisione?
Innanzitutto la capacità  di vincere le gare con le squadre del suo stesso gruppo grazie alla quale Buffalo ha la miglior percentuale di vittorie "intra-divisionale", mentre dal punto di vista tecnico i Sabres possono contare su una difesa molto efficace e rodata (la terza dell'Est con soli 164 gol incassati in 58 gare giocate, alle spalle di Ottawa e Rangers) in cui emerge la forza e l'efficaci della coppia di portieri.

Ryan Miller e Martin Biron sono una delle coppie di goalie con statistiche vincenti (21-8-2 Miller e 15-6-3 Biron) all'interno di un reparto che sa aiutare tantissimo i proprio attaccanti con una quantità  importantissima di assist: basti pensare che il veterano Teppo Numminen ha servito ben 31 assist in 57 partite"senza nemmeno una rete messa a referto.

La sorpresa è sicuramente l'ala destra ceca Ales Kotalik, all'ennesima stagione concreta ma capace di sopperire alle molte assenze del reparto diventando il miglior cannoniere della squadra (20 gol) mettendo sul ghiaccio anche una insospettata efficacia negli special team (32 punti in superiorità  numerica dei 45 messi a referto fino a questo momento).

Lo sgusciante attaccante russo Maxim Afinogenov è finalmente diventato l'autentico uomo squadra dei Sabres cercando anche cariche durissime nonostante un fisico non certo da corazziere (i 60 minuti di penalità  spiegano qualcosa di tutto questo). Tra 1 mese vediamo dove sarà  Buffalo, possibilmente al completo, sarebbe già  un fattore importante.

L'inizio sembrava promettere molto bene ma a Montreal qualcuno ha fatto i conti in attivo troppo presto e con troppa fretta, causando molti problemi soprattutto nella mentalità  di una squadra incapace di soffrire e in cui pochi hanno dimostrato veramente di poter fare sacrifici importanti.

L'infortunio di Kovalev, unico vero "pilone" dell'attacco canadese, ha frenato notevolmente il rendimento offensivo generale, mandando in confusione l'intera squadra per i troppi "pesi leggeri" presenti nel roster di Montreal.

Chi ci ha rimesso maggiormente è stato indubbiamente il coach Claude Julien, silurato a metà  gennaio dopo una striscia in cui la squadra aveva vinto solo 7 delle 25 partite giocate mostrando un'apatia che ha fatto infuriare il GM Bob Gainey, insediatosi dopo l'esonero di Julien nel ruolo di capo allenatore avvertendo tutti i giocatori che non avrebbe più ammesso certi atteggiamenti sia dentro che fuori dalla pista. Gainey ha promosso ad assistente il leggendario Guy Carbonneau, ex capitano di Montreal negli anni 90', con l'intenzione di nominarlo head coach nella prossima stagione.

Le cose sono leggermente migliorate ma proprio sul più bello sono iniziati i guai per Josè Theodore, portiere titolare rimasto vittima di un infortunio al tallone che lo ha costretto ad un'assenza dalla pista di almeno 2 mesi e mezzo dopo essere stato in odore di sospensione per un abuso di steroidi che nessuno abbia ancora confermato con certezza.

La cura di Gainey ha portato Montreal a ridosso dell'ottava posizione, dietro a Tampa Bay e New Jersey, due formazioni che non molleranno tanto facilmente il posto per i playoff dopo avere risolto alcuni problemi tecnici che potrebbero fargli fare il salto di qualità  decisivo per la qualificazione.

A Montreal invece tutto questo tarda a venire, mentre tutti pregano che la scelta di Christobal Huet come portiere titolare non sia la scelta del definitivo fallimento. Per ora il francese non ha deluso ma nemmeno esaltato, con un record di 8 vittorie e 5 sconfitte in 16 partenze, ma ci si aspetta la definitiva ripresa di un attacco dove Saku Koivu la fa da supremo protagonista con 43 punti in 48 partite, insieme al già  citato Kovale (42 punti in 45 gare) e a Michel Ryder, in fase calante dop un inizio fulminante.

I Canadiens avranno una visione migliore del loro futuro quando termineranno il loro viaggio a sud, iniziato comunque in maniera positiva con 3 vittorie in 3 partite ma che terminerà  con 2 incontri contro formazioni della stessa divisione (Toronto e Boston) dopo aver fatto visita a Philadelphia e soprattutto Tampa Bay.

A Boston tutti pensano ancora allo scambio che ha impacchettato e spedito Joe Thornton verso San Josè, senza che arrivassero giocatori in grado di poter lontanamente pareggiare i numeri dell'ex uomo franchigia dei Bruins.

Le note positive in casa giallo-nera arrivano stranamente dalla gabbia, dove è stato letteralmente pescato alla lotteria di capodanno Tim Thomas, 31enne che fino a quel momento era stato nel sistema dei Bruins con la quale aveva giocare 4 incontri due anni e mezzo fa ma che aveva lasciato un ricordo positivo nella franchigia.. Mike Sullivan, disperato per le prestazioni inguardabili di Toivonen e Raycroft, le ha provate tutte scegliendo poi di dare fiducia al titolare di Providence, il farm team nella AHL, lanciandolo nella mischia e raccomandando l'anima all'anima più buona del Paradiso.

In 16 gare da titolare Thomas ne vince 8 (le stesse vinte da Raycroft ma in 27 gare da partente) la squadra migliora leggermente trovando tranquillità  di gioco nonostante la classifica non dica nulla di buono e non si vedono decisioni in grado di poter cambiare il trend stagionale.

Unica nota lieta è l'impegno di Patrice Bergeron e Brad Boyce, due giocatori provenienti del farm team bostoniano che hanno trovato spazio dopo i cambiamenti derivati dalla cessione di Thornton. Sullivan ha continuato per tutta la stagione a chiamare giocatori dalla AHL per dare spazio a giovani che nel prossimo futuro potrebbero fare ottime cose senza dover operare sul mercato in un momento dive bisogna prima fare i conti con un "Salary Cap" che non permette grandi pazzie.

Depressione totale a Toronto. Ci vorrebbe un'impennata d'orgoglio, magari derivante dalla vittoria olimpica di capitan Mats Sundin, per rivitalizzare una squadra che si vede passare addosso la stagione senza provare a darle una decisa sterzata in positivo.

Il solo che non ha mai mollato un secondo è senza dubbio il terzino Bryan McCabe, miglior marcatore dei Maple Leafs con 54 punti in 50 partite e capace di guadagnarsi la convocazione per la deleteria spedizione olimpica della nazionale canadese con numeri stagionali pesantissimi ma anche sintomatici di una situazione di squadra non certo invidiabile se si considera che un altro difensore, Tomas Kaberle, è al terzo posto di squadra con 45 punti messi a referto.

Jason Allison e Mats Sundin hanno retto le sorti dell'attacco ma alle loro spalle c'è il vuoto assoluto: poca voglia di sacrificarsi e qualche infortunio di troppo hanno fatto il resto. Nik Antropov, Eric Lindros e Adam Colaiacovo non hanno giocato nemmeno 35 partite dopo 59 partite e questo significa molto visto che i tre erano attesi ad una stagione di rilancio e conferma di cui Toronto avrebbe voluto beneficiare in chiave classifica.

Eddie Belfour fa del suo meglio (21-21-3) ma ormai l'età  si fa sentire anche se il veterano fa fatica a capirlo giocando qualche gara consecutiva di troppo per l'economia ed il rendimento globale della squadra. Sembra valere come non mai quello che tutta la stampa ha sentenziato durante l'estate dopo la chiusura dei trasferimenti: aspettiamo la prossima stagione, tagliando finalmente i rami secchi e cercando nuova linfa per rinvigorire l'intero ambiente, partendo dai tifosi cittadini fino ad arrivare all'intero stato che i Maple Leafs rappresentano da sempre.

Non sarà  facile, visto anche che il ginocchio di Owen Nolan lascerà  fuori l'attaccante per tutto il resto del campionato dopo che l'ax Sharks non mette i pattini in pista dal termine della stagione 2003-04.

Tentare una rescissione del contratto non sarebbe una brutta mossa, ma iniziando da quale clausula? Quella di ritrovare la passione e la voglia di lottare di un intera provincia che vive di hockey.

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