Greg De Vries è un difensore di razza…
Il 23 agosto 2005 uno scambio di fuoriclasse conclude un'estate ricca di colpi di scena sul mercato NHL: gli Atlanta Trashers acquisiscono Marian Hossa dagli Ottawa Senators in cambio di Dany Heatley. Lo slovacco, gran regista e finalizzatore, va a completare un pacchetto offensivo che non teme confronti, mentre Heatley porta reti e muscoli alla franchigia canadese che, di nuovo, tenta la scalata alla Stanley Cup. Tutto qui?
Certo che no. Ammaliati dai punti collezionati da Hossa (63) ad Atlanta e da Heatley (68) a Ottawa rischiamo di dimenticare che i Senators avevano inserito un altro giocatore nel pacchetto da spedire in Georgia e che questo giocatore, Greg De Vries, è ora tra i migliori difensori dei Trashers in quanto a rendimento.
Nato il 4 gennaio 1973 a Sundridge, villaggio di 983 anime a sud di Toronto, De Vries sin da ragazzo è un giocatore con la valigia. Cresciuto nei Cortina Astros della Ontario Minor Hockey Association, dal 1988 al 1993 cambia una squadra all'anno, vestendo le maglie di Aurora Eagles e Stratford Cullitons (OJHL), Bowling Green University (CCHA) e Niagara Falls Thunder (OHL).
Tante squadre ma stesso rendimento, visto che nell'arco di queste sei stagioni raggranella 220 punti in 268 gare, non male per un difensore dalle caratteristiche prevalentemente difensive. Gli scout NHL, però, non sono convinti e, al momento del draft, nessuna squadra decide di puntare su di lui.
L'indifferenza non dura a lungo. Il 20 marzo 1994 gli Edmonton Oilers gli sottopongono un contratto e lo parcheggiano per tre stagioni nella AHL con i Cape Breton Oilers, il farm-team poi trasferitosi a Hamilton.
Approdato improvvisamente all'hockey di alto livello, De Vries sembra dar ragione a chi non aveva voluto draftarlo. Scelto per stabilizzare il reparto arretrato, il possente difensore risulta invece abbastanza fragile nel rintuzzare le incursioni avversarie e registra rispettivamente un -7 (in 9 partite"), un -13 e un -16.
Gli Edmonton Oilers, tuttavia, ben lungi dall'essere lo squadrone di qualche anno prima, hanno bisogno di lui e gli regalano il debutto in NHL. All'inizio le statistiche sembrano migliorare, ma la stagione 1997-98 è di nuovo affannosa. È ora di cambiare aria.
Insieme a Drake Berehowsky e a Eric Fichaud cerca fortuna al Sud, a Nashville, presso i neonati Predators. Il soggiorno nel Tennessee, però, dura lo spazio di una vacanza. Dopo 21 giorni, 6 partite e un altro bel -4 nella statistica +/- De Vries si ritrova su un aereo, questa volta sulla rotta per Denver, Colorado.
Ognuno di noi ha un posto in cui sta bene, in cui si sente a casa, in cui ama tornare. Ebbene, quello di Greg De Vries potrebbe annidarsi da qualche parte tra le Montagne Rocciose. Con la maglia degli Avalanche, infatti, il difensore canadese sembra un altro. Attento, duro, aggressivo, sempre pronto a fare da scudo con il proprio corpo ai tiri avversari, De Vries si concentra sulle cose semplici e riduce al minimo gli errori.
La stagione 2000-01 è indimenticabile. Agli ordini di Bob Hartley, De Vries è splendido (+23) nella Regular Season e straordinario nei Play Off (+5) che si concludono con il trionfo in finale contro i New Jersey Devils. Dopo una lunga serie di stagioni deludenti, la Stanley Cup!
Sull'onda dell'entusiasmo Greg infila altre due stagioni ad altissimi livelli con la franchigia del Colorado. Al termine dell'annata 2002-03 decide di non rinnovare il contratto e di tentare una nuova avventura. Il 14 luglio 2003, infatti, fa valere il suo stato di free agent e sottoscrive un contratto con i New York Rangers.
La stagione nella Grande Mela è di nuovo degna di nota ma, quando si profila all'orizzonte l'ennesima mancata qualificazione ai Play Off, il General Manager Glen Sather decide di ringiovanire i ranghi e spedisce De Vries a Ottawa in cambio di Karel Rachunek e della promessa Alexandre Giroux.
Il resto è storia recente. De Vries funge da compagno di viaggio di Hossa verso Atlanta ma nella valigia si porta tanta voglia di essere protagonista. In una squadra costruita per aggredire l'avversario (Kovalchuk, Savard, Hossa, Kozlov e Bondra sono un arsenale spaventoso), anche Greg talvolta si lascia trascinare dalla foga offensiva e, dopo 53 partite, può già vantare un discreto bottino di 25 punti, a sole sette lunghezze dal suo record personale. Con questi presupposti un -6 nella statistica +/- è più che perdonabile visto che spesso il povero De Vries è abbandonato a sé stesso mentre gli altri quattro compagni guidano l'assalto dall'altra parte.
Ripristinato il connubio con coach Bob Hartley, l'allenatore del trionfo a Colorado, De Vries è ormai un elemento insostituibile, il primo (e talvolta unico) frangiflutti da opporre alle ondate avversarie. E se portasse anche fortuna? Il difensore, infatti, ha una serie aperta di otto partecipazioni consecutive ai Play Off.
Ci riuscirà anche con Atlanta? È presto per dirlo. Si può però affermare sin d'ora che, se lo scambio Hossa-Heatley è senz'altro il piatto forte, Greg De Vries è un buon bicchiere di vino che irrora la pietanza, non un semplice stuzzichino messo da parte quando arriva il menù principale.