Shaun Alexander indica il cielo… prossimo obiettivo da conquistare per Seattle?
L'incontro della vigilia natalizia tra le due dominatrici di conference avrebbe potuto essere un antipasto a quello che per molti sarà il prossimo Super Bowl di Detroit: i Seattle Seahawks dominatori della NFC contro gli Indianapolis Colts incontrastati leader della AFC.
Non è stato esattamente così, nonostante la partita frizzante e divertente, se ne esce con poche indicazioni e qualche dubbio sul reale valore di ciò che è stato espresso sul campo. Alla fine Seattle si è imposta per 28-13. Potremmo azzardare dicendo che tutto questo è avvenuto soprattutto per "demerito" dei Colts i quali, ormai vittime alla week 15 dei San Diego Chargers, non potevano più puntare alla "perfect season" ed hanno preferito risparmiare colpi ai due giocatori più importanti del loro backfield, ossia Peyton Manning (9/12 116 yds) tenuto in campo un quarto per giocare due drive ed Edgerring James, running back impiegato per sole 13 portate (41 yards).
Ma la storia recente dei Colts è legata, come tutti sanno, in particolare al dramma di Tony Dungy, l'head coach di Indianapolis che in settimana ha perso il giovane figlio James in circostanze ancora da chiarire. Il punto è che con la perfect season buttata e una situazione psicologica non certo favorevole, Indianapolis ha sì cercato di tenere la testa alta, ma la differenza di motivazioni ha presto prevalso sul campo dando ampio spazio al gioco dei padroni di casa.
I Colts sono comunque riusciti a mettere insieme numeri discreti giocando un buon football via aerea grazie alla voglia di emergere del giovane Jim Sorgi, il quale ha condotto bene l'attacco della propria squadra, con poche sbavature e senza perdere palloni su lancio. La linea offensiva ha concesso tempo e spazio al buon Jim, fatta eccezione nell'occasione del fumble perso durante il sack di Marcus Tubbs, e il quarterback secondo anno da Wisconsin ha potuto mettere in mostra numeri discreti, dando profondità al gioco, trovando alcuni big play importanti grazie soprattutto alla buona vena di Brandon Stokley (5/122), receiver in giornata davvero positiva.
Sorgi ha chiuso completando 22 dei 31 lanci tentati per un guadagno di 237 yards, ma in una giornata di totale assenteismo del running game (43 yards su 387 totali) tutto questo non è bastato.
Dall'altra parte i padroni di casa, quei Seattle Seahawks che s'impongono alla fine per 28-13, risparmiandosi poco, motivati a pareggiare il record dei campioni AFC e di mettersi nella condizione matematica di essere vincitori della propria conference e poter sfruttare il fattore campo per tutta la postseason. I Seahawks avevano il compito di battere i Colts non solo per la statistica, ma anche per Mike Holmgren, head coach in cerca del pieno riconoscimento dopo una stagione trionfale.
La division più morbida della lega (la west della NFC) andava via via screditando un record vincente al quale Seattle si aggrappava con vittorie spesso dovute alla capacità di capitalizzare al massimo clamorosi errori avversari (vedi match contro Dallas e NY Giants) più che a un totale dominio sul campo nelle partite considerate a rischio.
Il calendario dei Seahawks ha generato una serie di situazioni incredibilmente favorevoli, con squadre allo sbando affrontate e spazzate via senza troppa difficoltà (clamorosa la notte di Philadelphia con un 42-0 da libri di storia), ma si è anche messo in evidenza come squadre più talentuose abbiano spesso trovato il modo di mettere in netta difficoltà Seattle e come le due formazioni più solide affrontate, Washington e Jacksonville, siano state le uniche in grado di battere i Seahawks. I dubbi spesso sollevati sul percorso poco tortuoso nel quale si è avventurata la stagione di Holmgren e dei suoi ragazzi dovevano essere tolti di mezzo con una prestazione che non lasciasse alcun dubbio.
Seattle non si risparmia, gioca per ottenere il miglior record nella storia della franchigia, per dare valore al proprio rapporto W-L con un'affermazione di prestigio, per mandare un segnale a chi, con largo anticipo, considera i Colts già incoronati dalla NFL. La somma di tutto questo porta all'inevitabile risultato che, i Seahawks, giocano per vincere e ci riescono.
Spinti da un fenomenale Shaun Alexander, leader NFL su corsa e proiettato ad uno strameritato titolo di MVP stagionale, gli "aquilotti del mare" giocano un football accorto ma non di rado faticano davvero tanto a tenere palla per più di 5 play a drive, trovando comunque nell'estro del proprio RB i numeri per travolgere la difesa dei Colts.
Alexander corre per 139 yards su 21 portate, segna due rushing TD e si porta di frequente a spasso tutti i difensori avversari. Con questo running game a disposizione Matt Hasselbeck gioca una partita tranquilla, rimane spesso nella tasca cercando di sprecare il minor numero di palloni possibili ed i suoi drive risultano ben orchestrati.
Hasselbeck muove il pallone con precisione, poche forzature, un football spinto alla conquista di distanze medio-corte via aerea mentre le corse forzano la resistenza della difesa opposta. Il quarterback dei Seahawks trova un'ottima percentuale di completi nel suo 17/21, che costa ai Colts una concessione di 168 yards, ma soprattutto due TD serviti sulle mani del Jerramy Stevens (5/39) e, sì sempre lui, di Shaun Alexander (1/6), fermo ad una meta dal record di segnature in una stagione.
Hasselbeck gioca molti screen, aggredisce spesso le flat o le zone centrali tra le hash-marks e i numeri sul campo, non forza, non fugge dalla tasca e cerca di resistere dietro alla O-line contro una buona difesa che è però troppo indaffarata a seguire le tracce di Alexander e che ha comunque fatto a meno di qualche titolare per i motivi già citati.
I Colts mettono insieme una serie di numeri superiore agli avversari in quasi tutte le caselle più importanti del book stats della partita, ma con Sorgi fanno meno paura del solito, permettendo così a Seattle di limitare gli avversari per tre quarti di gara. Il kicker Mike Vanderjagt è il miglior marcatore dei Colts fino al quarto periodo, apre le danze nella prima frazione, si vede bloccare un secondo field goal subito dopo e ne infila un terzo a fine primo tempo dopo che Stevens e Alexander hanno già affondato il colpo violando la endzone avversaria.
E' Troy Walters a ricevere in meta il passaggio di Sorgi nell'ultimo periodo, segnatura che porta a 13 i punti dei Colts quando ormai lo stadio non fa altro che urlare il nome di Alexander che, nell'attesa, si era tolto il lusso di segnare altre due volte, nel terzo e quarto periodo.
La partita può dare qualche indicazione sui Colts, squadra che rinuncia a bruciare eccessivamente i propri titolari e nonostante questo mantiene il possesso a lungo, gioca drive con buoni guadagni e praticamente non butta via palloni concedendo un solo turnover su fumble.
La stessa difesa concede poco se non ad Alexander che ad oggi risulta comunque inarrestabile per chiunque. Il lutto di Dungy condiziona probabilmente l'intera prova dei Colts che, guidati per l'occasione dall'assistente Jim Caldwell, escono comunque a testa alta e con i pensieri già a gennaio inoltrato, dimostrandosi una volta di più la squadra da battere visto lo scarso impiego di vari titolari nella sconfitta in questa week 16.
Seattle trova la miglior stagione di sempre e si proietta ai playoff dove punta a vincere una partita in postseason come non capita da lustri. L'occasione è buona, pur non scrollandosi di dosso totalmente le riserve, Seattle si dimostra comunque una squadra solida, efficace in ogni reparto, esperta e in grado di sviluppare un football su più piani in base alle esigenze.
Stagione indimenticabile poi per Shaun Alexander al quale non affidare il titolo MVP sarebbe gesto da considerarsi quasi da denuncia penale. Il runningback beffato per una sola yard un anno fa ha ormai vinto la classifica delle yard corse e si è mostrato efficace e continuo come pochi nella lega. Seattle vince una partita che potrebbe avere un replica al Super Bowl e, lo sappiamo bene, sarebbe certamente una sfida diversa e molto più dura da vincere; Holmgren continua con serenità a guidare i suoi, aldilà delle critiche che si possono muovere non tanto ai Seahawks, quanto agli avversari incontrati, Seattle continua a dominare la conference e, a parità di record con Indy alla week 17, potrà bearsi della vittoria nello scontro diretto e di essere di conseguenza la prima della classe.
Fino a quando qualcuno non li batterà ai playoff, ammesso che ci sia una squadra in grado di farlo" il nome che viene in mente per un'impresa di questo tipo è, nonostante tutto, Indianapolis, il luogo e la data li sapete già : Detroit, domenica 12 febbraio 2006. Se ci sarà la rivincita i Colts si faranno trovare più che pronti, di questo possiamo esserne certi.