Mike Modano, la bandiera degli Stars
Cosa serve per avere una squadra vincente? E' vero che in uno sport di squadra tutti i giocatori sono sullo stesso livello? Non esattamente. C'è sempre qualche pezzo importantissimo senza il quale la squadra si sfalda. Il collante per il gruppo ma anche il giocatore a cui ci si deve rivolgere quando si è in difficoltà , quello che può infondere la fiducia e risolvere le partite.
E dando uno sguardo alla Pacific cercheremo ora in tutte le squadre della division quelli che sono i tre giocatori più rappresentativi per un motivo o per l'altro.
Anaheim Mighty Ducks
Jean Sebastien Giguere
Vi ricordate l'anno in cui la Cenerentola Anaheim arrivò ad una gara dalla Stanley Cup per poi soccombere davanti ai New Jersey Devils di Martin Brodeur? Quell'anno non furono in pochi a dire che l'inaspettato risultato dei mighty Ducks fosse per la maggior parte frutto di Giguere.
D'altronde come si può pensare diversamente di un portiere che alla sua prima partita di playoff fa 63 salvataggi in una vittoria all'overtime contro la corazzata Detroit e due serie dopo (quella contro Minnesota) porta a casa tre shutout di fila? E infatti, nonostante la sconfitta della propria squadra, Giguere fu l'MVP dei playoff e quindi onorato col Conn Smythe Trophy.
L'inizio di stagione di Anaheim non è dei migliori e Giguere (che risente anche di un infortunio che l'ha tenuto in IR per due settimane) si ritrova a competere con Ilya Bryzgalov. Le statistiche sono in favore del russo con una percentuale di salvataggi di .912 a .908 e una media gol subiti di 2.51 a 2.67.
Ma a giocare in favore del portiere canadese non ci sono solo le vittorie (7-3 il suo record rispetto al 6-9 di Bryzgalov) ma la consapevolezza, maturata in anni di eroismo, che Giguere sia davvero l'anima della squadra.
In una formazione che perdendo Paul Kariya ha perso forse anche il suo più importante punto di riferimento, Giguere è in assoluto il giocatore più affidabile nonché il perenne MVP e la stagione fortunata del 2002-2003 ne è il maggiore emblema.
Le statistiche di Giguere non saranno più quelle del passato (d'altronde con il nuovo regolamento è difficile confermare certi numeri) anche se probabilmente durante la stagione andranno migliorando, eppure il portiere canadese continuerà ad essere -e con il proseguo dell'anno hockeystico ce ne accorgeremo- l'anima di una squadra in cerca di sé stessa, che soffre di notevoli momenti di calo e che appare altrettanto spesso perduta. E quando queste cose mancano, l'unica certezza la si può avere solo voltandosi a guardare la porta e notare che davanti c'è sempre il numero 35.
Scott Niedermayer
Protagonista di quei Devils che uccisero i sogni di gloria di Anaheim, Scott Niedermayer era uno dei giocatori più attesi della offseason. Il più veloce pattinatore della lega nonché uno dei più pericolosi difensori offensivi, Niedermayer dovrebbe essere uno di quei giocatori a trarre maggior vantaggio dalla nuova veste della NHL.
E se questo vantaggio ancora non si vede, o comunque non è così palese basta guardare alla situazione della squadra per capire quanto effettivamente la scelta sia stata oculata. Una squadra con tanti problemi (e pochi gol), Anaheim andava alla ricerca di un two-way player, qualcuno in grado di creare la giusta chimica e di coordinare la manovra. E questo è il ruolo che è stato affidato a Niedermayer.
Con oltre 25 minuti in media sul ghiaccio, la stella canadese è il giocatore più utilizzato dal coach Randy Carlyle. Per quanto ancora al di sotto delle aspettative, Niedermayer è il playmaker della squadra. Con 16 assist all'attivo, la sua più grande lacuna è quella di non riuscire a guidare il power play come ci si aspetterebbe (con poco più del 15% di percentuale di realizzazione), ma se andiamo ad analizzare la produzione offensiva si nota come sulla maggior parte dei gol della squadra ci sia lo zampino di Scott Niedermayer, senza il quale Anaheim accuserebbe notevoli problemi d'impostazione.
Teemu Selanne
Il problema maggiore per Anaheim sembra proprio quello di andare a segno (appena 81 i gol segnati) ed è proprio in questo aspetto del gioco che Selanne dà il suo maggior contributo. Acquisizione free agent di questo autunno il finlandese guida la squadra sia in punti (26) che in gol (15) e dà anche un aiuto fondamentale nel power play con 11 punti in situazione di superiorità numerica. Se Niedermayer è il playmaker, Selanne è lo scorer, uno dei pochi che ad Anaheim riesce a concretizzare le occasioni che si presentano.
Probabilmente quest'anno Selanne è chiamato anche a sostituire Petr Sykora che sta trovando grandissime difficoltà e sta anche riuscendo bene a colmare lo spazio lasciato. Certo l'idea iniziale dei Mighty Ducks non era quella di prendere l'uno per sostituire l'altro quanto invece per poter avere due ali forti da alternare in situazioni differenti, l'uno più fisico, l'altra più atletico. Ma nelle difficoltà di questa stagione (e forse nel declino di Sykora?) Selanne sta trovando spazio come una delle poche certezze senza le quali i problemi della propria squadra sarebbero ancora più gravosi.
Dallas Stars
Marty Turco
Per ricordarci di chi stiamo parlando ci basta un numero. 1.72. Cos'è? La media gol subiti da Marty Turco nella stagione 2002-2003. Sì, c'erano ancora le vecchie regole ma questo basta per farci capire quanto sia valido il portiere delle stelle del Texas.
Ma di per sé i numeri non bastano. Se è vero che ogni portiere è il 50% della propria squadra è anche vero che molte squadre sono riuscite anche senza un portiere stellare. Bene, da quando Turco ha messo da parte il brutto inizio di stagione, Dallas ha conseguito 12 vittorie su 14 ed è balzata davanti a Los Angeles in testa alla division. Nel mese di novembre, mese per il quale Turco è stato premiato come miglior difensore, ha subito 1.90 gol a partita, con una percentuale di bloccaggio dei tiri avversari pari a .924
Il collegare il successo dei texani alle prove del loro portiere si rivela produttivo anche in materia playoff. Da quando Turco difende la porta di Dallas, la squadra non è mai arrivata ad una finale di conference pena anche le brutte prestazioni dello stesso goalie, accusato appunto di essere un portiere da regular season e di soffrire tremendamente i playoff.
I destini di Dallas si legano inesorabilmente a quelli di Turco che ha ampiamente dimostrato di essere, come ad esempio Martin Brodeur, uno di quei portieri a cui la propria squadra può affidarsi totalmente giocando così una partita più serena e più aggressiva. Potete stare certi che la percentuale di vittorie dei Dallas Stars quando Turco è autore di un'ottima gara è notevole e così continuerà per tutto quest anno.
Mike Modano
Il problema principale di questa offseason a Dallas era uno: rifirmare Mike Modano, storico capitano e leader, oppure investire su dei prospetti più giovani? E per un periodo si è anche pensato che Doug Armstrong, GM dei Dallas Stars, non fosse realmente intenzionato a rifirmare Modano -che usciva tra l'altro dalla peggiore stagione della sua carriera- ma preferisse optare per altro.
Fra il panico generale dei tifosi e lo sconcerto dello stesso Modano (stupito che non arrivasse nessuna offerta da parte di Dallas) la situazione è arrivata al punto in cui si pensava imminente l'arrivo del giocatore a Boston. Ma di colpo con un compromesso da ambo le parti (Modano rinunciando ad un maggiore guadagno economico, e gli Stars accettando di stipulare un contratto praticamente a vita) la firma è arrivata.
Il valore di Mike Modano non è comunque esplicabile solo con la sua produzione in campo, uomo franchigia, dal 1988 anno in cui fu draftato dagli allora Minnesota North Stars, non ha mai abbandonato la squadra diventando capitano alla partenza di Derian Hatcher, Modano è il perfetto esempio del leader, del punto di riferimento in campo e fuori.
Forse il miglior giocatore statunitense dell'era moderna, il nativo di Livonia (MI) è noto per la sua capacità di giocare egualmente bene la fase offensiva quanto quella difensiva (Modano è il punto cardine sia del power play che del penalty kill di Dallas), di trovare il giusto feeling con qualsiasi compagno di linea e di non cadere quasi mai in situazioni di pressione.
Come tutti i giocatori dotati di talento maggiormente che di fisico, Modano non si lascia mai coinvolgere nelle risse, dimostrando anche straordinaria resistenza alla pressione psicologica postagli dalle linee avversarie, a differenza del suo compagno di squadra, nazionale e grande amico Bill Guerin.
Modano è primo nella classifica di punti all'interno della squadra con 28, guida la classifica di +/- con un +16 (ancora a dimostrazione della sua capacità di giocare sia offensivamente che difensivamente) ed è davanti a tutti con 70 tiri.
Questo dato ci dimostra ancora una volta che il valore di modano per gli Stars vada al di là dei suoi numeri in campo, ci dimostra che quando c'è bisogno di prendere un tiro rischioso è il capitano a prendersene la responsabilità e che quando si cerchi la giocata vincente si vada ad innescare lui. Sì, perché il più grande valore di Mike Modano e le sue doti di leadership emergono proprio dalla sua capacità e volontà di prendere i dischi roventi, di andare a creare l'azione vincente o a bloccare l'azione avversaria, mostrando in questo le sue indiscutibili doti di playmaker in entrambe le fasi del gioco.
Per capire quanto sia valutabile Modano ci si può anche rivolgere a Jere Lehtinen, da sempre suo compagno di linea e che accusai cali maggiori proprio quando a calare è anche il proprio capitano. Anche la produzione delle due giovani ali Jussi Jokinen e Anti Miettinen è diretta conseguenza di questo. Le partite in cui uno dei due gioca nella linea Modano - Lehtinen (Dave Tippett li alterna a seconda delle gare) sono quelle in cui vanno a referto dimostrando anche un'ottima efficacia.
Sergei Zubov
Zubov è l'altra grande storia della offseason di Dallas. E condivide sorte simile a quella di Modano, un altro veterano, a Dallas da molti anni sul quale bisognava decidere se continuare ad investire o no. Zubov, noto anche per lui per le sue qualità offensive quanto difensive, Alternate Captain, è fondamentale nella chimica della squadra texana.
La sua capacità di coordinare la manovra e la sua intelligenza tattica (che assieme alla sua velocità sopperiscono alla mancanza di particolari doti fisiche) lo rendono il collante degli special team. Zubov è l'ultimo uomo sulla blue line quando la squadra attacca, pronta ad impostare a concludere dalla distanza ed è l'uomo più vicino alla porta in situazione di penalty kill. Con una grandissima esperienza ed altrettanta conoscenza del gioco dell'hockey, Zubov è l'uomo dei grandi momenti.
Con una media di 25:54 minuti è il sesto giocatore della lega con il maggior tempo di permanenza su ghiaccio a dimostrazione di quanto sia importante, per Dave Tippett e per i Dallas Stars, affidarsi a un giocatore sicuro ed in grado di muovere il puck attorno al gioco.
Los Angeles Kings
Pavol Demitra
Ci sono volute alcune partite, ma alla fine Demitra è emerso come quel leader che Los Angeles andava cercando. Di tutte le statistiche individuali, Demitra guida la squadra in tutte tranne che nel conto plus/minus e nei minuti di penalità , il che ci mostra chiaramente come sia giocatore fondamentale in tutti gli aspetti del gioco, dal power play al penalty kill. Assoluto leader della squadra, l'attaccante ceco è sempre l'autore della giocata decisiva.
Nelle ultime settimane il copione è sempre stato lo stesso: Los Angels vince, GWG di Pavol Demitra. Los Angeles vince grazi all'Hat Trick di Pavol Demitra. E potremo continuare a lungo.
Demitra è senza dubbio il motore della squadra e credo che senza la sua presenza sul ghiaccio le conseguenza sarebbero notevoli. La sua ottima produzione, già buona di per sé, non è comunque enunciabile coi soli numeri. I 16 gol e i 23 assist pesano soprattutto per il momento in cui arrivano e mostrano quanto una squadra richieda dal suo leader: la capacità di cambiare il volto alla partita.
Ed il successo di Los Angeles è indissolubilmente legato a Pavol Demitra.
Craig Conroy
Il grande acquisto dell'anno doveva essere Jeremy Roenick, mentre l'ex Flames Conroy doveva servire a portare più esperienza che punti. Rinato al caldo della California, lo statunitense può potenzialmente fare la sua miglior stagione. Uomo assist ma anche buon marcatore, Conroy non beneficia più del poter giocare con Jerome Iginla eppure riesce a mostrare con più continuità le sue doti di playmaker garantendo nell'economia della squadra una seconda linea in grado di alternarsi con equivalente successo a quella guidata da Pavol Demitra.
Se dunque si è ottenuta sicuramente l'esperienza che si cercava si è riusciti anche ad avere un giocatore molto versatile, che non eccelle per doti difensive ma che sul ghiaccio guida ottimamente la manovra offensiva.
Joe Corvo
Al suo terzo anno in NHL il nativo dell'Illinois sta emergendo come uno dei più solidi difensori in circolazione. Con un plus/minus di +20 (quarto in assoluto) Corvo compensa le sue doti di non grandissimo realizzatore con la sua ottima aggressività difensiva che gli permette di mantenere lontani dalla porta gli avversari. 1.85 per 95 kg, Corvo non è dotato di eccezionali doti fisiche (alla Derian Hatcher) ma compensa queste sue mancanze con uno stile di gioco solido ed una grandissima concentrazione sulla partita.
Ed il maggior valore di Corvo emerge appunto da questa sua estrema attenzione al gioco con la quale compensa anche alla sua scarsa esperienza. Corvo è un giocatore che sbaglia poco e da ciò trae vantaggio tutta la squadra. Quando la tua ultima difesa prima del portiere è guidata da un ragazzo coi nervi saldi sai bene che la sua fiducia s'infonderà negli altri e il che non può che giovare all'economia del gioco. Una squadra più sicura è anche una squadra che ha meno paura di provare, che può correre qualche rischio in più.
Phoenix Coyotes
Ladislav Nagy
Alla partenza della stagione, l'uomo a Phoenix sarebbe dovuto essere Shane Doan. Il capitano, star canadese di primo livello, giocatore dotato di talento e di fisicità era chiamato a guidare la squadra e migliorare la produzione offensiva.
Eppure, a due mesi da quell'inizio però, l'uomo a Phoenix non è Doan, bensì Ladislav Nagy.
Nagy è il miglior realizzatore, nonché quello che fa muovere l'ago della bilancia in favore dei Coyotes. Con lui in campo la squadra segna maggiormente e subisce meno (un +11 per lui sin'ora) risultando efficace anche nel power play. Nagy è il valore aggiunto di questo attacco. Mai sottotono e sempre carico, dalla posizione di ala riesce ad andare maggiormente all'assist che al gol, ma si può stare certi che mette sempre la sua sulla giocata decisiva.
Curtis Joseph
Chi l'avrebbe mai detto che Curtis Joseph sarebbe stata la sorpresa dell'anno per coach Gretzky? E invece il portiere canadese sta disputando la sua miglior stagione (9.23 di SV%) e soprattutto sta spesso salvando le sorti della partita e della squadra, tanto che il suo backup David Leveneu ha visto il ghiaccio in sole 8 occasioni.
Il numero di tiri subiti è spesso alto, intorno ai 30, il che dimostra come l'ex Red Wings si stia effettivamente conquistando la pagnotta (e il titolo di MVP dei Coyotes) tutto con le sue forze. E soprattutto si sta rivelando molto costante, non alterna performance ottime a giorni sottotono ma mantiene sempre un'ottima media, concludendo la maggior parte della partite sopra il .900.
E' chiaro che alla luce di questi primi mesi Joseph sia stato il giocatore più continuo, più sicuro e più determinante per la squadra dell'Arizona, salvando spesso quello che i compagni gettavano al vento.
Paul Mara
Il 26enne difensore statunitense si sta rivelando, con la sua migliorata esperienza, un pezzo importante di una difesa che subisce poche reti. Mara è un bambinone di 1.95 per 100 kg ed usa il suo fisco al meglio per tenere lontani gli attaccanti avversari dal puck. Grandissimo two-way player, è egualmente bravo nel power play come nel penalty kill (16 dei suoi 20 punti sono appunto arrivati in power play) ed a un non grandissimo gioco di mazza sostituisce un'attenzione per il gioco notevole ma soprattutto una costanza ed un'aggressività straordinarie ingaggiando gli avversari con tutta la sua mole e cercando spesso di separarli dal puck.
Con 22:38 minuti a partita, Mara è uno dei giocatori più utilizzati della lega ed è un'ottima protezione per Curtis Joseph, soprattutto per la sua abilità nel non concedere mai il tiro pulito ma andare sempre ad interferire e riesce a farlo commettendo poche penalità (solo 22 i minuti in gabbia per lui). Possiamo dire che Mara fa per la difesa quanto Nagy fa per l'attacco, mentre negli special team i due mostrano un'intesa invidiabile.
San Josè Sharks
Joe Thornton
E' indicativo che uno dei giocatori più importanti per gli Sharks abbia giocato solo cinque partite a San Josè. Ma in queste partite Big Joe ha messo a segno 12 punti. Risultato? Cinque vittorie per una squadra che alle vittorie non era granché abituata. Certo è ancora presto per giudicare, ma Thornton è balzato subito ai vertici della squadra.
Forse ciò che davvero ha rivitalizzato Thornton è il poter giocare senza più dover interpretare un ruolo che non gli era proprio, quello del leader. All'ombra di Patrick Marleau, Thornton riesce a trovare una continuità di gioco che gli mancava e soprattutto riesce a creare gioco laddove San Josè aveva sempre avuto problemi in tutta questa stagione.
Il numero di gol delle ultime partite rivitalizza un attacco che era stato spesso assente sin'ora e certi numeri non si possono che accreditare all'ex star di Boston visto che sono certamente troppo alti per essere una coincidenza.
San Josè si è sicuramente scoperta in difesa ma fin'ora il peso di Thornton modifica in positivo gli equilibri della squadra e il suo tempo di permanenza sul ghiaccio è lì a testimoniarlo. In sole cinque partite Thornton è diventato il perno dell'attacco assieme a Marleau possiamo quindi immaginare quanto con il trascorrere delle settimana, e l'aumento dell'intesa, possa dare una sterzata alla squadra. Per quel poco che si è visto, Thornton è stato l'acquisto perfetto per la franchigia californiana.
Patrick Marleau
Se nella sua fin'ora breve carriera a San Josè Thornton è stato il leading scorer, Marleau -nella sua lunga carriera a San Josè- è sicuramente il leader sia sul ghiaccio che fuori. Con 33 punti Marleau è il miglior realizzatore, grazie anche a 17 punti in situazione di power play.
Marleau è il capitano di cui ogni squadra ha bisogno, grande motivatore e grande lottatore sul ghiaccio, è gran parte dello spirito della sua squadra. Oltre i gol e gli assist, Marleau mette nel suo gioco chimica, amalgama la squadra e la guida con sicurezza ed è il giocatore che spesso s'incarica delle situazioni difficili.
Con un plus/minus di -3 sembra un po' seguire l'andamento di tutta la squadra, influenzato sicuramente sia da delle prestazioni non grandiose di Nabokov sia dall'essere (fino allo scorsa settimana) l'unico in grado di realizzare con continuità . Ed è appunto quell'essere unico che rende Marleau l'MVP degli Sharks, il giocatore che riesce con maggiore costanza, impegno e spirito di squadra ad affrontare anche i periodi difficili. Sì, perché fino a questo momento è stato davvero un periodo difficile a San Josè.
Ma nella delusione di San Josè ci fermiamo solo a due giocatori, proprio per la difficoltà di riuscire a localizzare delle personalità valide in una squadra che sta soffrendo parecchio. A metà stagione torneremo comunque su questa analisi, per vedere cosa è cambiato al sole del pacifico.